6ª domenica - tempo ordinario
11 febbraio 2001
 

Vangelo festivo
11 feb 01

dal Vangelo di Luca, capitolo 6, versetti 17 e 20-26.

Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante.
C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone.
Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.



Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
"Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio".
Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.
Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
COL SIGNORE VIVIAMO UNA VITA FECONDA, CARICA DI FRUTTI
da Gesù viene una forza
che guarisce

Ancora una volta troviamo Gesù all’aperto, davanti a una folla venuta da varie parti per ascoltarlo. Essi sentono che da Gesù viene una forza che agisce nel cuore degli uomini e li rende migliori.

Gesù ha trascorso una intera notte in preghiera prima di scegliere fra i suoi discepoli quelli che saranno identificati con i “Dodici”. E con loro scende in pianura dove tanti lo aspettano.


occorre
pregare


È bene fermarsi sulla importanza della preghiera nella nostra vita. Pregare insieme, pregare da soli: ma sempre abbiamo bisogno di stare davanti al Signore meditando le sue parole, per poter vivere in maniera saggia e spendere il nostro tempo perché noi e questo nostro mondo diventino sempre più umani.


povertà
di mezzi


Il Vangelo specifica che Gesù, rivolto ai suoi discepoli, comincia a dire: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio”. I discepoli, gli amici del Signore, sono poveri, perché non dispongono di tanti mezzi e nella povertà manifestano che ogni forza viene dal Signore. Infatti quando Gesù manda i suoi discepoli a predicare il regno di Dio e a guarire i malati, dice loro: “non prendete nulla per il viaggio, né bastone né borsa né pane né soldi né due tuniche per ciascuno” (Luca 9, 2-3).

Essi andranno forti solo della parola ricevuta, della preghiera che hanno imparato a rivolgere a Dio guardando al Signore. E andando a due a due, saranno l’un l’altro, un aiuto vicendevole.

La forza della Chiesa, di ogni comunità cristiana è la stessa del Signore nostro. Non è con i mezzi materiali che si arriva a toccare i cuori degli uomini. È piuttosto la forza di quell’amore che ci viene donato stando fedelmente insieme al Signore.

Credere
nella forza
della Parola
del Signore

L’uomo che pone la fiducia in se stesso e nei propri mezzi, quando vede che non può soddisfare il suo desiderio più profondo di gioia, di vita, di felicità, finisce col convincersi che la vita non può dare tutto e che per questo bisogna accontentarsi.

Ma coloro che pongono la loro fiducia nel Signore sperimentano che il Signore nutre abbondantemente quelli che confidano in lui. E si vive con gioia, anche in mezzo alle difficoltà, nella pace e col desiderio di comunicare a tutti il Vangelo, perché cresca il numero di quelli che vivono in pace. “Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete”.

la fiducia
in noi stessi
blocca
la crescita
interiore

Tanti hanno sperimentato e sperimentano che queste parole sono vere; la parola del Vangelo giunge a toccare l’intimo di ogni uomo e a soddisfare i desideri più profondi di vita piena che sono in ciascuno: un’amicizia che ha come sorgente il Signore stesso, e che dà gioia; tanti fratelli e sorelle, tanti incontri belli con i poveri, che diventano tuoi amici, tuoi familiari, i tuoi fratelli più piccoli.

E le afflizioni, le difficoltà, si sciolgono in questo orizzonte largo di amicizia che vive la comunità dei discepoli del Signore.

Quanto è grande attorno a noi la fiducia in se stessi. E quanto anche noi siamo facilmente preda di noi stessi, prigionieri di quell’amore per sé, che ci tarpa le ali, ci azzoppa e non ci fa camminare con passo spedito verso le gioie del Signore. E si finisce col credere che la vita è così, che bisogna accontentarsi di quello che si riesce ad ottenere.


un popolo
che attinge
la sua forza
dal Signore


Vivere accanto al Signore, meditando ogni giorno la sua parola, è essere come un albero piantato lungo il fiume: le sue radici si allungano verso il terreno reso fertile dall’acqua. L’albero vicino al fiume non teme il caldo, la siccità; e le sue foglie rimangono sempre verdi.

Tanti alberi accanto al fiume della Parola di Dio: è l’immagine del popolo dei discepoli, che attingendo alla sorgente della Parola di Dio vivono una vita che si allarga sempre più, che si apre ai lontani, a quelli che vengono tenuti in disparte. E tutti insieme si cresce nella capacità di voler bene, di attirare altri al Signore, di far crescere la sua famiglia e di diventare fonte di sollievo, di gioia per tanti che cercano la forza di amore del Signore.

È l’immagine più bella e più viva della Chiesa.

beato l'uomo
che teme
il Signore
Tornano alla mente le parole del salmo 1, che danno gioia e che fanno cantare insieme:
“beato l’uomo che si compiace della legge del Signore
e la medita giorno e notte.
Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai”.

Vangelo festivo