4ª domenica - tempo di Quaresima
25 marzo 2001
letture bibliche: Giosuè 5, 9.10-12; Salmo 33; 2Corinti 5, 17-21; Luca 15, 1-3.11-32.
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Vangelo festivo
25 mar 01

Luca, capitolo 15, versetti 1-3.11-32.
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". Allora egli disse loro questa parabola:
"Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.

  Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
 
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.

"Il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò"







Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare.
Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.
Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".


"Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"

AVERE GLI STESSI SENTIMENTI DI DIO



Il
"modo di fare"
di Dio

È sempre forte in noi la tentazione di addomesticare Dio, di adattarlo al nostro modo di pensare e di sentire. È la tentazione che ha conosciuto Gesù nel deserto e durante la sua vita terrena.

Se noi - come il Signore - non vogliamo "vivere di solo pane", solo per noi stessi, ma di "ogni parola che esce dalla bocca di Dio", vedremo prendere corpo in noi una nuova mentalità, un modo diverso di pensare. Diventerà "normale" voler bene ai poveri, agli stranieri; accorgerci delle persone dimenticate perché anziane e malate e prenderci cura di loro; accogliere chi è lontano e disprezzato.

Questa "normalità nuova" nasce dal rapporto costante con la Parola di Dio, col Vangelo. Così ha agito Gesù e così devono agire i suoi discepoli, coloro che vogliono seguirlo.

Ci rendiamo conto, a questo punto, che il nostro modo di pensare e di vivere ha bisogno di essere profondamente rinnovato, lasciandoci continuamente illuminare dalla Parola di Dio.

Ai tempi di Gesù gli scribi e i farisei erano coloro che si preoccupavano di osservare la legge di Mosè ed erano in disaccordo col comportamento accogliente che Gesù aveva nei confronti di persone per le quali essi non provavano che disprezzo: "i farisei e gli scribi mormoravano: costui riceve i peccatori e mangia con loro".

Dio
si manifesta
in Gesù

Il racconto evangelico di oggi ci mostra Gesù che vuole aiutarci a comprendere la condotta di Dio verso i peccatori, una condotta che tanti non capiscono.
Il figlio maggiore della parabola pensa che il comportamento di suo padre non è giusto: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso".
Un'accusa simile la troviamo anche sulla bocca degli operai della prima ora, nella parabola della vigna: "questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo" (Matteo 20, 12).

Ma è questo il modo inventato da Dio perché venga il suo regno sulla terra. Questo modo Gesù lo attua e lo rende presente. Vedendo Gesù che agisce vediamo Dio che agisce. A Filippo Gesù dice: "Filippo, chi ha visto me, ha visto il Padre. Il Padre che è in me compie le sue opere" (Giovanni 14,9-10).
E noi siamo chiamati a compiere le sue stesse opere: "anche chi crede in me, compirà le opere che io compio" (Giovanni 14,12). Siamo chiamati a diventare imitatori del Signore Gesù; e Paolo lo ha ben compreso quando dice ai cristiani di Corinto: "fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo" (1 Cor. 11,1)
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Conoscere
le "gioie"
di Dio

Il Signore desidera renderci partecipi della gioia che egli prova ogni volta che una donna o un uomo smarrito ritrova la casa del Padre. L'accoglienza che egli riserva ai peccatori si spiega solamente con il suo amore. Il motivo della gioia, il Padre lo esprime in una specie di ritornello: "questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".

È la gioia che conoscono i discepoli del Signore anche oggi, quando dei prigionieri vengono liberati, quando persone dimenticate trovano il calore di una casa, dell'accoglienza affettuosa; quando vediamo il sorriso tornare sul volto di tanti anziani in istituto; quando persone che vivono per strada siedono attorno ad una tavola imbandita per loro, e si gioisce e si è contenti insieme.

Avere
i sentimenti
di Gesù
e continuare
la sua opera

Gesù ci parla anche oggi col suo Vangelo, con questa parabola, perché convertiamo i nostri cuori, imparando a ricercare non solo il proprio interesse ma anche quello degli altri.
"Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" - ci dice l'apostolo Paolo (Filippesi 2,5).
E davanti a questo Vangelo comprendiamo meglio cosa voglia egli vuole dire quando afferma: "se uno è in Cristo, è una creatura nuova …Dio che ha riconciliato a sé il mondo per mezzo del suo Figlio, ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (2 Corinzi 5,18-19).

Noi cristiani, uniti profondamente al Signore, continuiamo nel mondo la sua opera, abbattendo i muri di separazione, di inimicizia, di indifferenza, a servizio della riconciliazione e della pace.
Se stiamo col Signore e operiamo con lui, tutti insieme veniamo edificati per diventare dimora di Dio in mezzo agli uomini.
E la costruzione del Regno di Dio, edificata sulla salda roccia della sua Parola, crescerà ben ordinata e Dio sarà in mezzo a noi fino al giorno della sua piena rivelazione
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