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Il libro dell'Apocalisse
 
Apocalisse

Gesù Cristo, simboleggiato come agnello, con il libro dei sette sigilli

L’Apocalisse è un libro molto dibattuto, sia per la sua origine che per il suo autore e per il significato di molte sue parti. La tradizione lo attribuisce all’apostolo Giovanni, che da Efeso lo avrebbe scritto alle comunità dell’Asia Minore che stavano vivendo momenti di difficoltà.

L’Apocalisse non è un libro che descrive la fine del mondo. Si tratta piuttosto di un testo che vuole leggere la vita della Comunità cristiana all’interno di un mondo dominato dalla forza del male, che sembra avere il sopravvento anche sui discepoli di Gesù.

Il libro si presenta come una grande visione della storia e della presenza di Dio in essa. L’autore vede affermarsi la vittoria di Dio sulle potenze del male, che vorrebbero eliminare il Vangelo di Gesù e le comunità dei discepoli, che vivono di esso. È come un canto alla vittoria di Dio in mezzo alla forza del male che vorrebbe inghiottire la comunità dei discepoli assieme al suo Signore.

Per spiegare questo mistero, che rimane spesso oscuro a chi vive ripiegato su se stesso, come le comunità a cui Giovanni si rivolge, l’autore usa i linguaggio simbolico: numeri, simboli, e animali sono presenti come parte integrante del linguaggio, che si collega all’apocalittica giudaica, quale già si era espressa ad esempio nel libro di Daniele. Il linguaggio apocalittico non va interpretato letteralmente, ma appunto nel suo significato simbolico.

Inoltre, l’autore fa ricorso spesso all’Antico Testamento, soprattutto alla profezia, che ci aiuta a comprendere come in Gesù si è manifestata la vittoria di Dio sul male, sebbene non ancora pienamente. Infatti, il libro termina con un invito all’attesa del ritorno del Signore.

La vita della comunità dei discepoli vive così nel dramma del male come una lotta, in cui però è chiamata ad affermare la sua fede e a cantare già da oggi la lode a Dio e dell’agnello, nell’attesa della Gerusalemme celeste.

L'Apocalisse è l'ultimo libro della Bibbia: si potrebbe dire che essa si chiude come è iniziata, ossia con la descrizione dell’amicizia tra Dio e l’uomo. Nel libro della Genesi però l’uomo respinge quest’amicizia in nome dell’amore per se stesso e le porte del paradiso si chiudono. Nel libro dell’Apocalisse sarà il Signore a far discendere dal cielo una città le cui porte non si chiuderanno mai. La nuova Gerusalemme sarà una città aperta a tutti i popoli e sempre illuminata, giorno e notte, dalla gloria di Dio e dall’Agnello. Dio abiterà in mezzo agli uomini e questi potranno vedere la sua faccia.

La speranza di una giustizia sovrabbondante, di una pace eterna, di un amore senza tramonto divengono realtà. È la “rivelazione” che viene presentata a Giovanni, il profeta, e alle sette Chiese dell’Asia, simbolo dell’unica Chiesa di Dio. L’ora è giunta, la testimonianza dei martiri annuncia il tempo nuovo, i capovolgimenti cosmici mostrano che l’universo soffre i dolori del parto, i sussulti della storia fanno comprendere che tutta la storia si dirige verso il Signore.

La Chiesa, pellegrina nel tempo, discerne la sua ora leggendo i segni dei tempi, ascoltando la voce dello Spirito e pregustando i doni celesti: la preghiera costante lega la Chiesa celeste e quella terrestre, e la liturgia diventa lo spazio gratuito di lode e di rendimento di grazie al Signore.