Festa della Santa Famiglia
Il tempo vissuto con Dio
31 dicembre
2000
Letture bibliche: Atti 14, 21-27; Salmo 144; Apocalisse 21, 1-5; Giovanni 13, 31-33.34-35.

Dal Vangelo di Luca, cap. 2 vv.41-52

I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l`usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l`udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.



Gesù a 12 anni nel tempio

IL TEMPO VISSUTO CON DIO

Una risposta
di Gesù
da comprendere

L'episodio del Vangelo conclude i racconti dell'infanzia riportati dall'evangelista Luca e fa quasi da introduzione alla vita pubblica di Gesù: i suoi genitori vanno ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua e quando il figlio ha dodici anni, per la prima volta si accompagna a loro. Alla fine della festa, che durava una settimana, i genitori non si accorgono che Gesù rimane a Gerusalemme. Lo ritrovano dopo tre giorni di ricerca.

C'è bisogno di fermarci sulla risposta di Gesù al rimprovero della madre, Maria, risposta che i suoi genitori non comprendono: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".
Alla fine Gesù ritorna con i suoi a Nazaret, dove vive loro sottomesso crescendo in intelligenza, età e grazia "davanti a Dio e agli uomini".

Comprendere
il mistero
che si nasconde
in quel bambino

Questo episodio di Gesù dodicenne svela il mistero che si nasconde in quel bambino. E, anche se Maria e Giuseppe sanno delle sue origini, il mistero di quel bambino resta sempre qualcosa che li supera e ci supera, che va oltre noi, oltre la realtà profonda che vive in quel ragazzo.

Tutti quelli che vivono la propria vita con la fede nel Signore, credono in lui, pregano, si lasciano guidare dagli insegnamenti del Vangelo. Ma c'è una conoscenza interiore che può crescere solo meditando, riflettendo e fermandosi quasi in contemplazione davanti al Signore che si fa vicino agli uomini: è l'atteggiamento di Maria, la Madre, che "conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore".

C'è bisogno per noi donne e uomini moderni - possiamo dire del terzo millennio che inizia - di rientrare sempre più spesso in noi stessi per riscoprire la nostra vera dignità, quella di figli voluti bene da un Padre che si manifesta in Gesù.

Scoprire
la nostra vera
identità:
siamo figli
di Dio

Nell'episodio odierno conosciamo le prime parole pronunciate da Gesù secondo il vangelo di Luca: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Egli manifesta la sua relazione di Figlio col Padre celeste. È la stessa relazione che è data di vivere anche a noi che - come dice Giovanni nella prima lettera (3,1) - "siamo chiamati figli di Dio e lo siamo realmente".
Noi siamo uomini e donne di diversa età, condizione, cultura, ma abbiamo un'unica profonda identità: l'essere figli di un unico Padre che conosciamo per mezzo di Gesù: "nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre … e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Luca 10,22). In questa realtà possiamo tutti entrare poco a poco, quasi come il fanciullo di Nazaret che, col tempo, "cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Luca 2,52).

Perché questo possa accadere veramente e gradualmente sempre di più, forse c'è da ripensare il nostro rapporto con la Chiesa: un rapporto da ripensare come figli che proprio nella casa comune possono crescere interiormente.

Facilmente ci accontentiamo di una partecipazione alla messa, quale che sia e dove sia. Abbiamo letto nel brano evangelico che Gesù viene ritrovato "nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava". Il tempio, la Chiesa, come luogo dove incontrarci, sedere insieme, ascoltando e lasciandoci interrogare dalle parole del Vangelo: una dimensione da riscoprire e da vivere sempre di più.

Il tempo
di Dio
nella nostra vita

Il tempo per l'uomo adulto non è solo quello del lavoro che assorbe la fetta maggiore delle nostre settimane, e nemmeno solo quello della casa e della famiglia. Il tempo occupato per il Signore è da trovare o ritrovare. Questo tempo ha una ricaduta benefica e salutare su tutto il resto del nostro tempo: ci fa diventare più attenti agli altri, meno agitati, capaci di voler bene, ascoltare e comprendere. Possiamo ascoltare le parole di Gesù alla Madre adattandole a noi: "Non sapete che anche voi dovete occuparvi delle cose del Padre mio e Padre vostro?".

La preghiera è questo spazio della nostra vita in cui rientrare in noi stessi, ascoltare leggendo il Vangelo, meditare, riflettere e … comprendere. Questo tempo per il Padre nostro si vive nei momenti di preghiera personale e in quelli dell'incontro comune con Lui insieme ai nostri fratelli nella fede.
Come ciascuno di noi sente il bisogno di una famiglia, di una compagnia, anche per la fede è la stessa cosa: abbiamo bisogno di una famiglia visibile, reale, di persone con cui ci incontriamo nella sensibilità comune, ci aiutiamo a comprendere e a vivere, crescendo con quella Parola che è Gesù stesso fatto uomo.
Di fronte a un anno e a un millennio che finisce, al tempo che scorre, fermarci a riflettere sul tempo da spendere col Signore insieme ai nostri fratelli nella fede, ci aiuta certamente a crescere "in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini" (Luca 2,52).

È questo l'augurio che faccio a voi tutti.


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