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                              |  | È 
                                  necessaria la guerra? Sono necessari gli scontri, 
                                  le divisioni, i conflitti? O sono conseguenze 
                                  di egoismi che vogliono affermarsi, di abusi 
                                  di potere e in altri casi reazioni a questi 
                                  abusi e a queste violenze? |   
                              | Tante 
                                  volte si finisce con lo scambiare la realtà 
                                  con la necessità: "poiché 
                                  la storia e la vita concreta ci mostrano queste 
                                  dure realtà, vuol dire che le cose così 
                                  devono andare".Dietro questi ragionamenti scontati si nascondono 
                                  passività, mancanza di responsabilità 
                                  assunte in prima persona.
 
 Se 
                                  vogliamo vivere in pace, occorre lavorare per 
                                  la pace. Bisogna per prima cosa disarmare se 
                                  stessi, fare una ripulita di pensieri e sentimenti 
                                  che poggiano sulla rivalsa, sulla voglia di 
                                  prevalere sugli altri. Lavorare per la pace 
                                  significa disporsi all'incontro, fare esperienze 
                                  di incontro e vedere che è possibile 
                                  superare le divisioni e comprendersi, magari 
                                  spiegandosi. Nei 
                                  primi giorni di settembre 2002, a Palermo si 
                                  sono ritrovati rappresentanti delle chiese cristiane 
                                  e delle grandi religioni, esponenti di varie 
                                  culture, uomini e donne in cerca di pace, provenienti 
                                  dai quattro angoli del mondo.  |  |  |   
                  | 
                       
                        |   l'incontro 
                            di Assisi del 1986 | Alcuni 
                            di loro da tempo si sono messi in cammino per un incontro 
                            vicendevole, sull'onda di quella intuizione profetica 
                            di Papa Giovanni Paolo II, quando nel 1986 invitò 
                            ad Assisi uomini di tutte le religioni per mettersi 
                            insieme e lavorare per la pace. Da 
                            allora quel cammino è continuato; anno dopo 
                            anno, la conoscenza vicendevole è cresciuta, 
                            si è creato un clima di fiducia in cui è 
                            stato possibile spiegare le differenze, vedere i punti 
                            che si hanno in comune.E 
                            si è visto che - soprattutto fra le chiese 
                            cristiane -
 |  
                       
                        | quello 
                            che ci unisce è di gran lunga molto di più 
                            di poche cose che ancora ci dividono.
 Ma 
                            per comprendere tutto ciò c'è stato 
                            bisogno di incontrarsi, di parlarsi, di conoscersi, 
                            lasciando cadere pregiudizi che venivano da lontano 
                            e si erano ingigantiti nella lontananza.
 La 
                            Comunità di Sant'Egidio ha come preso per 
                            mano i vari esponenti di culture e religioni mondiali 
                            e li ha aiutati a ritrovarsi. Anno dopo anno, ritrovandosi 
                            in varie città d'Italia e d'Europa, è 
                            cresciuta una fiducia, una voglia di ritrovarsi e 
                            di operare per la pace. A distanza di 16 anni da quel 
                            1986 oggi vediamo che un'amicizia sincera e profonda 
                            si è stabilita fra i vari esponenti di religioni 
                            e culture diverse. E c'è la gioia di vivere 
                            quest'amicizia. |  
                       
                        | Insieme 
                            si è visto che questo mondo consumista di oggi 
                            ha bisogno di riferimenti spirituali, perché 
                            non rimanga prigioniero di una logica materialista; 
                            ha bisogno che gli uomini di religioni indichino loro 
                            la via del bene. |  |  |   
                  |  | Sono 
                      tanti che in ogni parte del mondo operano per il bene, per 
                      una convivenza più umana e solidale.Ma 
                      sembra che non ci sia spazio per far conoscere questa realtà, 
                      si preferisce dare spazio alle notizie di conflitti, ai 
                      rumori e venti di guerra.
 |  |   
            | 
                
                  | A 
                      Palermo, durante quei giorni si è sentita viva la 
                      responsabilità che ogni credente, a qualunque religione 
                      appartenga, e ogni uomo di buona volontà animato 
                      da sani principi, può comunicare ai suoi contemporanei 
                      una fiducia, una speranza: questo mondo può essere 
                      migliore. Chi è cristiano avverte in maniera più forte 
                      e chiara che c'è contrapposizione tra Vangelo e violenza; 
                      il Vangelo conduce per la via del dialogo, della comprensione, 
                      della mitezza; prepara la strada nel cuore per stare insieme 
                      e vivere in pace.
 Sembra che oggi più che la politica conti l'economia. 
                      Ma l'economia non può governare questo mondo: c'è 
                      bisogno dei valori della pace, della libertà, della 
                      solidarietà su cui fondare i rapporti fra gli uomini.
 |  |   
            | 
                
                  | A 
                      Palermo si è visto che questi valori sono condivisi 
                      dagli uomini di religioni diverse e di culture differenti; 
                      si è visto che i musulmani possono dialogare con 
                      gli ebrei, che è possibile lavorare in amicizia per 
                      la pace fra cristiani, ebrei e musulmani.
 Ma 
                      questo è un lavoro, per il quale occorre impiegare 
                      energie: un lavoro per l'amicizia, per la pace, per salvare 
                      gli uomini di questa generazione dai conflitti, dagli odi, 
                      dall'ostinazione e dalla disperazione. Nel 
                      piccolo, ognuno di noi, nel suo quotidiano, può essere 
                      un operaio della pace, pescando nei valori umani e spirituali 
                      che sono scritti nel profondo della sua coscienza.
 A 
                      Palermo tutti i partecipanti hanno firmato un appello 
                      di pace (vedi testo).
 Chi 
                      vuole associarsi può firmare l'appello anche on-line 
                      collegandosi al sito 
                      della Comunità di sant'Egidio. |  Palermo: 
                      un musulmano, un cattolico, un ebreo |  |   
            | 
                
                  
                    |  Palermo: 
                        genti di pace,persone di tutte le razze, mostrano l'appello 
                        prima di consegnarlo ai rappresentanti dei vari paesi |  |   
            |  |  |