Lunedì 4 novembre |
1 Maccabei 7,26-50. La sconfitta di Nicanore |
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Memoria di san Carlo Borromeo (+1584), vescovo di Milano. |
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26Allora il re mandò Nicànore, uno dei suoi capi più illustri, che nutriva odio e inimicizia per Israele, e gli ordinò di sterminare il popolo. 27Nicànore venne a Gerusalemme con truppe ingenti e mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli, a far queste proposte ingannevoli di pace: 28«Non ci sia battaglia tra me e voi. Verrò con pochi uomini, per incontrarmi con voi pacificamente». 29Venne da Giuda e si salutarono a vicenda con segni di pace: ma i nemici stavano pronti per metter le mani su Giuda. 30Quando Giuda fu informato che quello era venuto da lui con inganno, ebbe timore di lui e non volle più vedere la sua faccia. 31Nicànore allora, come vide che il suo piano era stato scoperto, uscì all'attacco contro Giuda verso Cafarsalamà, 32e caddero dalla parte di Nicànore circa cinquecento uomini. Poi ripararono nella Città di Davide.
33Dopo questi fatti Nicànore salì al monte Sion e gli vennero incontro dal santuario alcuni sacerdoti e anziani del popolo, per salutarlo con espressioni di pace e mostrargli l'olocausto offerto per il re. 34Ma egli li schernì, li derise, anzi li oltraggiò e parlò con arroganza; 35giurò incollerito: «Se non sarà consegnato subito Giuda e il suo esercito nelle mie mani, quando tornerò a guerra finita, darò alle fiamme questo tempio». E se ne andò tutto furioso. 36I sacerdoti rientrarono e stando davanti all'altare e al tempio dissero piangendo: 37«Tu hai scelto questo tempio, perché su di esso fosse invocato il tuo nome e fosse casa di orazione e di supplica per il tuo popolo. 38Fa' vendetta di quest'uomo e delle sue schiere; siano trafitti di spada. Ricòrdati delle loro bestemmie: non lasciarli sopravvivere».
39Nicànore uscì da Gerusalemme, si accampò a Bet-Oron e l'esercito della Siria gli andò incontro. 40Giuda pose il campo in Adasà con tremila uomini e pregò: 41«Quando gli ufficiali del re assiro lanciarono bestemmie, venne il tuo angelo e ne abbatté centoottantacinquemila: 42abbatti allo stesso modo questo esercito davanti a noi oggi; sappiano gli altri che egli ha parlato empiamente contro il tuo santuario e giudicalo secondo la sua malvagità». 43Si scontrarono gli eserciti in combattimento il tredici del mese di Adar e fu sconfitto l'esercito di Nicànore, anzi egli cadde in battaglia per primo.
44Quando i suoi soldati videro che Nicànore era caduto, gettarono le armi e fuggirono. 45Li inseguirono per una giornata di cammino, da Adasà fino a Ghezer, suonando le trombe dietro a loro per dare l'allarme. 46Uscirono allora uomini da tutti i villaggi circostanti della Giudea e li accerchiarono; essi si voltavano gli uni contro gli altri e caddero tutti di spada: non ne scampò neppure uno. 47I Giudei presero le spoglie e il bottino, mozzarono la testa di Nicànore e la sua destra, che aveva steso con arroganza, e le portarono nei pressi di Gerusalemme, dove le esposero. 48Il popolo fece gran festa e trascorse quel giorno come un solenne giorno di gioia. 49Stabilirono di celebrare ogni anno questo giorno il tredici di Adar. 50Così la Giudea rimase tranquilla per un po' di tempo. |
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Dopo il fallimento di Alcimo, Demetrio inviò a Gerusalemme Nicanore, che era fuggito con lui da Roma. Nicanore, considerato uno dei generali siriani più esperti, fu messo a capo della nuova formazione degli elefanti dell’esercito di Demetrio. Egli – nota l’autore – “nutriva odio e inimicizia per Israele” (v. 26). Ricevuto l’ordine “di sterminare il popolo”, si incamminò verso Gerusalemme con un grande esercito. Dopo un primo scontro con Giuda cercò la via dell’accordo e offrì condizioni accettabili di pace, probabilmente promettendo anche a Giuda che sarebbe succeduto ad Alcimo nel sommo sacerdozio. Quest’ultimo, timoroso della crescita dell’amicizia tra Nicanore e Giuda, andò a lagnarsi dal re, con il risultato che il re ordinò che Giuda venisse catturato e inviato in catene ad Antiochia, come si scrive in 2 Maccabei (14,26-27).
Nicanore, per catturare Giuda, pensò ad uno stratagemma per evitare la nascita di tumulti. Ma Giuda, intuito il cambiamento di atteggiamento di Nicanore, fuggì lasciandogli campo libero a Gerusalemme. Nicanore sospettò che fossero stati i sacerdoti del tempio a tradirlo e li minacciò se non gli avessero consegnato Giuda: “Li schernì, li derise, anzi li oltraggiò e parlò con arroganza; giurò incollerito: Se non sarà consegnato subito Giuda e il suo esercito nelle mie mani, quando tornerò a guerra finita, darò alle fiamme questo tempio” (vv. 34-35). I sacerdoti, in lacrime, invocarono il Cielo perché il tempio restasse salvo: “Tu hai scelto questo tempio, perché su di esso fosse invocato il tuo nome e fosse casa di orazione e di supplica per il tuo popolo. Fa’ vendetta di quest’uomo e delle sue schiere; siano trafitti di spada. Ricordati delle loro bestemmie: non lasciarli sopravvivere” (vv. 37-38).
Mentre Nicanore schierava il suo esercito per dare battaglia agli ebrei, Giuda si mise in preghiera davanti al Signore. Era consapevole che la sua vera arma era la preghiera e la sua vera forza era il Signore. La sua fede lo portò ad osare verso Dio: gli ricordò quanto aveva già fatto con il suo popolo: “Quando gli ufficiali del re assiro lanciarono bestemmie, venne il tuo angelo e ne abbatté centottantacinquemila: abbatti allo stesso modo questo esercito davanti a noi oggi; sappiano gli altri che egli ha parlato empiamente contro il tuo santuario e giudicalo secondo la sua malvagità” (vv. 41-42). Il 13 di Adar (marzo del 160 a.C.), Giuda uscì in battaglia e vinse. Nicanore fu ucciso e le sue truppe fuggirono a Gazara (Ghezer); ma, intercettate dai partigiani di Giuda, vennero ricacciate verso i loro inseguitori e furono sterminate. L’autore conclude l’episodio sottolineando la gioia per la vittoria ottenuta, soprattutto perché significava la libertà di professare la propria fede e un tempo di pace dopo la dura repressione siriaca: “Così la Giudea rimase tranquilla per un po’ di tempo” (v. 50). |

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