parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

2
la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 16/01/22

2ª domenica del tempo ordinario /C
 
 

Letture: Isaia 62, 1-5; Salmo 95; 1Corinzi 12, 4-11; Giovanni 2, 1-11.

 

dal Vangelo di Giovanni 01, 01-05.09-14

1 Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le anfore»; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.

9Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.


GESÙ VIENE A TRASFORMARE LA NOSTRA VITA


La madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino».
Poi Gesù disse ai servi: «Riempite d'acqua le anfore».

Crescere nella conoscenza di Gesù

Nella liturgia del Battesimo di Gesù al Giordano i cieli si sono aperti su Gesù, lo Spirito è disceso su di lui e una voce gli dice: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22). E la chiesa ci prende per mano perché, lungo questo nuovo anno, possiamo crescere nella conoscenza di lui, aprirci alla vita che egli è venuto a comunicarci e viverla in maniera sempre più consapevole e più profonda.

La pagina evangelica di oggi è un punto di partenza per crescere nella conoscenza di Gesù attraverso i segni che egli pone sul nostro cammino. A Cana di Galilea egli compie il primo dei segni da Lui compiuti, che possiamo vedere come una anticipazione dei grandi doni, specialmente l’eucaristia, che egli viene a fare alla nostra vita.

Comprendere il primo “segno” compiuto da Gesù

C’è una festa di nozze, fra gli invitati c’è anche Gesù con i suoi discepoli e sua madre. Viene a mancare il vino e Maria richiama su questo l’attenzione di Gesù. C’è un breve dialogo fra loro che non sembra di facile comprensione: «non hanno vino» dice Maria a Gesù e questi le risponde: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Ma sua madre dice ai servi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». E sei grossi recipienti di pietra, ciascuno con una capacità di circa 100 litri, riempiti di acqua, vengono trasformati in vino molto buono.

È un segno che consente di gettare un primo sguardo su chi è Gesù. Quelle parole sull’ora di Gesù sono misteriose. L’ora della morte di Gesù sulla croce è anche l’ora in cui egli viene glorificato, la sua “ora”, quella di passare da questo mondo al Padre. C’è un legame profondo fra Gesù e il Padre suo da scoprire e nel quale lasciarci coinvolgere. Ricordiamo le parole di Gesù a sua madre quando viene ritrovato nel tempio dopo tre giorni di ricerca: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49). E l’evangelista aggiunge: «Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro» (v.50).

Gesù e il Padre suo

E più volte Gesù parlando ai discepoli spiega che è la volontà del Padre suo a determinare le sue azioni: «il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo … io non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 5,19.30). Nell’episodio di Cana Maria vuole aiutare suo figlio con un tratto di grande finezza. Ma anche se non poteva capire la risposta di Gesù, la sua è una fede grande, anche senza visione totale dei misteri di Dio; il suo sarà sempre un atteggiamento fedele verso il figlio.

Possiamo ora comprendere da dove provengono i doni che Gesù fa alla nostra vita, da dove egli stesso viene e dove vuole condurci. La grande quantità di acqua cambiata in vino manifesta la grandezza del miracolo, la ricchezza dei doni che egli fa alla nostra vita. Egli è venuto per cambiare questo nostro mondo, per trasformare la solitudine in comunione, la tristezza in gioia, la morte in vita, per fare di noi “i figli della luce”.

Con Gesù i cieli si sono aperti

Gesù è venuto sulla terra ma resta unito al cielo, con lui i cieli si sono aperti ed egli comincia l’opera che gli è stata affidata dal Padre: «riconciliare tutti con Dio eliminando l’inimicizia» secondo le parole dell’apostolo Paolo (Ef 2, 16). Tutti i «segni» che egli compie, le parole con le quali accompagna le sue opere di misericordia, di guarigione, di accoglienza, di perdono ci aprono alla fede in lui. Lo sottolinea Giovanni alla fine dell’episodio: «egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2,11).

A Cana la fede dei discepoli riceve un impulso a credere, a rafforzare la fiducia in lui. Possa questo accadere anche a noi. Il racconto dell’episodio si interrompe alle parole del maestro di tavola che dice: «Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora» (v.10). Riflettiamo su queste parole. Il vino buono è la linfa di amore che viene dallo Spirito che ci cambia nel profondo, è la vita che sgorga dalle beatitudini, che guarisce dalle divisioni, dalle ingiustizie, che ricompone i rapporti nell’unica famiglia umana.

Intenzioni di preghiera

1) Perché seguiamo sempre l’invito di Maria a “Fare quello che lui ci dirà”, a seguire con fedeltà la via semplice dell’ascolto del Vangelo.

2) Per la Chiesa e per tutti i nostri fratelli nella fede, mentre ci approssimiamo alla settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: perché cerchiamo nell’amore vicendevole, un’unione profonda per vincere ogni seme di divisione e costruire la pace. Per Papa Francesco e per il nostro vescovo Domenico.

3) Per tutti i migranti, in particolare per coloro che fuggono dalla povertà, dalla violenza, dalla guerra. Perché i nostri paesi, spesso spaventati e ripiegati su di sé, ritrovino energie e speranza per vivere la solidarietà con loro.

4) Perché cessi ogni guerra e ogni violenza, in Mozambico, in Sud Sudan e in ogni luogo dove si combatte. Per il sostegno di quanti con coraggio testimoniano la via dell’amore anche in mezzo al conflitto.

5) Perché il Signore, che cambia la solitudine in comunione, la tristezza in gioia, consoli e ascolti il lamento del suo popolo che soffre: perché i poveri siano soccorsi quando sono soli, malati, abbandonati e prigionieri. Per la fine della Pandemia.