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Libri storici - Giosuè
 
 

Sabato 13 dicembre

Giosuè 10,1-15. Vittoria sul re di Gerusalemme

   
 

Quando Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva preso Ai e l’aveva votata allo sterminio, e che, come aveva fatto a Gerico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re e che gli abitanti di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro, 2 ebbe grande paura, perchè Gàbaon, una delle città regali, era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi.

3 Allora Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, mandò a dire a Oam, re di Ebron, a Piream, re di Iarmut, a Iafia, re di Lachis e a Debir, re di Eglon: 4 "Venite da me, aiutatemi e assaltiamo Gàbaon, perchè ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti". 5 Quelli si unirono e i cinque re amorrei, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis ed il re di Eglon, vennero con tutte le loro truppe, si accamparono contro Gàbaon e le diedero battaglia.

6 Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè , all’accampamento di Gàlgala: "Non privare del tuo aiuto i tuoi servi. Vieni presto da noi; salvaci e aiutaci, perchè si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano sulle montagne".
7 Giosuè partì da Gàlgala con tutta la gente di guerra e tutti i prodi guerrieri. 8 Allora il Signore disse a Giosuè : "Non aver paura di loro, perchè li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a te". 9 Giosuè piombò su di loro d’improvviso: tutta la notte aveva marciato, partendo da Gàlgala.

10 Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele, che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la salita di Bet-Coron e li battè fino ad Azeka e fino a Makkeda. 11 Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di Bet-Coron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre fino ad Azeka e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada.

12 Allora, quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele:"Sole, fermati in Gàbaone tu, luna, sulla valle di Aialon".13 Si fermò il sole e la luna rimase immobile finchè il popolo non si vendicò dei nemici.Non è forse scritto nel libro del Giusto: "Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero.

14 Non ci fu giorno come quello, nè prima nè dopo, perchè aveva ascoltato il Signore la voce d’un uomo, perchè il Signore combatteva per Israele"?5 Poi Giosuè con tutto Israele ritornò all’accampamento di Gàlgala.

 
 

Israele, entrato ormai nella terra promessa, ha già conquistato il popolo di Gabaon (cap. 9) rompendo così una potente coalizione dei popoli della regione. Ora ha di fronte le popolazioni della Palestina meridionale. E la narrazione si apre con il re di Gerusalemme che appare come il nemico principale d’Israele.

È la prima volta che nella Bibbia appare il nome di Gerusalemme, se si escludono la menzione di Salem (Gn 14,18) e la reminiscenza di Moriah (Gn 22,14). Il re di Gerusalemme, Adoni-Zedek, avendo saputo quanto era avvenuto a Gerico e ad Ai, si allea con i re vicini per sconfiggere definitivamente Israele impedendogli così la conquista del paese.

Il Signore, di fronte a tale massiccio schieramento, interviene direttamente ancora una volta e dice a Giosuè: “Non aver paura di loro, perché li metto in tuo potere”. La narrazione, più che descrivere la capacità bellica delle truppe di Giosuè, mostra che il Signore ha già stabilito la vittoria. Ancora una volta la vittoria avviene con la decisione preventiva di Dio: è Jahve stesso che occupa il paese e Israele deve unicamente insediarvisi.

Il coraggio militare di Giosuè e della gente non è altro che il risultato dell’obbedienza a Dio, ossia della fede in Lui e nella sua forza. La narrazione stessa della battaglia è segnata dall’intervento diretto di Dio. L’autore descrive l’inseguimento dei nemici da parte dell’esercito d’Israele e il Signore interviene prima mandando dal cielo una grandine “come di grosse pietre” che falcidia molti e poi con il miracolo del sole e della luna che si fermano come richiesto da Giosuè.