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Libri Sapienziali - Sapienza
 
 

Lunedì 6 luglio

Sapienza 10,1-14. La sollecitudine di Dio

   
 

Essa protesse il padre del mondo, formato per primo da Dio,quando fu creato solo;poi lo liberò dalla sua caduta e gli diede la forza per dominare su tutte le cose.Ma un ingiusto, allontanatosi da essa nella sua collera perì per il suo furore fratricida. A causa sua la terra fu sommersa,ma la sapienza di nuovo la salvò pilotando il giusto e per mezzo di un semplice legno. Essa, quando le genti furono confuse,concordi soltanto nella malvagità,riconobbe il giusto e lo conservò davanti a Dio senza macchia e lo mantenne forte nonostante la sua tenerezza per il figlio.

E mentre perivano gli empi, salvò un giusto,che fuggiva il fuoco caduto sulle cinque città.Quale testimonianza di quella gente malvagia esiste ancora una terra desolata, fumante insieme con alberi che producono frutti immaturi e a memoria di un’anima incredula,s’innalza una colonna di sale.Allontanandosi dalla sapienza,non solo ebbero il danno di non conoscere il bene,ma lasciarono anche ai viventi un ricordo di insipienza,perché le loro colpe non rimanessero occulte.

Ma la sapienza liberò i suoi devoti dalle sofferenze: essa condusse per diritti sentieri il giusto in fuga dall’ira del fratello,gli mostrò il regno di Dio e gli diede la conoscenza delle cose sante;gli diede successo nelle sue fatiche e moltiplicò i frutti del suo lavoro. Lo assistette contro l’avarizia dei suoi avversari e lo fece ricco; lo custodì dai nemici,lo protesse da chi lo insidiava,gli assegnò la vittoria in una lotta dura,perché sapesse che la pietà è più potente di tutto.

Essa non abbandonò il giusto venduto,ma lo preservò dal peccato.Scese con lui nella prigione,non lo abbandonò mentre era in catene,finché gli procurò uno scettro regale e potere sui propri avversari,smascherò come mendaci i suoi accusatori e gli diede una gloria eterna.

 
 

La sapienza non ha accompagnato Dio solo nella creazione, ma è stata sua compagna nella storia degli uomini. Questi primi versetti del capitolo 10 introducono un’altra parte del libro, nella quale l’autore riflette sulla presenza benevola della sapienza divina nella storia delle origini e in quella d’Israele. È significativo che nessuno dei personaggi ricordati viene indicato per nome, ma tutti (eccetto Adamo) sono presentati come “giusti”: Adamo (vv. 1-2), Caino e Abele (v. 3), Noè (v. 4), Abramo e Lot (vv. 5-9), Giacobbe (vv. 10-12), Giuseppe (v. 13-14).

Il testo sembra suggerire che in quei giusti si può nascondere ciascuno di noi se si affida al Signore e non cede alla prepotenza del male. È la giustizia il segno di una vita segnata dalla sapienza di Dio, che libera gli uomini dalla forza del male, non permette che siano prigionieri delle insidie dei malvagi. Il testo sottolinea l’assoluta libertà e gratuità dell’agire della sapienza divina.

È la sapienza che, quando la terra fu sommersa dalle acque, “la salvò pilotando il giusto per messo di un semplice legno”. E quando le genti furono confuse (il riferimento è all’episodio della torre di Babele) essa “riconobbe il giusto e lo conservò davanti a Dio senza macchia”. Allo stesso modo salvò il giusto Lot dalla distruzione di Sodoma e Giacobbe liberandolo “dall’ira del fratello”, mostrando in tutta la sua azione liberatrice la pietà che “è più potente di tutto” (v. 12). La sapienza mostra la presenza piena di sollecitudine di Dio accanto al giusto insidiato dal male, come descrive in modo delicato l’ultimo quadro che parla di Giuseppe: “Scese con lui nella prigione, non lo abbandonò mentre era in catene…” (v. 14). Il Signore accompagna gli uomini che scelgono la via del bene con una partecipazione attenta alle loro sofferenze.

L’intera storia umana è costellata da questa premura di Dio, che si china sul giusto per preservarlo dalla forza del male che vorrebbe travolgerlo insegnando anche a noi che solo la via del bene porta alla salvezza e dona la vita, mentre la violenza e le opere cattive portano sulla via della perdizione.