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Iniziamo l'Avvento con la lettura continuata del Cantico dei Cantici, l’ultimo dei cinque libri raggruppati come libri “sapienziali”.
In verità, il suo contenuto è molto differente da quello degli altri libri della raccolta e, a dire il vero, da quello di qualunque altro libro della Bibbia. Non vi si trovano né riflessioni etiche e teologiche come in Giobbe, né esemplificazioni di quel timore del Signore che è sapienza, come nei Salmi, né sentenze di saggi come nei Proverbi o nell’Ecclesiaste, e certamente nemmeno la storia della salvezza o della profezia, come nel resto dell'Antico Testamento.
Canta l’amore di una donna e del suo amante, a volte elusivo e a volte insistente. Quasi tutti i passi raccontano oppure lasciano intendere episodi di incontro tra questi amanti. Alcuni sono scambi brevi e drammatici. Dominano la voce e i desideri della donna. Si aggiungono un coro femminile e, brevemente, uno o più cori maschili. In una o due occasioni il poeta parla con la sua voce.
La poesia appare del tutto mondana: non si menzionano né Dio né una qualunque pratica o fede religiosa. Ed è comunque uno dei tre libri della Bibbia più commentati in assoluto. La tradizione dell'esegesi ebraica come di quella cristiana è unanime nell’interpretare gli amanti come il Signore e il suo popolo, oppure Cristo e la Chiesa, o ancora Cristo e il credente.
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