i barboni introduzione

Nel raccontarvi la la mia esperienza di amicizia con i barboni mi piace parlare di "scoperta " dei barboni più che di "incontro" con loro.
Per "incontro" intendo la conoscenza personale e più approfondita di un qualcosa che già si conosceva, "scoperta" indica invece l'ingresso in una realtà nuova, scoperta di un mondo sconosciuto fino a poco tempo prima ho conosciuto in una maniera completamente errata.

 

Avevo sempre considerato la povertà una realtà lontana dalla mia città, un problema del Terzo mondo come l'Africa, l'India e Madre Teresa: queste per me erano il simbolo di un mondo emarginato, poverissimo, concreto ma lontano.
II primo gradino è stato quindi la scoperta scioccante di una realtà diffusa all'interno della mia città, Napoli, quasi dietro l'angolo di casa mia.
II Vangelo mi ha fatto vedere con occhi diversi ciò che i miei occhi già vedevano; ma l'abitudine, l'indifferenza, la superficialità avevano alzato un muro tra me e queste persone.

Non posso dire che non le avevo mai incontrate ma sicuramente non le avevo mai considerato come persone.
II povero era un concetto presente nella mia mente ma in una maniera astratta e quindi lontana dalla mia vita.
Quante volte ero passato davanti ad un barbone al quale avevo anche fatto l'elemosina e che dopo due secondi avevo già cancellato dalla mia mente!
Il vangelo mi ha aperto gli occhi del cuore aiutandomi ad avvicinare queste persone, a chiamarle per nome, a conoscerne la storia, ad entrare in dialogo con loro, scoprirne l'umanità, la debolezza, la dignità.

  Scioccante fu la scoperta che anche a Napoli, la mia città, di cui conoscevo bene le tante zone belle, erano presenti due case di accoglienza delle suore missionarie della carità, l'ordine di Madre Teresa: una casa a via Tribunali per gli uomini, l'altra a Marianella per le donne.
Le suore che per me erano le suore dei lebbrosi di Calcutta, dei poveri di Nuova Delhi, erano presenti e per certi versi punto di riferimento indispensabile nella mia città.

Probabilmente voi penserete: Ma tu, in che mondo vivevi? Io credo che vivevo in un mondo normalissimo fatto del mio lavoro, dei miei amici, delle mie speranze, dei miei progetti per il futuro, delle mie preoccupazioni; la mia coscienza era tranquilla.
Io, in fondo, cosa facevo di male? Lavoravo, portavo i soldi a casa, ero attento ai bisogni dei miei familiari, la sera tornavo a casa stanco, oppure dopo una giornata di lavoro la mia preoccupazione era quella di uscire con la mia ragazza o con i miei amici per andare a divertirmi.

  In tutto questo cosa c'era di male? Io non facevo del male a nessuno.
Il Signore però ci ha chiesto non solo di non fare il male, ma di vivere facendo il bene, costruendo un mondo più giusto e più umano.

Ad alimentare ancora di più questa situazione di distacco ed indifferenza contribuivano anche delle opinioni mie, dei pregiudizi nei confronti dei barboni: per me il barbone era uno che nella vita aveva fatto la scelta di esserlo, magari per non affrontare il peso delle responsabilità, per vivere una vita libera senza dover rendere conto a nessuno e fare solo quello che gli diceva la sua testa; una idea molto romantica del barbone, del barbone come scelta di vita.

  E poi pensavo anche che era gente che non aveva avuto voglia di lavorare, perché - mi dicevo - se uno vuole qualcosa riesce sempre a trovare; e per qualche volta che sui giornali avevo letto di un barbone trovato, alla morte, dopo una vita ad elemosinare, in possesso di grosse fortune, mi era facile generalizzare e pensare che erano tutti cosi, che chiedere l'elemosina rende e che magari loro stavano anche meglio di me!

In fin dei conti: loro che problemi avevano? ero io quello che aveva i problemi! Tutti questi pregiudizi giustificavano la mia indifferenza: perché avrei dovuto preoccuparmi di persone che in fondo vivevano come volevano?
II Vangelo mi ha aiutato a sollevare gli occhi da me stesso, a guardarmi intorno.
Qualcuno mi ha aiutato a mettermi in ascolto del Vangelo, mi ha aiutato a capire e conoscere i sentimenti di Gesù, a capire la scelta preferenziale per i poveri che Egli fa e ci chiede di fare.

  E' molto importante notare come Gesù si ferma vicino ai poveri che incontra, li chiama per nome, li tratta con dignità fermandosi con loro e cercando di capire i loro bisogni, entra in dialogo con loro.
II cieco Bartimeo, l'indemoniato geraseno sono i vari Aniello, Rosa, Raffaele, Lidia, Mimmo che io ho incontrato e che ognuno di voi può incontrare.

Sono contento di potervi parlare di queste mie amicizie, di poterle condividere con voi.

  Prima di tutto vorrei dire che riuscire a superare l'ostacolo della sporcizia, della puzza e della estraneità che spesso sono motivo per tirarci indietro ci fa scoprire un mondo fatto di miseria, in alcuni casi di degrado, ma anche di umanità, di sentimenti, di amicizia di affetti.