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La Parola e la vita - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 2/06/24

Festa del Corpus Domini
 
 

Letture: Esodo 24,3-8; Salmo 115; Ebrei 9,11-15; Marco 14,12-16.22-26.

Festa del Corpo e Sangue di Cristo

Dal Vangelo di Marco capitolo 14, versetti da 12 a 16 e da 22 a 26

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo.

14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: «Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?». 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

22E mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».


GESÙ CONTINUA AD ESSERE PRESENTE PERCHÉ POSSIAMO VIVERE UNITI A LUI


Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione,
lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo».

Siamo il popolo della Nuova Alleanza

Noi facciamo parte di un popolo con una lunga storia, una storia che viene da lontano ed è giunta a noi per continuarla. È il popolo dell’alleanza, quella che fece Dio con Abramo, che continua con Mosè, alimentata dalle parole che Dio comunica loro. Questa storia, questa alleanza è giunta sino a noi; con Gesù si rinnova, si approfondisce, ci chiama a viverla uniti a Lui, con la forza del suo Spirito.

La liturgia che celebriamo ripete e rinnova quella che per la prima volta Gesù celebrò a Gerusalemme, assieme ai suoi primi amici, poche ore prima di essere arrestato. Come leggiamo nel vangelo di Giovanni: «sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1). Questa ultima cena prende il posto della Pasqua ebraica ed è orientata verso la morte di Gesù sulla croce.

Una tavola alla quale tutti possono partecipare

Quella cena indica ciò che è stata sempre la sua vita, passione per Dio e dono di se stesso a tutti. L’Eucaristia che celebriamo non è solo fare memoria di quella cena ma rinnovarla e vivere seguendo i suoi passi. Quella cena fu solo l’ultima di una lunga catena di pasti e cene che Gesù era solito celebrare con ogni tipo di persone. Il pasto è il momento migliore per sentirsi tutti uniti, in comunione con Dio soprattutto nel giorno sacro che per gli ebrei era ed è il sabato.

Per noi è diventato il giorno in cui Gesù è risorto, la domenica. Si canta, si ascolta la parola di Dio, si assapora la gioia di stare insieme col Signore e fra di noi, come recita il salmo: «ecco, come è bello e come è dolce che i fratelli vivano insieme» (Sal 133,1). Ma, mentre gli ebrei non sedevano a tavola con chiunque, non mangiavano con estranei o sconosciuti e tanto meno con peccatori e con gente disprezzata, Gesù si comporta in un modo che sorprende e suscita critiche.

«Beati gli invitati alla mensa del Signore»

Egli siede a tavola con i pubblicani, si lascia avvicinare dalle prostitute, da gente emarginata, le accoglie da amico. I farisei dicono di lui: «Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori» (Mt 11,19). La sua mensa è aperta a tutti, accoglie persone abbattute e umiliate che cercano pace e sollievo, peccatori che cercano consolazione, persone che hanno bisogno di amore e di amicizia. Pensiamo ai pranzi di Natale quando in chiesa mangiamo insieme a tante persone sole, ad anziani, stranieri, disabili; in tanti altri momenti viviamo con gioia questi spazi di comunione con tutti.

Durante la liturgia, prima di accostarci per ricevere la comunione, il celebrante dice: “Beati gli invitati alla mensa del Signore”. Siamo beati perché ci avviciniamo come un’unica famiglia che vuole vivere insieme, fraternamente. Il “Padre nostro” recitato prima ci dice di essere consapevoli dei nostri legami con Dio e con gli altri: venga il tuo regno, dacci il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Attorno alla mensa con Gesù c’è un “noi” e non un “me”.

Il suo amore è più forte della morte

L’abbraccio di pace indica che noi vogliamo superare gli isolamenti, le distanze fra le persone, vogliamo trasmettere la pace del Signore, curando le ferite, eliminando gli odi, coltivando la fraternità, risvegliano la solidarietà. E il gesto della mano tesa e aperta per ricevere la comunione, esprime l’atteggiamento di chi, povero e indigente, si apre a ricevere il pane della vita. Nel pane che Gesù condivide con noi, egli vuole dare il proprio corpo. «Io sono il pane della vita» (Gv 6,35) – dice Gesù e si dona interamente: questo è il mio corpo, questa è tutta la mia vita.

E i discepoli hanno ripreso il gesto che ripetiamo e rinnoviamo anche noi: «Prendete e mangiate, prendete e bevete …» (Mt 26,26-27). Si tratta di amore, amore che è più forte della morte. Il sangue versato significa la morte accettata. Infatti, dal luogo della cena Gesù va fino al suo rifugio abituale, sul monte degli Ulivi, per pregare; dove arriverà Giuda per farlo arrestare. Celebriamo con gioia e gratitudine la santa liturgia, comunione col Signore e coi fratelli. Gesù è presente, ci incontra come sua comunità e ci fa camminare e operare insieme perché venga il suo regno.

Intenzioni di preghiera

1. Perché dall’Eucarestia scaturisca il dono della unità e della pace e perché Gesù, che si è fatto cibo per tutti, apra il nostro cuore alla sua misericordia senza confini.

2. Perché il Signore protegga Papa Francesco. Per la Chiesa perché, fortificata dal pane della vita, cammini per le strade del mondo, annunziando con le parole e con le opere il Vangelo del Regno di Dio. Per il nostro vescovo Domenico.

3. Per noi che spezziamo insieme il pane della vita e ci nutriamo al calice della salvezza, perché impariamo a condividere con generosità il pane terreno soccorrendo i poveri, gli affamati, gli assetati, coloro che sono nel dolore e nel pianto.

4. Per la pace in Ucraina, a Gaza, in Sudan perché nulla rimanga intentato per affrettare la fine dei combattimenti e alleviare le sofferenze della popolazione. Perché la nostra invocazione sia incessante e audace.

5. Per coloro che soffrono nel corpo, che sono malati: perché siano liberati dal dolore e trovino conforto, compagnia e salvezza. Per la consolazione dei più anziani, soprattutto quelli soli ed abbandonati.