Domenica 14ª del tempo ordinario /C

8
luglio
2001
Letture bibliche: Isaia 66,10-14; Salmo 65; Galati 6,14-18; Luca 10,1-12.17-20.

Inviò i discepoli a due a due

dal Vangelo di Luca cap. 10, versetti 1-12.17-20

[1]Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. [2]Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. [3]Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; [4]non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. [5]In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. [6]Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. [7]Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. [8]Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, [9]curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. [10]Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: [11]Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. [12]Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.
[17]I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: "Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome". [18]Egli disse: "Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. [19]Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. [20]Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli".

LA PRESENZA DEI DISCEPOLI DI GESU' NEL MONDO

Discepoli del Signore, lievito nuovo che fermenta la massa

Davanti a questo mondo, con le sue domande, le sue sofferenze, le differenze grandi fra mondo ricco e mondo povero e sottosviluppato, quelli che hanno conosciuto Gesù e il suo Vangelo sono chiamati ad essere un lievito nuovo che fermenta la massa, una presenza come quella di Gesù che si è fatto vicino agli uomini con passione e con misericordia.
"La messe è molta, ma gli operai sono pochi" (Luca 10,2): tanti sono quelli che portano il nome di cristiani, ma pochi sono quelli che operano come discepoli del Signore in questo mondo.

I discepoli del Signore nel farsi vicino agli uomini, portano poche cose con sé, come bagaglio: il Vangelo che si fa amore concreto nella propria vita, la preferenza per le persone più povere, la testimonianza di una fraternità in mezzo a un mondo che sa più contrapporsi e combattersi, piuttosto che incontrarsi, ascoltarsi, dialogare e accogliere. Così, piccoli e poveri, disarmati, possono comunicare amore, creare amicizia, lanciare ponti fra sponde opposte.

La comunità dei discepoli è aperta al mondo

Il Signore ci chiede di uscire fuori: fuori anche dalla comunità perché non diventi un'oasi di pace, isolata e chiusa agli altri; uscire fuori, facendoci incontro alle persone che vivono una vita pesante, dura. È la pesantezza della solitudine, dell'abbandono, della malattia, della povertà.
Il Signore Gesù ha detto: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò" (Matteo 11,28). Ma chiede ai suoi discepoli di preparargli la strada perché tanti lo possano incontrare: "egli designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi" (Luca 10,1).

Siamo portatori di pace, una pace che abbiamo ricevuto dal Signore, ma che si comunica nello stare vicini in modo paziente, fedele, a volte silenzioso. Non servono tanto i discorsi, quanto piuttosto comunicare un affetto che non chiede il contraccambio, l'amore gratuito che il Signore ci ha fatto conoscere.

Quello che conta è essere "nuova creatura"

Spesso, fermandoci a riflettere su noi stessi e sul modo di guardare agli altri intorno a noi, ci scopriamo ancora prigionieri di regole, condizionamenti, schemi culturali. Con molta libertà e chiarezza Paolo dice ai cristiani della Galazia - e a noi oggi - : "Non è la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura" (Galati 6,15). E, per gli ebrei, la circoncisione era il segno distintivo di appartenenza al popolo di Dio. Ma Paolo dice che quello che conta è la trasformazione che la Parola del Signore opera nel profondo di ciascuno di noi e che ci rende nuove creature, fa di noi persone nuove, con un volto che esprime la presenza di Dio in noi.

Il Signore che viene in noi e ci trasforma col suo Spirito, ci fa stare in mezzo agli uomini con quella commozione e affetto per l'uomo che è la commozione di Dio per gli uomini. La commozione di Dio è la tenerezza verso gli uomini, mai si manifesta con violenza, con la voglia di imporre alcunché. Ma si fa presente e vicino aspettando che l'altro risponda e accolga. A volte il Signore aspetta per anni. E quanto poco noi sappiamo attendere che l'uomo accanto a cui stiamo, liberamente risponda.

Crescere nella fraternità

Ci dà gioia stare insieme, come fratelli, nella comunità del Signore. Dobbiamo imparare ad amare la comunità, ad amare la Chiesa concreta dove il Signore ci ha chiamato a vivere. Ognuno di noi fa crescere la comunità, fa crescere la fraternità cercando il fratello, ascoltandolo, aiutandolo, perdonandolo, senza pretendere, senza imporre, senza recriminare.

Questo non è rinunciare, non è essere passivi, ma piuttosto è essere attivi nell'amore, credendo che l'amore è più forte del disinteresse, della indifferenza, e che alla fine vince in modo inaspettato.
Chi crede e accoglie l'invito del Signore conosce la gioia, una pace profonda, una serenità che ci dà forza, che ci fa proclamare: "Grandi sono le tue opere, Signore, mirabili tutte le tue vie".


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