2ª domenica - tempo ordinario /c
14 gennaio 2001

vedere e comprendere con gli occhi della fede





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Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesùgli disse: "Non hanno più vino". E Gesù rispose: "Cheho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora".La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".
Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi glieneportarono.
E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".
Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana diGalilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credetteroin lui.
Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.
(dal vangelo di Giovanni capitolo 2, versetti 1-12)


 


le nozze di Cana

 

Questa pagina del Vangelo di Giovanni non è da ascoltare con distacco, perché in modo sintetico ci svela la realtà della nostra vita e le prospettive che si aprono a coloro che credono.

Si tratta del primo gesto che Gesù compie, in un contesto di nozze. Le nozze indicano un momento di gioia per eccellenza, ma la pagina del Vangelo ci vuole aprire ad una prospettiva più larga da saper leggere e comprendere.

Il messaggio che ci viene dalla presenza di Gesù a questa festa è che noi siamo chiamati alle nozze con Dio e a fruire della gioia che promana da lui. La venuta di Gesù in mezzo agli uomini rende possibile questa comunione gioiosa fra noi e Dio, portatrice di gioia profonda e duratura.

L'episodio del Vangelo è quello di uno sposalizio, durante il quale viene a mancare il vino, simbolo di gioia. Alla festa è presente Maria, la madre di Gesù. Questi è presente come invitato, assieme ai suoi discepoli.

Il  vino che viene a mancare durante la festa ci fa pensare alla gioia che tutti cerchiamo, che cominciamo a vivere in tante situazioni, ma dopo un po' viene a finire. Pensiamo alle tante nostre esperienze di inadeguatezza a perseguire la gioia fino in fondo. I nostri momenti belli durano sempre molto poco!

Nell'episodio Maria si mostra come colei che si rende conto e sa a chi rivolgersi. Nell'indigenza essa si rivolge al Figlio, colui che è venuto a portare l'abbondanza dell'amore di Dio e a riversarlo nella nostra vita. È questo il senso dell'acqua che diventa vino e quel vino è migliore di quello servito prima. Maria è il prototipo del credente, a lei abbiamo da guardare come via per credere.

"Riempite d'acqua le giare; e le riempirono fino all'orlo": l'azione di Dio non sopprime quello che noi abbiamo, ma dà sapore e senso nuovo ad esso. L'acqua che i servi usano per riempire le sei giare di pietra indica proprio quello che l'uomo ha. È proprio quest'acqua che viene trasformata ascoltando le indicazioni del Signore.

Noi tante volte facciamo delle esperienze belle di comunione, di incontro gioioso in cui sappiamo che c'è la presenza del Signore. Ma facilmente ci fermiamo alla constatazione positiva dei fatti, facciamo una lettura materiale, diciamo che le cose sono andate molto bene, senza andare oltre. Come il maestro di tavola presente alle nozze. Egli assaggia il vino, senza sapere della provenienza, e constata che è molto buono, migliore di quello che era stato servito sino a quel momento. Ma non riesce a capire di più. Un di più che viene dalla fede.

Solo i discepoli di Gesù vedono in quello che accade una manifestazione dell'amore di Dio, una epifania di Dio; e cominciano a credere inlui.

La scelta di Maria davanti all'esaurimento del vino ci aiuta a riflettere: Maria  non si agita, ma si rivolge al Figlio: "non hanno più vino". Ed è questa comunicazione che porta alla manifestazione dell'azione di Dio verso di noi, attraverso Gesù.      

Insomma: noi non siamo condannati ad accontentarci di un po' di gioia che finisce subito, non siamo votati a rincorrere una gioia che non sarà mai piena. Con Gesù noi veniamo liberati dai nostri limiti, le nostre umanità vengono trasformate e attratte nell'orbita di Dio.

Queste cose non si capiscono con uno sforzo intellettuale, ma solo con la fiducia di Maria e con l'obbedienza dei servi di cui ci parla il Vangelo. Altrimenti ci fermeremo anche a constatare dei fatti nuovi e belli, ma senza riuscire ad andare oltre, l'oltre della fede.

E chi crede ha un compito: quello di comunicare a tutti, in tutti i modi, che la nostra condizione umana ora ha la possibilità di venire trasformata, come l'acqua delle nozze di Cana trasformata in vino buono.

Possiamo ora comprendere le parole del profeta Isaia (cap. 62, vv.1-5): "non mi terrò in silenzio, ... non mi darò pace finché non sorga la giustizia come stella e la salvezza non risplenda come lampada. Tu - dice rivolto agli uomini - non ti chiamerai più "Abbandonata" né la terra sarà detta "Devastata". Tu sarai chiamata "Sposata" perché il Signore si compiacerà di te".

E il brano di Isaia conclude: "come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te".

Questo matrimonio con Dio, questa comunione da realizzare poco a poco, giorno per giorno, condurrà noi tutti alla piena realizzazione di una vita che fa essere contenti nel profondo.

Da quell'acqua che rappresenta le cose della nostra vita, trasformata in vino per l'intervento buono del Signore, noi possiamo attingere ogni giorno, crescendo nel nostro rapporto di comunione con Dio e gustando il sapore bello di una vita nell'amore.

 

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