8ª domenica - tempo ordinario
25 febbraio 2001
 
pagine bibliche del giorno: Siracide 27, 4-7; Salmo 91; 1ª Corinzi 15, 54-58; Luca 6, 39-45
Vangelo festivo
25 feb 01








dal Vangelo di Luca, capitolo 6, versetti 39-45.

Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
"Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.



"Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, questi porta molto frutto, perché senza di me
non potete far nulla" (Giovanni 15, 5)
INNESTATI IN CRISTO POSSIAMO PRODURRE BUONI FRUTTI
Un tempo per riflettere

"Quando un uomo riflette, gli appaiono i suoi difetti". Così leggiamo nel libro dell'antica sapienza ebraica, il Siracide.

Ma abbiamo noi oggi il tempo per riflettere?

Abbiamo sempre da fare. E quando non abbiamo da fare, spesso non ci va di far niente, nemmeno di riflettere. C'è uno spazio che è urgente ritrovare per la nostra vita, lo spazio del silenzio. Gesù si ritirava ogni giorno in luoghi solitari, perché nel silenzio potesse rivedere la sua giornata e dialogare col Padre suo.

In questi giorni le cronache ci hanno parlato di un ragazzo che uccide una sua compagna di banco, di una ragazza che avrebbe ucciso il fratellino e la mamma. Certo, restiamo sbigottiti. Ma forse dovremmo anche un po' fermarci a riflettere.

La nostra bussola:
il Vangelo

Dice Gesù: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?".

Viene da domandarci: come si fa oggi ad orientarci? Chi orienta e guida la nostra vita? La pubblicità? Il desiderio di successo? Il proprio istinto?

Coloro che sono cristiani, che credono nel Vangelo, avvertono in maniera forte la responsabilità di avere parole vere non sempre comunicate agli altri; annunciate con semplicità, con forza, con la convinzione che esse sono una luce per tutti quelli che le vogliono ascoltare.

"Dove andare?": credo sia una domanda importante per tutte le età.

Per i giovani che si chiedono come orientarsi in questo mondo con tante voci, in mezzo alle quali è facile confondersi, non riuscire a distinguere quelle che sono vere e buone per la propria vita.
Per gli adulti che si chiedono come essere vicini alle generazioni più giovani; spesso non si sa che cosa insegnare loro, a volte si rinuncia ad educare.
Per gli anziani che davanti a tanti anni trascorsi nella vita attiva, ora che sono avanti negli anni non sanno trovare un senso ai giorni presenti.

Il Vangelo:
un libro
che "fa bene"

C'è bisogno di fermarsi e di mettersi in ascolto: del Vangelo. Io non credo che il Vangelo sia solo per i credenti, è un libro che tutti possono prendere in mano e leggerlo, fermandosi a riflettere.

Qualche anno fa una ragazza venne agli incontri che si tengono in parrocchia per i giovani. Era venuta preoccupata che il suo ragazzo - in mezzo a tante coetanee - potesse allontanarsi da lei. Fu accolta con affetto. Io le suggerii di prendere in mano il Vangelo e a sera leggere dei righi o qualche pagina. Mi rispose: "Ma io non credo in Dio". Ed io di rimando: "Va bene. Ma puoi leggerlo anche senza credere. Sarà come quando uno prende una medicina e pensa che non serve a niente, è solo una polvere bianca. Tu lo leggi non credendo nella sua forza. Ma io credo nella forza del Vangelo. E vedrai che, prima o poi, farà sentire i suoi effetti".

E la ragazza ascoltò. Ora lei e quel ragazzo sono marito e moglie con figli. È rimasta con noi e da allora sono passati forse più di dieci anni. Da qualche anno ha cominciato a parlare del Vangelo ad altre sue coetanee; ad andare in un istituto di anziani, una volta la settimana, ma con fedeltà. Tanti anziani sono diventati suoi amici, e anche lei è diventata amica loro … È proprio il caso di dire: "provare per credere!"

Vera o falsa
coscienza

Ma c'è un punto su cui occorre fermarci brevemente. Dice Gesù: un cieco non può guidare un altro cieco.

