4ª domenica - tempo ordinario /c - 28 gennaio 2001
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san Gennaro all'Olmo
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dal Vangelo di Luca, capitolo 4, versetti 21-30

Gesù prese a dire nella sinagoga: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi".
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?".

Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!".
Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro".

All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.


il vangelo
apre al mondo

Ascoltare Gesù oggi significa per noi lasciarci attirare nell’orizzonte vasto del Regno di Dio. Ogni volta che ascoltiamo la Parola di Dio, si avvia un processo di apertura del cuore che spinge oltre noi stessi.

Gesù ha letto le parole del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me … per questo mi ha consacrato e mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia…”.
I nazareni, concittadini di Gesù, rimangono stupiti quando egli comincia a parlare dicendo che questa parola si realizza con la sua venuta.
Ma non riescono a capire che la Parola di Gesù chiama a uscir fuori, varcare i piccoli orizzonti della propria vita quotidiana, per incamminarsi col Signore incontro agli uomini.

Gesù non si lascerà imprigionare dai suoi concittadini, che vorrebbero possedere per loro l’attività che egli ha iniziato a svolgere, farne un proprio monopolio.
Gesù deve andare altrove, il Vangelo deve essere annunziato al mondo.


tendiamo a restringere l'orizzonte del Vangelo

Stare con Gesù significa incamminarsi con lui per le vie indicate dal suo amore, vie senza confini, senza limiti.
Sono le vie che si scoprono mettendosi in ascolto, nella preghiera, nella meditazione del Vangelo, nella riflessione comune dei discepoli raccolti insieme attorno alla Parola.

C’è nei concittadini di Gesù, ma credo in ognuno di noi, la tendenza a restringere la forza di apertura insita nella Parola di Dio, a farla diventare qualcosa che viene risucchiata nell’ambito della propria vita.
Dice Gesù: “Voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”.
Come dire: tu sei di questo paese, resta qui, lavora qui, più che iniziare ad andare altrove.

Viene da pensare alle tante volte in cui le nostre comunità si ripiegano su se stesse, prese dai propri problemi interni e finiscono col rinunciare ad aprirsi al mondo più vasto, iniziando dalle persone più vicine fino a quelle che sono lontane.


uscire dalle "chiese"

Deve farci riflettere l’azione di Gesù, che senza escludere la predicazione nelle sinagoghe e nel Tempio di Gerusalemme, si è svolta prevalentemente per le strade e nelle piazze, nelle case, avvicinando persone che difficilmente si sarebbero recate “in chiesa”.

Gesù è stato il “pastore pellegrino”. Egli afferma che l’inviato di Dio, il profeta, non può limitare la propria azione dentro i confini del proprio piccolo mondo, non è chiamato a rimanere in casa sua. Per questo cita due esempi presi dalla storia dei profeti Elia (primo libro dei Re 17, 7-16) ed Eliseo (secondo libro dei Re 5, 1-27): l’aiuto dato a due stranieri, una donna (la vedova di Sarepta vicino a Sidone, durante un periodo di siccità) e un uomo (Naaman, il Siro lebbroso).

Il Vangelo, che è liberazione dei prigionieri, degli oppressi, deve raggiungere ogni donna e ogni uomo. Gesù non può limitare la propria azione ai suoi paesani, agli ebrei, ma deve rivolgersi anche al mondo che è fuori da questi confini. Questo lo ha ben capito l’apostolo Paolo quando afferma: “guai a me se non predicassi il vangelo!” (1ª lettera ai Corinzi cap. 9, vers. 16).


il coraggio di aprirsi

La reazione dei presenti alla predicazione di Gesù ci fa vedere lo spirito di conservazione e di chiusura che è anche nel nostro cuore e che tante volte finisce per imprigionare l’impulso universale del Vangelo: “tutti furono pieni di sdegno, si levarono e lo cacciarono fuori della città” (Luca 4, 28-29).
Questa reazione ci fa pensare alle difficoltà della Chiesa degli Atti, nel primo secolo, quando una parte vuole rimanere nell’orizzonte del mondo giudaico, l’altra sente l’impulso ad aprirsi al mondo intero.
E il primo concilio della Chiesa, quello di Gerusalemme, sancirà l’apertura della Chiesa al mondo dei pagani.

L’ultimo Concilio, il Vaticano II (Roma 1962-1965), ha chiamato la Chiesa a risvegliarsi, ad andare incontro al mondo, a far uscire il Vangelo dalle chiese e portarlo fuori.
Ma c’è tutta una fatica, una resistenza dentro l’uomo, che l’episodio di Nazaret ci aiuta a focalizzare.


il Vangelo genera all'amore

Non lasciamo che il Signore passi oltre noi, come avvenne a Nazaret: “egli passando in mezzo a loro, se ne andò”. La parola del Vangelo accenda in noi il fuoco della carità, dell’amore di Dio, che ci trasforma e ci apre al mondo, a partire dal vicino della porta accanto, al collega d’ufficio, ai tanti che abbiamo occasione di incontrare.

Il Vangelo accolto genera in noi l’amore di Dio, la carità che l’apostolo Paolo descrive nella lettera ai Corinzi (1ª Corinzi, capitolo 13), un fuoco che sgombera il cuore dagli ostacoli che frenano o bloccano.

L’amore di Dio, la carità - egli dice - è paziente, è benigna, non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.

Trasformati da questo amore, col Signore possiamo andare molto lontano.


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