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La Parola e la vita - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 5/05/24

Domenica 6ª di Pasqua
 
 

Letture: Atti 10, 25-27.34-35.44-48; Salmo 97; 1ª Giovanni 4, 7-10; Giovanni 15, 9-17.

Le Chiese ortodosse festeggiano oggi la Pasqua. In Israele è Yom HaShoàh, il giorno del ricordo della Shoah, in cui si fa memoria dello sterminio del popolo ebraico a opera dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 15, versetti da 9 a 17

Gesù disse ai suoi discepoli: 1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.


UNA FAMIGLIA SENZA CONFINI E SENZA TEMPO


«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore».

Un amore che viene da Dio

Queste parole del Vangelo di oggi ci riportano alla sera dell’ultima cena, dopo il gesto di Gesù della lavanda dei piedi ai suoi discepoli. Sono parole accorate perché i suoi discepoli rimanessero e vivessero l’amore che Gesù ha per loro, lo stesso amore che egli vive unito al Padre suo: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore». Queste settimane del tempo di Pasqua ci spingono a riflettere sull’amore nel quale il Signore continua a coinvolgerci: un amore che ci trasforma, orienta i nostri pensieri, le nostre parole, i nostri gesti.

Sono tante le parole che feriscono, che dividono e mettono gli uni contro gli altri. Da Gesù, dal suo amore impariamo ad unire, a incontrare, a sanare ferite, a salvare. Le tante divisioni, i tanti scontri, le guerre e anche tanta indifferenza, ci interpellano, ci coinvolgono. C’è bisogno di ripristinare tanti rapporti interrotti, di curare, di prendere a cuore. La misura del nostro amore è quella dell’amore che Gesù ha per noi. È lui che ha preso l’iniziativa, Lui ha iniziato ad amarci e da Lui impariamo a fare altrettanto: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi».

Rimanete nel mio amore

Più questo amore entra nella nostra vita e più la orienta, ci dà pensieri nuovi, parole nuove, ci muove a gesti di comunione, di amore, che risanano ferite, ricompongono le tante fratture che provocano dolore, solitudine, povertà. E mentre viviamo di questo amore ci riconosciamo fratelli e sorelle, figli dell’unico Dio. Il sacramento dell’Eucarestia che celebriamo ci porta a scoprire il sacramento del fratello: Dio è padre nostro e noi siamo fratelli.

Mentre questo mondo spinge al culto di se stessi, il Vangelo ci spinge ad allargare lo spazio dell’amore fraterno, a non allontanarci dall’amore di Gesù che vive unito al Padre suo. Ritorna di nuovo ad insistere: rimanete nel mio amore. Egli sa che questo mondo spinge al culto di se stessi, ma sa che questo non ci dà vera gioia. Non allontanarci dal suo amore, non uscire dallo spazio dell’amore fraterno. Amare come Lui è fonte di gioia, ci fa vivere aperti a tutti, andando loro incontro, attenti alle persone che soffrono: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (v. 11).

Una storia di amore iniziata da Dio

Lo sguardo di Gesù che si ferma accanto al paralitico, che nota il volto sofferente di quella donna che cercava di toccarlo, che risponde alla donna pagana che insiste per la figlioletta malata – Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli – e Gesù: per questa tua parola va’ – ora, dopo la Pasqua, diventa lo sguardo di Pietro allo storpio presso la porta del tempio e quello di tanti altri discepoli. Anche noi impariamo a vivere l’esperienza bella di Pietro e degli altri discepoli. Quelli che amano come Gesù imparano a guardare con compassione i volti delle persone, imparano ad avvicinarsi, a parlare con loro, a sollevare dalla loro condizione.

I discepoli del Signore sono chiamati a continuare questa storia di amore di Dio iniziata sin dalla creazione e ripresa da Gesù con quei primi discepoli. Storia di amore che continuiamo a scrivere verso tutti, ma particolarmente verso i poveri, i malati, le donne umiliate, i bambini, gli scartati, quelli che vengono tenuti lontano per tanti motivi. Sono tanti i muri da abbattere, muri dovuti alle diverse culture, alle storie diverse, a una visione individualistica.

Aprirsi al grande mondo di oggi

La Parola di Dio viene a liberarci da queste chiusure. L’episodio degli Atti degli Apostoli, - è la prima lettura della liturgia di oggi (Atti cap. 10) – ci presenta un momento decisivo nella storia della Chiesa: la scelta di predicare il vangelo ai pagani, dai quali gli ebrei rifuggivano, portare il vangelo al grande mondo dell’impero romano. Un centurione romano, Cornelio, ha pregato e la sua preghiera è giunta sino a Dio. E Dio spinge Pietro ad andare da lui. Tante invocazioni salgono a Dio anche oggi da tante parti del mondo.

Il cammino di Pietro fino alla casa di Cornelio, a Cesarea, ci indica il cammino di ogni comunità cristiana: uscire da se stessi per essere missionari verso coloro che sono lontani dal Vangelo. La Parola di Dio mette in movimento, fa incontrare Pietro e Cornelio, espressione di mondi diversi e lontani, e permette di far diventare realtà quelle visioni che essi, a prima vista prima non comprendevano e che ora possono vivere. È la strada che il Signore continua ad indicare ai suoi discepoli di ogni tempo.

Intenzioni di preghiera

1) Perché Gesù che ci chiama amici, ci aiuti ad aprire il nostro cuore al comandamento dell’amore perché possiamo viverlo con audacia nel tempo presente rinnovando nella vita della nostra Comunità i prodigi della sua misericordia.

2) Per Papa Francesco che non cessa di chiedere pace e per la Chiesa: perché susciti nel cuore degli uomini e dei popoli il desiderio della pace e della convivenza tra i popoli. Perché ciascuno di noi si faccia cercatore della pace. Per il nostro vescovo Domenico.

3) Perché anche noi come il Risorto siamo capaci di amare tutti, senza fare preferenze di persone e facendo della nostra vita un dono per i fratelli.

4) Perché il principe della Pace, spenga l’odio nel mondo, ponga fine ai conflitti e conceda a tutti ma soprattutto all’Ucraina, a Gaza, a Israele, al Sudan e ovunque si combatte, di ritrovare le vie della riconciliazione. Per chi soffre e subisce violenza, per tutti coloro che sono ancora sequestrati: perché cessi ogni inutile spargimento di sangue.

5) Per chi lotta contro la morte, per chi soffre, per chi è gravemente malato: perché trovi sempre nella famiglia di Dio soccorso, guarigione, salvezza.