Nel tempo del Natale è sempre la Parola del Signore la luce che ci guida. Dio che sceglie di venire a noi facendosi piccolo e debole, come lo può essere un bambino che ha bisogno di essere accolto, sa di esporsi al rischio di essere dimenticato, di essere rifiutato.
Noi possiamo scegliere di rendere inutile la parola e la presenza di Dio: con l’incredulità, con l’asprezza, con la chiusura del cuore. Noi possiamo respingere o accogliere il Signore.
In un mondo dove è forte l’attrazione a vivere nel silenzio di Dio, in un mondo in cui Dio non parla, scegliamo di continuare ad alimentarci ogni giorno con la Parola di Dio.
Da questa Parola accolta nasce la famiglia di Dio, la Chiesa, la comunità cristiana. E nascono in noi desideri nuovi di cambiamento, di avvicinamento agli altri.
Dice la lettera agli Ebrei (1,1-2): “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi … in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio”. Dio non cessa di parlare a noi nel Vangelo di Natale. Quel bambino posto nella mangiatoia chiede di essere accolto e di crescere nello spazio del nostro cuore.
Se il Vangelo progredisce in noi, cresce, ci guiderà alla verità tutta intera. Non rendiamo la Parola di Dio inutile e non espelliamo Dio dalla nostra vita come uno straniero. Con Lui siamo condotti per mano a far parte di una famiglia, fatta di umili, poveri, peccatori, giovani ed anziani.
Una famiglia umana, molto umana dove si cresce insieme. Questo è un grande tesoro a cui possiamo accostarci.
