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san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Nuovo Testamento
Prima Lettera di Pietro
 
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Introduzione
Pietro

La Prima lettera di Pietro

L'autore della lettera si presenta come l'apostolo Pietro, consapevole della responsabilità di padre e pastore, testimone delle sofferenze di Cristo (5,1), annunciatore della sua resurrezione (1,21; 3,18.21). Egli è preoccupato di mantenere nella fedeltà i cristiani a cui scrive, pressati da un ambiente ostile e soggetti a molteplici sofferenze.

L'autoritò della lettera, riconosciuta sin dalla fine del I secolo, esercitò subito molta influenza. Pietro scrive a «quanti vivono stranieri in diaspora»; si tratta di piccole comunità di cristiani sparse in varie province dell'Asia Minore, strettamente unite in fraternità, formate da persone di condizione molto ordinaria, in maggioranza convertite dal paganesimo, ma anche da un certo numero di fedeli provenienti dal giudaismo che conoscevano bene la Scrittura.

Queste piccole comunità cristiane vivevano tra difficoltà e sofferenze provocate dall'ambiente pagano circostante che guardava con occhio ostile chi praticava una religione così diversa dalla loro. Si trattava quindi di difficoltà create dall'ambiente ostile che rendeva pesante e difficile la costanza nella fede.

La lettera è stata scritta quasi certamente da Roma, chiamata «Babilonia» perché era pagana e perseguitava i cristiani (5,12) come già l'antica Babilonia aveva devastato Israele. A Roma si trovavano assieme a Pietro anche Marco e Silvano (o Sila), ben conosciuto tra i cristiani come compagno di Paolo (At 15-18). Forse è proprio Silvano l'estensore della lettera (5,12-13; Col 3,10; Fm 24), databile probabilmente all'epoca di Nerone, verso l'anno 64.

La lettera, pur avendo uno scopo e un contenuto di carattere sostanzialmente pratico, tocca temi dottrinali: Dio Padre, misericordioso e giusto, Gesù Cristo Signore che ha salvato gli uomini mediante il proprio sangue e che verrà a giudicare i vivi e i morti, l'uomo peccatore salvato mediante il battesimo, per una vita nuova, in unione a Gesù Cristo e ai fratelli con cui forma il nuovo popolo santo, tempio spirituale del Dio.

La condizione di ostilità e di odio sperimentata dai cristiani, su cui più volte ritorna la lettera, li rende partecipi delle sofferenze di Cristo, attraverso le quali essi diventano suoi collaboratori, tesi verso la felicità e la dimora futura ed eterna. In tale prospettiva l'apostolo vuole che i cristiani rendano ragione della speranza che è in loro e che li rende cittadini di questo mondo pur essendone «stranieri» perché la vera patria è nel cielo.

La lettera è l'unico scritto del NT che menziona la discesa di Cristo agli inferi, esaltando l'ampiezza della sovranità di Cristo e l'efficacia universale della redenzione da lui operata: anche ai morti è stato portato il Vangelo.

 

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