parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 24/10/10

30ª domenica del tempo Ordinario/C

   

Letture: Siracide 35,12-14.16-18; salmo 33; 2Timoteo 4,6-8.16-18; Luca 18, 9-14.

 


"Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

Dal Vangelo di Luca capitolo 18 versetti da 9 a 14

9Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:

10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.

12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo».

13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore».

14Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

la preghiera dell'umile attraversa le nubi

Innalzati accanto al Signore, per vedere e conoscere come lui

Nella celebrazione della santa liturgia ci ritroviamo assieme davanti al Signore. Egli ci innalza accanto a sé, parla al nostro cuore come un padre ai suoi figli. E la sua Parola è illuminazione: perché noi possiamo conoscerci come Lui ci conosce e guardare dall’alto, stando accanto a Lui, il mondo con i suoi stessi occhi, il suo stesso sguardo.

La parabola che Gesù racconta – che tante volte abbiamo ascoltato, la preghiera del fariseo e del pubblicano – parte da quello che egli tante volte ha visto andando al tempio di Gerusalemme: guardando le persone che salivano al tempio per pregare. Lo sguardo di Gesù non si ferma alla esteriorità, alla quantità, egli guarda al cuore..

Il Signore guarda al cuore

Ricordiamo l’episodio dell’obolo della povera vedova, di quando Gesù, seduto di fronte al tesoro del tempio, osserva la folla che getta monete nella cassetta delle offerte. Egli chiama accanto a sé i discepoli e porta l’attenzione a quella vedova che ha dato due spiccioli, piuttosto che ai ricchi che davano del loro superfluo. Il Signore guarda il cuore di quella donna, come guarda il nostro cuore mentre ci presentiamo a Lui per la preghiera comune, per la liturgia.

E oggi parla a noi come ai discepoli al tempio. Nel nostro mondo conosciamo le tante divisioni, la condizione di povertà di tante persone nelle nostre città, i grossi disagi che affrontano giorno per giorno; la condizione povera di tanti paesi. Tante situazioni di ingiustizia hanno origine nel cuore dell’uomo.

Ed oggi, attraverso la parabola di questi due uomini che salgono al tempio per pregare, il Signore ci invita a guardare dentro il nostro cuore. E a riconoscere la sua opera di guarigione, di purificazione che egli compie nella nostra vita. Ed essere grati per questa cura paziente e fedele verso di noi..

La Parola del Signore orienta la nostra vita

La sua Parola, continuamente ci orienta, ci insegna a spostare la nostra attenzione dalla concentrazione su noi stessi verso quelli che vengono facilmente disprezzati, trascurati, allontanati. Chi è concentrato su di sé, facilmente è pronto a giustificare se stesso, ad essere accomodante con se stesso e severo verso gli altri.

È facile sentirsi buoni quando guardiamo solo a noi stessi. L’apostolo Paolo ci aiuta a riflettere su questo: “non vi gonfiate d’orgoglio favorendo uno a scapito di un altro. Chi dunque ti dà questo privilegio? Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto? (1Cor. 4, 6-7). Quanto amore, quanto tempo il Signore ci ha dedicato e ci dedica, quante parole ci rivolge! Siamo privilegiati, ma è lui che ci rende tali.

Stando con Lui, camminando con Lui, imparando da Lui, diventiamo amici dei poveri, li guardiamo con compassione, impariamo a farci vicini, a voler bene invece che giudicare, impariamo ad essere misericordiosi.

I poveri ci spianano la strada verso Dio

Se i poveri diventano i nostri amici, essi ci aprono una strada larga che porta a Dio. Ed egli ci rende simili a Lui che ascolta le invocazioni dell’oppresso e non trascura la supplica dell’orfano e della vedova.

È proprio l’atteggiamento che il fariseo ha nei confronti del pubblicano che impedisce alla sua preghiera di attraversare le nubi. La nostra preghiera, assieme ai poveri nostri amici, attraversa le nubi. E da Dio impariamo a ristabilire l’equità, la giustizia. Se io mi posso curare, perché i poveri non possono avere le stesse cure? Pensiamo alla vita che torna a rifluire nel corpo e nel cuore dei tanti malati di AIDS, in diversi paesi del continente africano, essi che erano ridotti a larve umane. Questa è giustizia. Ed è rispondere alla gratuità che abbiamo sperimentato verso di noi, in modo altrettanto gratuito.

Da Haiti giungono notizie che provocano, dopo il terremoto del gennaio scorso, altri morti: oltre 200 morti e altri 2000 contagiati, a causa del colera, perché l’acqua non è potabile. Quando guardiamo con gli occhi del Signore non possiamo accomodarci su quello che già viviamo. Ma piuttosto invochiamo dal Signore nuove energie dello Spirito perché possiamo comunicare in maniera larga la Parola che fa rinascere.

Comunicare il vangelo in ogni modo e in ogni tempo

Nella lettera a Timoteo Paolo dice che sente vicino il giorno nel quale sarà offerto al Signore, ma non per questo diminuisce la sua preoccupazione di comunicare il vangelo: chiede a Timoteo di prendere con sé Marco e portarlo da lui, “perché mi sarà utile per il ministero” (2Tm. 4,11).

Tante volte il nostro protagonismo limita l’azione del Signore verso gli altri. Lavorare insieme, chiedere aiuto, moltiplica le energie e fa arrivare a molti altri.

Forse dalla preghiera del fariseo possiamo imparare a ripensare il nostro dialogo col Signore, riformulare la nostra preghiera:
O Signore, ti chiedo perdono perché tante volte mi sento ancora superiore agli altri, giudico i miei fratelli. Ti chiedo perdono per quando mi sono sentito sicuro per quel poco che compio, quando mi appoggio alle pratiche esteriori, mentre tu guardi al cuore.

Aiutami, fammi crescere come uomo interiore, perché il tuo Spirito che illumina e guida, mi doni uno sguardo misericordioso, mi renda capace di guardare come tu guardi al peccatore, all’umile e al povero.

Intenzioni di preghiera

  • Signore, che non fai preferenza di persone, guarda a noi come al pubblicano pentito mentre ci rivolgiamo a te per aprire il nostro cuore alla confidenza della tua misericordia: perdonaci, liberaci da ogni vanagloria ed abbi pietà di noi.
  • Ti preghiamo, o Signore, fa che impariamo da te, umile e mite, la fiducia nel Padre: perché la nostra preghiera possa penetrare le nubi e giungere all’Altissimo, a colui che è la nostra forza e la nostra salvezza.
  • Ti preghiamo, o Signore, per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa, perché semini tra gli uomini amore e viva sempre sul tuo esempio, comunicando generosamente il Vangelo.
  • Accogli, o Signore, le invocazioni che ti presentiamo e che sono state a noi affidate lungo questa settimana: consola chi soffre, proteggi chi è in pericolo, guarisci chi è malato, dona a tutti la pace del cuore.
  • Ti preghiamo, o Signore, per chi è più debole nel corpo e nella mente, handicappato, svantaggiato perché non resti ai margini della famiglia umana. Ti ringraziamo per la fede e la gioia che questi fratelli più piccoli ci testimoniano. Benedici l’amicizia della Comunità con loro.