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La Parola e la vita - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione dell' 11/02/24

Domenica 6ª del Tempo Ordinario
 
 

Letture: Levitico 13, 1-2.45-46; Salmo 31; 1Corinzi 10,31 – 11,1; Marco 1, 40-45.

 

dal Vangelo di Marco 01, 40-45

40Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». 41Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». 42E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

43E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito 44e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».

45Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.


VIVERE CON GESÙ È ESSERCI PER GLI ALTRI


Un lebbroso supplicava Gesù in ginocchio:
«Se vuoi, puoi purificarmi!».
E Gesù gli disse: «Lo voglio, sii purificato!».

Gesù è colui che va incontro, che accoglie

Quanti incontri di Gesù che ci sono riportati dai Vangeli, con le persone più diverse! Fra queste troviamo quelle che erano escluse, presso le quali Gesù si fermava e se ne prendeva cura. Gesù non accetta il rifiuto sociale degli indesiderabili. Mentre tanti – ieri e oggi – si sforzano di difendere la propria piccola felicità, evitando ogni relazione e contatto con chi soffre, Gesù è colui che va incontro, che accoglie, che si commuove dinanzi a coloro che chiedono di essere ascoltati, guariti, salvati.

Il lebbroso messo al centro della pagina evangelica di oggi, viene da Gesù. Ma secondo la Legge di Mosè, non può entrare in contatto con nessuno, il suo destino è quello di vivere escluso. Davanti a quest’uomo Gesù non va oltre, ne ha compassione, si ferma, lo ascolta; si commuove profondamente nel suo intimo dinanzi alla richiesta: «Se vuoi, puoi purificarmi!». La tenerezza prende il sopravvento e senza esitazione tende la mano e lo tocca dicendo: «lo voglio, sii purificato!»

Avere fede è partecipare alla vita stessa di Gesù

Quante esclusioni nel nostro mondo che vanno contro la compassione del Padre che Gesù ci ha manifestato. I piccoli, i poveri, i deboli, gli stranieri, i diversi … Sono tanti. E noi impariamo dal Signore a non andare oltre, ad ascoltare, farci carico delle domande e dei bisogni di questi nostri fratelli e sorelle. Avere fede è partecipare all’essere stesso di Gesù, lui esiste esclusivamente per gli altri. Con Gesù c’è un rovesciamento completo dell’essere dell’uomo. Chi viene guarito si apre alla gioia, quel lebbroso guarito «si mise a proclamare e a divulgare il fatto». ma c’è anche la gioia di chi si è adoperato per la guarigione.

Dalla libertà di se stessi, dall’esserci per gli altri, noi partecipiamo e viviamo la vita che viene da Dio, il trascendente è il prossimo che ci è dato di volta in volta di incontrare; Dio si manifesta nel volto di tanti fratelli e sorelle che bussano alla porta di questo edificio spirituale che è la Chiesa, la comunità cristiana che nasce dal Vangelo accolto e vissuto. Quanti sono coloro che soffrono, spesso senza speranza nei diversi luoghi del nostro mondo, in tanti paesi e città dove il Signore ci conduce. Sono molti quelli che hanno bisogno di una mano tesa che arrivi a toccarli.

La nuova storia che nasce dal vangelo

Con Gesù inizia una nuova storia con tutti coloro che si mettono a camminare con lui: una storia dell’amore di Dio che si espande, che fa uscire da se stessi e si apre alla storia comune dei figli di Dio. Nelle parole di Gesù c’è una forza che si comunica, che unisce, che ci apre agli altri, che ci fa vivere l’amicizia che viene da Dio. L’esperienza che il Signore ci fa vivere è liberante perché – come ha detto il cardinale Zuppi - «ci fa uscire dall’egocentrismo e ci fa accorgere degli altri, ci fa vedere come amare gli altri, ci fa star bene. Oltre che fa star bene».

Anche noi vogliamo continuare a vivere i tanti incontri ai quali il Signore ci conduce. È una lista lunga quella delle persone che attendono, dai poveri, ai migranti, agli anziani, tutti scartati. Non torniamo a ripiegarci su noi stessi, a cercare giustificazioni che non danno gioia. Il Signore cammina davanti a noi e ci indica nuove strade, nuovi percorsi, nuove persone che non ci lasciano indifferenti. Questa famiglia è chiamata a crescere, a comunicare quello che viviamo con la forza del Vangelo che cambia il mondo. Parliamo come quel lebbroso che coinvolge tanti altri nella sua gioia. Operiamo perché tanti altri si uniscano a noi e diventino anch’essi operai nella casa del Signore.

Intenzioni di preghiera

1. Perché il Signore che ha toccato il lebbroso e l’ha risanato, tocchi oggi il cuore di tanti e lo liberi dall’indifferenza e dall’individualismo che spinge a chiudere gli occhi davanti al male.

2. Per Papa Francesco, per il nostro vescovo Domenico e per la Chiesa tutta perché manifesti la presenza di Gesù che si china sui malati e condivide con affetto il loro dolore.

3. Per coloro che a causa della malattia sono scartati, tenuti ai margini, abbandonati. Perché la forza di guarigione del Signore Gesù risani il loro corpo e restituisca alla vita. Perché la lotta contro il male superi pregiudizi e paure.

4. Perché facciamo nostra la volontà chiara di Dio che nessuno sia escluso dalla salvezza e la comunichiamo con audacia agli uomini e alle donne del nostro tempo. Per la pace in ogni luogo dove non c’è pace, per l’Ucraina, la Terra Santa, il Sudan.

5. Per le autorità politiche ed economiche: perché si impegnino a combattere le gravi malattie che ancora oggi non hanno cure sufficienti, soprattutto negli angoli più poveri della terra.