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Lettere di Paolo - Timoteo
 

Giovedì 31 luglio

1 Timoteo 4,1-11. Gli eretici e le loro pretese

 

 

1Lo Spirito dichiara apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, 2sedotti dall`ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza.

3Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. 4Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, 5perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera.

6Proponendo queste cose ai fratelli sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito come sei dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito. 7Rifiuta invece le favole profane, roba da vecchierelle.

8Esèrcitati nella pietà, perché l`esercizio fisico è utile a poco, mentre la pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura. 9Certo questa parola è degna di fede. 10Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono. 11Questo tu devi proclamare e insegnare

 
 

Dopo aver concluso l’enumerazione delle disposizioni riguardanti l’organizzazione della Chiesa con l’esaltazione di Cristo, Paolo torna a occuparsi della lotta che Timoteo deve condurre contro gli eretici, dei quali ha già parlato precedentemente (1,3-20). L’ordine della vita comunitaria e la sua organizzazione mediante gli uffici del vescovo e del diacono, assieme alla preservazione della comunità da false dottrine, sono le esigenze fondamentali che Paolo raccomanda vivamente al suo discepolo. Ma, mentre prima ha parlato della necessità di guardarsi dagli insegnamenti degli eretici (1,3-20), ora l’apostolo considera più da vicino le loro pretese circa la condotta di vita. Avverte, anzitutto, di non scandalizzarsi della loro presenza nella comunità.

Gesù stesso, infatti, aveva già messo in guardia i discepoli: “Badate che nessuno vi seduca, poiché molti verranno sotto il mio nome dicendo: Sono io, e sedurranno molti” (Mc 13,5). Gli eretici seguono “spiriti ingannatori e dottrine diaboliche” perché distruggono la verità del Vangelo e l’unità della comunità. L’annunzio e la pietà che ostentano non sono autentici; sono “bollati a fuoco nella loro coscienza” come si faceva allora con gli schiavi marchiati a fuoco. I falsi maestri sono infatti schiavi del peccato, strumenti dei demoni, di Satana. Paolo pronuncia su di loro un giudizio durissimo. Tuttavia, la loro presenza non deve inquietare la comunità né Timoteo: anche questo rientra nel piano salvifico di Dio.

La proposta che essi fanno di rinunciare al matrimonio e la esortazione ad astenersi da certi alimenti non ha nulla a che vedere con il Vangelo. Paolo afferma con decisione che “ogni cosa creata da Dio è buona”; tutti i doni della creazione possono essere accolti con gratitudine e usati gioiosamente dai cristiani. Timoteo, da parte sua, deve sostenere la comunità cristiana al loro retto uso. Così dimostra che gli “insegnamenti della fede e della buona dottrina” di Gesù costituiscono il suo “nutrimento” spirituale. Con tono dispregiativo Paolo chiama le dottrine dei falsi maestri “miti profani da vecchierelle”. Timoteo deve sempre più chiaramente mostrare con le parole e con la vita l’essenza della dottrina di Cristo, che si riassume nel comandamento dell’amare di Dio e del prossimo.

A questo scopo, aggiunge l’apostolo, la lotta e l’allenamento fisico “sono utili a ben poca cosa”, poiché donano abilità e salute solo per la vita terrena; ben più decisivi sono gli esercizi di pietà che portano alla futura “vita eterna”.