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parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Nuovo Testamento
1ª Lettera di Giovanni
 
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Introduzione
 

l'apostolo Giovanni

Oltre al vangelo attribuito all'apostolo Giovanni, ci sono state tramandate con il suo nome anche tre lettere. La prima, particolarmente importante, si avvicina al Vangelo per l'uso di molte parole significative e intere frasi simili, per la rassomiglianza di stile e di molti concetti.

L'autore si presenta come chi è cosciente dell'autorità e della responsabilità che ha verso i lettori e sa di essere portatore della tradizione evangelica. Egli desidera comunicare quanto ha appreso, lungamente meditato e predicato, ciò di cui è stato testimone oculare e su cui considera importante tornare, a causa degli errori incombenti da cui vede minacciati i lettori.

Egli non si presenta, né indica a chi scrive, così che il suo scritto ha l'apparenza di una lunga catechesi più che di una lettera; ma le varie volte in cui si rivolge ai lettori chiamandoli "figlioli" lasciano intendere il genere letterario e capire come vi fosse reciproca conoscenza e affetto tra scrittore e lettori.

I destinatari, pagani convertiti, sono probabilmente i fedeli dell'Asia Minore, più precisamente della regione di Efeso. Sono persone che già credono nel nome del Figlio di Dio (5,13), ma che devono ancora riconoscere il loro peccato (1,8); sono persone che l'autore vuole illuminare su verità già conosciute e possedute (2,21), ma ora messe in pericolo da falsi maestri, sorti nella stessa comunità (2,19) e chiamati anticristi.

Gli errori che cominciano a circolare negano principalmente la realtà dell'incarnazione, scalzando così il fondamento stesso della fede in Cristo, considerato un semplice essere intermedio tra Dio e gli uomini. C'è anche chi sostiene l'inutilità della redenzione, affermando che all'uomo basta la conoscenza (la gnosi) per elevarsi a Dio. Contro tali errori Giovanni si scaglia con tutto l'ardore della sua fede e del suo amore per il Signore e per i fedeli minacciati. Ne risulta uno scritto in cui gli argomenti, le ragioni, i richiami, gli inviti appassionati s'intersecano, si accavallano, si ripetono, senza un piano logicamente prestabilito, erompendo come scintille sprizzanti da un cuore ardente, innamorato, desideroso di comunicare ai lettori la gioia di vivere nella comunione con Dio, conosciuto come amore (4,8.16) mediante la rivelazione che ne ha fatto Gesù Cristo.

La divinità di Gesù, incarnatosi per la salvezza degli uomini (2,1-2), è ripetutamente richiamata come base della fede (4,2). Questa fede, che ora è minacciata dall'anticristo, identificato in molti falsi dottori, porta alla comunione con il Padre e il Figlio, nella luce dello Spirito Santo. Tale fede rende saldi di fronte all'errore, fedeli alla dottrina ricevuta, generosi nell'amore verso i fratelli, unica prova di un amore vero verso Dio.

È difficile dire da dove sia stata scritta questa lettera. La tradizione presenta Giovanni a Efeso, città scelta come centro della sua attività apostolica. Forse è in questa città che essa ha avuto origine. Più incerta ancora è la data di composizione, su cui la tradizione tace. Poiché la relazione tra questa lettera e il quarto vangelo è evidente, si può ragionevolmente supporre che i due scritti abbiano visto la luce a poca distanza l'uno dall'altro, intorno alla fine del I secolo.