parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 27/02/22

8ª domenica del tempo ordinario /C
 
 

Letture: Siracide 27,4-7; Salmo 91; 1Corinzi 15,54-58; Luca 6,39-45.

 

dal Vangelo di Luca capitolo 6, versetti 39-45

39Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.

41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

43Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».


DIVENTARE ALBERI BUONI CHE PRODUCONO FRUTTI BUONI


«Può un cieco guidare un altro cieco?
Non cadranno tutti e due in un fosso?».

Da chi ci lasciamo guidare?

Giungiamo a questa domenica con le notizie che tutti conosciamo della situazione che si è venuta a creare in Ucraina dopo l’invasione dell’esercito russo: bombardamenti, distruzione, fughe dalle proprie case, e tante notizie false per confondere le persone. In questa situazione ci raggiunge la parola del Signore, del suo vangelo, una parola chiara, comprensibile da tutti: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?» ((Lc 6,39)

Chi guida la nostra società, in base a quali criteri prende certe decisioni? Subito pensiamo ai governanti dei vari paesi, alle loro scelte. Ma sappiamo quanto è facile che tutti facciano le loro scelte cercando il proprio tornaconto, che non sempre coincide con quello degli altri, del proprio paese. Ma anche noi non siamo poi tanto lontani dall’avere gli stessi criteri nelle nostre scelte della vita quotidiana.

Non possiamo vivere pensando ciascuno al proprio tornaconto

C’è un egoismo degli stati, c’è un egoismo degli individui; e per questo si fa tanta fatica per unire le nazioni europee, tanta fatica perché noi viviamo pensando ciascuno alle proprie convenienze. È un fatto incoraggiante e consolante che in questi giorni tante forme di coinvolgimento, di solidarietà, di partecipazione a momenti di preghiera comune per l’Ucraina, sono sorte come segno di vicinanza, di preoccupazione di fronte allo sconvolgimento della vita di tante persone.

La parola del Vangelo è una parola antica e moderna, una parola attuale per la vita degli uomini. «Un cieco non può guidare un altro cieco». Quando si pensa solo al proprio tornaconto non si vedono o non interessano i problemi e i bisogni degli altri, siamo come ciechi. Qui vediamo la chiarezza della luce che viene dal Vangelo: «chi vorrà salvare la propria vita, - dice Gesù - la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16,25).

Sia Gesù il nostro maestro, mite ed umile

“Perdere la propria vita” per seguire Gesù significa guadagnarla, perché ci fa imboccare la via dell’amore, ci fa aprire agli altri, ai deboli, ai piccoli e anche ai nemici. Ci viene da difenderci da questa scelta, ci può apparire perdente, debole, ma invece è proprio il contrario: le scelte egoistiche sono divisive, portano facilmente allo scontro, alle lotte, ci tolgono la pace. Perseguire in questa via egoistica ed individualista è come essere ciechi e cadere nei fossi della vita. «Non cadranno gli uni e gli altri in un fosso?» - ci chiede Gesù.

«Un discepolo non è più del suo maestro» - dice Gesù. Eppure pensiamo di poter essere noi i maestri della nostra vita, delle nostre scelte. C’è un orgoglio, c’è una concezione alta di noi stessi che non ci fa vedere le conseguenze per noi e per gli altri, per questo mondo, per la società degli uomini. Ascoltiamo le parole affettuose di Gesù che ci invita: «imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Mt 11, 29).

Una ecologia del cuore curato col Vangelo

Fidiamoci di Gesù, lasciamoci condurre da Lui. Scopriremo il ristoro di cui egli ci parla, una serenità, uno stare insieme in modo pacifico, fraterno, comprensivo verso gli altri. Così la nostra vita, la vita delle nostre famiglie, della nostra società sarà come un albero che produci frutti buoni, dolci e non amari. C’è una ecologia del cuore da perseguire coltivandolo con la parola di Gesù per rinnovarci nell’intimo. C’è bisogno di far nascere tanti alberi buoni che producono frutti buoni.

La parola di Dio, le parole e le azioni che impariamo da Gesù sono l’inizio di una bonifica di troppi alberi che producono frutti amari, aspri. Ritrovarci insieme, dialogando, aiutandoci. L’abbraccio è l’immagine più vera e più bella della vita che siamo chiamati a vivere, senza esclusioni, senza falsità, nella sincerità che ci fa riconoscere fratelli bisognosi di amare e di essere amati. Impariamo da Gesù che è la fonte dell’amore. Dio è amore e Gesù ce lo fa conoscere. «Se sarete docili e ascolterete – afferma il profeta Isaia - mangerete i frutti della terra» (Is 1,19). Sono frutti buoni, dolci e nutrienti.

Intenzioni di preghiera

1) Perché la Parola di Dio ci liberi dai giudizi e dai pregiudizi, apra gli occhi del nostro cuore per guardare con amore gli altri, commuoverci e andare loro incontro con misericordia.

2) Per il nostro vescovo Papa Francesco, per il suo impegno instancabile per la pace e per il dialogo. Perché tutta la comunità cristiana sia unita a lui e cerchi instancabilmente vie di pace.

3) Per la nostra Comunità, perché il Signore la guidi nel mondo fedele al Vangelo, aperta allo Spirito, disponibile all’amore, cercatrice di pace e la protegga da ogni male.

4) Per tutti coloro che vivono la difficile prova della violenza, dell’inimicizia, della guerra. Perché nel buio possa sorgere al più presto la luce della pace, siano ripudiate le armi e si torni a dialogare. Per l’Ucraina.

5) Perché tutti amino la vita, la difendano e la rispettino soprattutto quando è più fragile, segnata dalla malattia, sofferente. Perché nessuno sia lasciato solo nelle prove della vita. Per la fine della Pandemia.