Domenica 32ª del tempo ordinario /C

11
novembre
2001
Letture bibliche: 2 Maccabei 7,1-2.9-14; Salmo 16; 2Tessalonicesi 2,16 - 3,5; Luca 20, 27-38.

Gesù in mezzo ai Sadducei

dal Vangelo di Luca cap. 20, versetti 27-38

27Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:
28"Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.
29C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.
23Da ultimo anche la donna morì. 33Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie".

34Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio.
37Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui".

VIVIAMO DA FIGLI DELLA RESURREZIONE

Le scelte dei cristiani oggi

La Parola di Dio che ascoltiamo va sempre calata nella realtà che viviamo presentemente.
Un gruppo di uomini - i sadducei(1) - si avvicina a Gesù con una domanda ridicola o improbabile per metterlo in difficoltà e vedere come se la cava.

È un atteggiamento tanto diffuso anche oggi (a volte è anche nostro): fare discussioni senza lasciarsi coinvolgere nel profondo. Anche i cristiani si sentono portati alle discussioni, alle interpretazioni della realtà senza farsi carico dei bisogni del mondo.

Viviamo un tempo difficile, segnato dagli atti terroristici dell'11 settembre e dalla guerra come reazione a una violenza prima inimmaginabile. Come cristiani ci lasciamo interrogare da questi eventi e sentiamo - in un tempo di guerra e di contrapposizione - di essere chiamati a lottare per la pace con le armi della preghiera, dell'amore, del dialogo, della pietà per i poveri e i sofferenti.

Aprirci al Dio della vita

Alla domanda capziosa dei sadducei, Gesù risponde affermando che i credenti sono figli della resurrezione, figli di Dio. E come tali sono chiamati a comportarsi. Noi non siamo portatori solo dell'immagine dell'uomo terreno - afferma l'apostolo Paolo - ma anche dell'uomo che viene dal cielo (cfr. 1ª Corinzi 15,49).

Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe - afferma Gesù - non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui. Noi siamo chiamati ad aprirci al Dio della vita, che ama e insegna ad amare la vita: accoglierla, difendere quella di chi è in pericolo o in difficoltà, sostenerla.

Davanti a scontri, contrapposizioni, guerre e invocazioni che si levano da tante parti del mondo noi alziamo con forza la nostra voce al Dio vivente, Dio dei nostri padri. La nostra preghiera si fa insistente, incessante. Crediamo nel regno di Dio che viene, mentre accogliamo la parola di Gesù e combattiamo il male che sembra manifestarsi con più virulenza in questo tempo, con la forza della preghiera. La fede nella Parola di Dio ci spinge a pregare con insistenza, a farci vicino a quelli che soffrono e hanno bisogno di aiuto, a cercare sempre la via del dialogo anche quando sembra impossibile.

Le armi del cristiano

Questa è la nostra forza, queste sono le nostre armi. E mentre preghiamo si rafforza la nostra fede: fede nella resurrezione dell'uomo, di questo mondo, in attesa della resurrezione finale.

La nostra fede sfida il male, la stessa fede manifestata dai sette fratelli con la loro madre davanti al re tiranno, una fede coraggiosa che sa osare, che nasce dalla preghiera comune e da quella fatta nel silenzio del proprio cuore (cfr. 2° Maccabei 7, 1-2.9-14).

Apriamoci al Dio della vita, operiamo con la fede in lui. Il Signore dirige i nostri cuori e i nostri passi nella via dell'amore verso di lui e verso i poveri che invocano aiuto. La Parola di Dio che si diffonde sempre più in noi, attraverso di noi può giungere ad altri e così da essere liberati dagli uomini perversi e malvagi (2ª Tessalonicesi 3, 1-2).

Viviamo da figli di Dio, introdotti nella sua vita grazie alla resurrezione del Figlio suo. Vivendo per Dio su questa terra, noi viviamo già la vita di resurrezione.

Sintonizzati su quello che sta accadendo nel mondo, viviamo la nostra fede nel Signore risorto che ha vinto la morte e sconfitto il male; combattiamo con lui contro gli spiriti del male con le armi che egli pone nelle nostre mani: con "la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio e pregando incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza" (cfr. Efesini 6, 10-20).

(1) I Sadducei:

Il partito dei Sadducei era composto soprattutto da ricche famiglie sacerdotali e da nobili laici che si richiamavano a Sadoc (vedi Ezechiele 44,15), i cui discendenti erano gli unici riconosciuti come sacerdoti legittimi. Essi concentravano la propria attività nel tempio e nella politica.

In teologia erano conservatori: non accettavano la Tradizione orale e si sottomettevano all'autorità del Pentateuco. Poiché i libri di Mosè non parlano di risurrezione, i sadducei la contestavano: agnostici, più che negatori decisi.

Niente, nel messaggio di Gesù, risulta accettabile per i sadducei: né la sua immagine di Dio Padre, né la sua certezza della risurrezione, né la sua indulgenza per i miserabili, né le sue severità verso il tempio; e neppure le sue parabole. Questa incompatibilità ebbe molto peso nel processo di Gesù da parte del Sinedrio.

Ricchi, autoritari, legati di fatto al potere romano, i sadducei attirarono su di sé l'odio degli zeloti di Israele e furono in gran parte massacrati, durante la rivolta del 66-70. In seguito non svolsero più nessun ruolo.


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