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Lettere di Pietro
 

Venerdì 2 febbraio

Ml 3, 1-4; Sal 23; Eb 2, 14-18; Lc 2, 22-40

 

Festa della presentazione di Gesù al tempio. Ricordo dei due anziani, Simeone e Anna, che aspettavano con fede il Signore. Preghiera per gli anziani.
Memoria del centurione Cornelio, primo pagano convertito e battezzato da Pietro.

 

22 Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23 come è scritto nella Legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. 25 Ora a Gerusalemme c`era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d`Israele; 26 lo Spirito Santo che era su di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore.

27 Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28 lo prese tra le braccia e benedisse Dio: 29 “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; 30 perché i miei occhi han visto la tua salvezza, 31 preparata da te davanti a tutti i popoli, 32 luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.

33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35 perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l`anima”.

36 C`era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39 Quando ebbero tutto compiuto secondo la Legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

 
 

All’inizio della sua narrazione (Lc 2, 22-24) l’evangelista Luca si collega alla legge mosaica secondo la quale la madre, quaranta giorni dopo la nascita del primogenito, doveva presentarlo al tempio. E qui doveva offrire in sacrificio al Signore, per la sua purificazione, un agnello oppure una coppia di colombe. La consacrazione del primogenito (come di ogni primizia) ricordava a tutto il popolo d’Israele il primato di Dio sulla vita e sull’intera creazione. Maria e Giuseppe, obbedienti alla legge di Mosè, fecero quanto era prescritto e portarono Gesù al tempio per consacrarlo al Signore. Erano poveri e, non potendo acquistare l’agnello per il sacrificio, offrirono una coppia di colombe: in realtà donavano il “vero Agnello” per la salvezza del mondo.

La festa della Presentazione è tra quelle – poche in verità – celebrate assieme dalle Chiese d’Oriente e d’Occidente. Di essa si ha memoria già nei primi secoli a Gerusalemme (era chiamata il “Solenne incontro”); una processione per le strade della città ricordava il viaggio della Santa Famiglia da Betlemme a Gerusalemme con Gesù appena nato. Ancora oggi la santa liturgia prevede la processione, cui si è aggiunta, dal X secolo, anche la benedizione delle candele, che ha dato il nome popolare di “Candelora” a questa festa. La luce che viene consegnata nelle nostre mani ci unisce a Simeone e Anna che accolgono il Bambino “luce che illumina le genti”, come egli canta riprendendo le parole del profeta Isaia nei capitoli 42 e 49 sul Servo del Signore.

San Bernardo, in una sua suggestiva omelia per questa festa, esclama: “Oggi la Vergine madre introduce il Signore del tempio nel tempio del Signore, e Giuseppe presenta al Signore non un figlio suo, ma il Figlio diletto del Signore, nel quale egli ha posto il suo compiacimento. Il giusto riconosce colui che aspettava; la vedova Anna lo esalta nelle sue lodi. Questi quattro personaggi hanno celebrato per la prima volta la processione di oggi... Non stupiamoci che quella processione sia stata piccola, poiché colui che vi si riceveva si era fatto piccolo”.

È piccolo Gesù, ha appena quaranta giorni, e subito è portato a Gerusalemme. È il primo viaggio, ma già prefigura l’ultimo. Tornerà nella Città Santa al termine della sua vita, ma non sarà più offerto nel tempio e non sarà più posto tra le braccia di Simeone, sarà invece condotto fuori le mura della città con le mani inchiodate sulla croce. Oggi le braccia di Simeone lo prendono e lo stringono con affetto, ma nelle parole di questo saggio vecchio si delinea già il futuro del Bambino: “Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori” e guardando la madre, quasi prefigurando la scena della croce, aggiunge: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2, 34-35).

In quel bambino si realizzava la profezia di Malachia: “L’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, ecco viene... Egli è come il fuoco del fonditore e la liscivia dei lavandai. Siederà per fondere e purificare i figli di Levi, li affinerà come oro e argento” (Ml 3, 1-3). Simeone, uomo giusto e timorato di Dio che “sospirava” il conforto d’Israele, sente il calore di quel fuoco che stava per ricevere: “Mosso dallo Spirito, si recò al tempio... prese il bambino tra le braccia e benedisse Dio”. Come prima fecero Maria e Giuseppe, anche Simeone “prende il Bambino con sé” ed è riempito di una consolazione senza limiti tanto che dal suo cuore salì una tra le preghiere più belle: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace... perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti” (Lc 2, 29-30).

Era anziano Simeone, come pure la profetessa Anna (il Vangelo ne precisa l’età, ottantaquattro anni). In essi sono rappresentati tutto Israele e l’umanità intera che attende la “redenzione”, ma possiamo vedervi oggi anche le persone avanti negli anni, tutti gli anziani. Ebbene, Simeone e Anna sono l’esempio di una bella anzianità. È sempre più facile nella nostra società scorgere anziani, uomini e donne, che ormai pensano con tristezza e rassegnazione al proprio futuro; e l’unica consolazione, quando è possibile, è il rimpianto della passata giovinezza. Il Vangelo di oggi sembra dire a voce alta – ed è giusto gridarlo in questa nostra società fattasi particolarmente crudele verso gli anziani – che il tempo della vecchiaia non è un naufragio, una disgrazia, una iattura, un tempo più da subire tristemente che da vivere con speranza.

Simeone e Anna sembrano uscire da questo affollato coro di gente triste e angosciata e dire a tutti: “È bello essere anziani! Sì, la vecchiaia si può vivere con pienezza e con gioia”. Questo loro canto è inconcepibile e incomprensibile in una società ove quel che solo conta è la forza e la ricchezza, sebbene proprio di qui nascano le violenze e le crudeltà della vita.

Oggi, Simeone e Anna ci vengono incontro. Sono essi che annunciano il Vangelo, la buona notizia all’intera nostra società: un bambino, non forte né ricco, anzi debole e povero, può consolare, rallegrare e rendere persino operosa la vecchiaia. Così fu per loro. Non chiusero gli occhi sulla loro debolezza, sull’affievolirsi delle forze; in quel Bambino trovarono una nuova compagnia, una nuova energia, un senso in più per la loro stessa vecchiaia. Simeone, dopo aver preso tra le braccia il Bambino, poté cantare il Nunc dimittis non con la tristezza di chi aveva sprecato la vita e non sapeva cosa sarebbe accaduto di lui; e Anna, l’anziana, da quell’incontro ricevette nuova energia e nuova forza per “lodare Dio e parlare del bambino” a chiunque incontrava. Ambedue, assieme al gruppo dei pastori e dei Magi, furono tra i primi missionari del Vangelo.

Questa pagina evangelica del “Solenne incontro” tra un Bambino e due anziani rivela quanto sia piena e gioiosa la vita: il Bambino, il piccolo libro dei Vangeli, posto nelle mani e nel cuore degli anziani opera ancora oggi miracoli incredibili. La fragilità non è una condanna quando si incontra con l’amore e la forza di Dio.