Ma siamo convinti noi di essere ciechi e di aver bisogno di qualcuno che ci guidi, ci aiuti a vedere?

Mi ha sempre colpito in questa pagina del Vangelo di oggi la frase di Gesù: "Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo?". Gesù parla di trave che è nel nostro occhio e di pagliuzza che è nell'occhio dell'altro.

Ma noi siamo abituati a vedere e pensare diversamente: nel nostro occhio, quando le vediamo, ci sono solo pagliuzze. E negli occhi degli altri ci sono sempre o quasi, delle travi. Anche cose piccole diventano ai nostri occhi delle travi.

Gesù conosce molto bene l'animo umano e la nostra psicologia. Per questo egli rovescia il nostro modo di percepire e vedere. E parla di trave nel proprio occhio e di pagliuzza nell'occhio dell'altro. Pensiamo alla parabola del servo spietato (Matteo 18, 23-35)(1): il servo a cui era stato condonato un forte debito non è capace di perdonare al suo amico che gli doveva una ben modesta somma. Si tratta proprio di una coscienza che distorce e minimizza il debito che gli è condonato, ingigantendo l'importanza del piccolo debito dell'amico.

La luce
che fa
vedere

Il Vangelo ci aiuta a fermarci, a renderci conto, a vedere dentro di noi. E a chiedere al Signore la guarigione del cuore.

Poco più avanti, nel Vangelo di Luca, troviamo l'episodio dell'incontro di una prostituta con Gesù, mentre si trova a tavola, in casa di Simone il fariseo. Mi colpiva il commento di un padre della Chiesa latina, Gregorio Magno, vissuto alla fine del VI secolo.

Egli dice: "ci troviamo davanti a due malati e un medico. Il fariseo e la donna peccatrice, da un parte, e il medico, Gesù, dall'altra. Ma dei due malati uno ne è consapevole e, incurante di quello che possono pensare gli altri, si butta ai piedi di Gesù per essere guarito. L'altro malato, Simone il fariseo, disprezza non solo la peccatrice che ha osato presentarsi, ma anche il Signore che l'accoglie e dice tra sé: "Se fosse un profeta, costui saprebbe che razza di donna è questa che lo tocca". Il Fariseo accusa la malata della sua malattia e il medico per il soccorso che le porta, lui che era malato di orgoglio, superbia e non lo sapeva".

Le parole del Vangelo ci aprono gli occhi. Ce li aprono su di noi, sul mondo attorno a noi, vicino e lontano; ma senza le distorsioni del nostro soggettivismo. E soprattutto ci mettono in condizione di cambiare il nostro cuore, i nostri pensieri, la nostra vita.

L'innesto

 

 

 


Le parole di Gesù accolte nella nostra vita ci innestano in lui e ci rendono alberi buoni capaci di fare frutti buoni.

Quando ero bambino e vivevo in campagna mi colpiva sempre l'operazione di innesto che facevano i contadini: tagliavano un alberello selvatico lasciando il tronco alto da terra meno di un metro. In una piccola fessura vi inserivano due rametti con gemme di un albero buono, legavano il tutto in maniera forte e aspettavano che i rametti attecchissero. E l'albero selvatico diventava capace di produrre frutti belli e saporiti.

Penso alle parole del Vangelo che innestate nella nostra vita, possono operare la trasformazione. Quelle parole semplici, proprio come i due rametti innestati sul tronco selvatico, possono compiere miracoli.

Scrive sant'Ambrogio nell'Epistolario (49,3): "Anche ora Dio passeggia nel paradiso, quando leggo la divina Scrittura. Il paradiso è il libro della Genesi, nel quale pullulano le virtù dei Patriarchi. È paradiso il Deuteronomio, in cui germinano i precetti della Legge. È paradiso il Vangelo in cui l'albero della vita fa buoni frutti e diffonde tra tutti i popoli le direttive dell'eterna speranza".

Ognuno può fare questa esperienza bella, incontrandosi con Dio che passeggia nel Paradiso, quando si mette a leggere la Parola di Dio.

(1) Matteo 18, 23-35:
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito.
Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell`uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?
E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".