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Venerdì 9 febbraio

Marco 7,31-37. Guarigione di un sordomuto
Preghiera della Santa Croce

 

 
 

Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.

Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.

E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

 
 

Gesù continua a comunicare il Vangelo fuori dai confini di Israele. Alcuni pagani, ai quali era giunta la fama di guaritore del giovane profeta, portano davanti a Gesù un uomo sordomuto. Gesù lo prende con sé e lo porta in disparte, lontano dalla folla. Il Vangelo continua a sottolineare che la guarigione, qualunque essa sia, nel corpo o nel cuore, avviene sempre in un rapporto diretto con Gesù, non nella confusione del mondo.

Anche in questo caso Gesù, dopo averlo toccato con le mani, come a sottolineare la concretezza del rapporto e dopo aver rivolto al cielo la sua preghiera, dice solo una parola a quel sordomuto: «Apriti!». Egli guarisce dalla sua chiusura: inizia a sentire e a parlare. «Apriti!» dice Gesù anche a noi. Anche noi talvolta siamo sordi e muti davanti al Signore, perché non ascoltiamo e quindi non parliamo e non comunichiamo con gioia la forza di guarigione del Signore.

Poco più avanti Gesù dirà agli stessi discepoli: «Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite?» (Mc 8,17-18). Lo stupore della folla al contrario è immediato e inizia a diffondersi. Gesù vorrebbe che tacessero. Ma com’è possibile essere muti davanti al Vangelo che salva? Certo, tante volte siamo muti perché non vediamo e non ascoltiamo. Il ripiegamento su sé stessi impedisce lo sguardo della fede. Ma se apriamo le orecchie al Vangelo e gli occhi alle meraviglie che ne promanano anche noi grideremo come quella folla: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!».