parrocchia
san Gennaro all'Olmo Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 09/10/16

Domenica 28ª Tempo Ordinario /C
 
 

Letture: 2Re 5,14-17; Salmo 97; 2ªTimoteo 2, 8-13; Luca 17, 11-19.

Memoria del patriarca Abramo. Nella fede partì verso una terra che non conosceva, promessagli da Dio. Per questa fede è chiamato padre dei credenti, ebrei, cristiani e musulmani.

Dal Vangelo di Luca, capitolo 17 - versetti da 11 a 19

11Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. 12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza 13e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!».

14Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, 16e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

17Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». 19E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!»


GESŁ VIENE A RICONCILIARE ED ACCOGLIERE COLORO CHE SONO AI MARGINI

Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce,
e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? ...»

Gesù in cammino per una terra nuova

Gesù è in cammino verso Gerusalemme assieme ai suoi discepoli. E lungo il cammino opera per la nascita di una nuova città, di «un cielo nuovo e una terra nuova», della Gerusalemme nuova dove gli uomini saranno suoi popoli ed egli sarà il loro Dio. Mentre attraversa la Galilea e la Samaria, un mondo ai margini di Israele dove si mescolavano giudei e pagani, entra in un villaggio e incontra dieci uomini lebbrosi.

E in questo mondo di esclusi Gesù opera la guarigione dalla lebbra che separa ed esclude. A causa delle leggi di purità prescritte dal Levitico era facile incontrare lebbrosi alla periferia dei luoghi abitati. I lebbrosi costituivano delle vere e proprie colonie e si stabilivano vicino alle strade trafficate per chiedere l’elemosina. Conosciamo anche oggi, nelle nostre città, tanti luoghi dove i poveri si mettono assieme per difendersi, per trascorrere la notte all’aperto e proteggersi vicendevolmente.

L’incontro con Gesù guarisce dalla lebbra

I lebbrosi dovevano tenersi a distanza dagli altri e per questo alzano la voce per farsi sentire. Il loro grido è una preghiera: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Lo chiamano “maestro” anche se non hanno mai potuto ascoltarlo le sue parole perché segregati, allontanati dagli altri. E anche oggi sono tanti quelli che ancora non conoscono la sua Parola. Gesù li guarda e li invia dal sacerdote per essere riammessi e riaccolti nelle loro famiglie. E mentre vanno si accorgono di guarire.

Viene da pensare anche al nostro cammino con Gesù: passo dopo passo, giorno dopo giorno, la Parola che ascoltiamo opera la guarigione dal nostro peccato fatto di protagonismo, di indifferenza, di orgoglio, mentre cresce l’attenzione, la commozione, l’interesse, il coinvolgimento dinanzi alle sofferenze dei deboli, dei poveri, degli esclusi.

La gratitudine per la guarigione

Ma dinanzi alla guarigione di quei dieci uno solo ritiene necessario tornare indietro e ringraziare il Signore. È un samaritano, un emarginato sociale e un eretico religioso, ed è anche un lebbroso. Dopo la parabola del buon samaritano, ancora una volta l’evangelista Luca mette un samaritano al centro dell’attenzione. Gesù è meravigliato e addolorato perché uno solo è riconoscente ed è uno straniero; egli è sensibile all’amicizia, all’affetto e dispiaciuto della dimenticanza, dell’ingratitudine.

Il samaritano percepisce nella guarigione un invito e torna da Gesù, entra in rapporto con Lui. E Gesù gli dice: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». È la fede che ci apre ad orizzonti nuovi: essa non è legata a confini geografici, culturali, alle diverse posizioni nella società. E la riconoscenza è la risposta al dono che viene fatto alla nostra vita, una vita liberata, purificata dallo Spirito di amore che viene riversato nei nostri cuori.

Con Gesù impariamo a fermarci e a guarire

Gesù si è fermato dinanzi al grido di quei lebbrosi. Non è usuale fermarsi e dare ascolto alla voce di quelli che non contano, dei poveri, degli estranei. Stare con Gesù, camminare con lui è una continua scuola di umanità, di integrazione, di purificazione dalla cultura di questo mondo, ripiegata su di sé. Nel nostro cammino con Gesù siamo testimoni di tanti incontri con i poveri, con i malati, con gli stranieri, con le persone sole, con i bambini. E siamo testimoni di tante guarigioni. C’è la gioia di tanti per la nuova vita che è iniziata, per il rapporto rinnovato o rinato col Signore.

La fede fa di noi creature nuove, fa entrare in una famiglia, in una comunità, segno del regno di Dio che viene e vuole continuare a coinvolgere tanti che ancora vivono nell’emarginazione e nel dolore. Dinanzi al samaritano guarito che torna, ci presentiamo anche noi al Signore con gioia e gratitudine, perché ci ha salvato dalla dispersione di questo mondo. Per continuare a camminare con lui con la passione di incontrare, avvicinare, riunire. La guerra in Ucraina, in Mozambico e in tanti altri paesi ci fa sentire l’urgenza di operare per la pace e la riconciliazione di questo mondo ancora troppo diviso.

Intenzioni di preghiera

1) Perché, con la stessa gratitudine del lebbroso risanato, sappiamo riconoscere la potenza della Parola di Dio che non è incatenata e può toccare e liberare i cuori di tutti.

2) Per la Chiesa, perché sia aperta al mondo e testimoni davanti a tante divisioni, un’umanità pacificata e fraterna. Per papa Francesco e il nostro vescovo Domenico.

3) Perché capaci di immaginare un mondo nuovo guarito dal male, comunichiamo generosamente la Parola del Signore, che nutre i nostri sogni e le nostre opere. Perché ci rinnoviamo nell’ascolto e nella gratitudine per i miracoli che vediamo compiersi in mezzo a noi.

4) Per l’Ucraina, per il Nord del Mozambico, per il Sud Sudan, per la Siria, per il Burkina Faso e per ogni altro paese colpito dalla violenza e dalla guerra. Perché ogni popolo sia consolato e nella solidarietà trovi sostegno e speranza per il futuro.

5) Per tutte le nostre Comunità perché nelle strade del mondo siano segno della misericordia per i poveri, accoglienti verso i migranti, amiche dei giovani e degli anziani, capaci di portare ovunque, anche nei luoghi più segnati dal dolore e dalla disperazione, pace e speranza.