parrocchia
san Gennaro all'Olmo
Napoli
la Bibbia
una pagina al giorno
Lettera agli Efesini
 
 

Sabato 19 maggio

Efesini 2,11-22. Gesù Cristo fondamento dell’unità

 

 

 
 

11Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani nella carne, chiamati non circoncisi da quelli che si dicono circoncisi perché resi tali nella carne per mano d'uomo, 12ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. 13Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.

14Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne. 15Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, 16e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l'inimicizia.

17Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. 18Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri,al Padre in un solo Spirito. 19Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, 20edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù.

21In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; 22in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.

 
 

L’apostolo è preoccupato dell’unità della comunità messa in pericolo dalle tensioni tra coloro che provenivano dall’ebraismo e quelli che venivano dal paganesimo. Questa pagina è composta come un trittico. Il primo quadro richiama la lontananza tra ebrei e pagani per sottolineare l’opera di Gesù che abbatte il muro e la conseguente unità che si crea. Paolo ricorda ai pagani la loro condizione di un tempo, ossia il loro essere lontani da Dio, fuori della sua rivelazione. È una riflessione specifica per il tempo dell’apostolo, ma ciascuno di noi può riferirla a se stesso pensando a quando era lontano da Dio e al di fuori della comunione con lui.

Queste parole ci fanno pensare anche all’oggi della Chiesa: quante divisioni ci sono tra i cristiani! E se allarghiamo lo sguardo: quanti i conflitti tra i popoli della terra! Come credenti non possiamo rassegnarci alle divisioni, rischiando così di esserne complici. Siamo chiamati ad operare per restaurare la fraternità tra tutti, voluta da Dio. L’apostolo presenta, quindi, Gesù come la nostra pace, come colui che ha unito in un solo corpo giudei e gentili. Noi possiamo aggiungere che opera anche per l’unione dei separati e dei dispersi perché tutti siano raccolti in unità. Cristo realizza la pace perché egli è la pace. E per questo opera per la comunione piena tra gli uomini. La pace non è un sentimento di benessere e neppure la semplice assenza di guerra.

La pace è, appunto, pienezza di comunione, il bene messianico supremo. Per renderla possibile Gesù è entrato nel profondo del conflitto sino a subire la morte. Con la croce ha abbattuto il muro dell’egoismo che divide gli uomini e ha riunito tutti nell’amore e ha realizzato l’“uomo nuovo”, l’uomo nel cui cuore abita l’intera umanità. Nel cuore del credente, infatti, si realizza il superamento di ogni divisione, di ogni barriera, di ogni confine. Per il discepolo di Gesù non ci sono nemici da combattere, ma solo fratelli e sorelle da amare. È da questo amore “crocifisso” che nasce la Chiesa come comunione di fratelli e di sorelle.

Gesù ha tolto l’inimicizia che divide gli uomini prendendo su di sé l’inimicizia, l’odio, la divisione, senza reagire, senza usare violenza, anzi perdonando. In tal modo ha inchiodato l’inimicizia con lui sulla croce e ha fatto sgorgare l’amore. Dalla croce è nata una nuova fraternità sulla terra: la comunità dei credenti. Ad essa è affidato il compito della riconciliazione ovunque c’è divisione e separazione.

E con Isaia possiamo cantare anche oggi con il profeta Isaia: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annunzia la pace” (Is 52,7). I discepoli, accogliendo l’amore della croce, non sono più stranieri e forestieri: sono diventati “concittadini dei santi”, ossia parte della famiglia di Dio che già sulla terra pregusta i beni del cielo.