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Seconda Lettera ai Corinzi
 

Martedì 8 novembre

2 Cor 3, 1-11. Un Vangelo inciso nei cuori

 

1Cominciamo forse di nuovo a raccomandare noi stessi? O forse abbiamo bisogno, come altri, di lettere di raccomandazione per voi o da parte vostra? 2La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. 3E’ noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori.

4Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio. 5Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, 6che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dá vita.

7Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo volto, 8quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? 9Se già il ministero della condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero della giustizia. 10Anzi sotto quest’aspetto, quello che era glorioso non lo è più a confronto della sovraeminente gloria della Nuova Alleanza. 11Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo.


Mai come in questa lettera Paolo è costretto a parlare di sé. Non lo fa per protagonismo, ma per tenere stretta al Vangelo la comunità di Corinto che ha fondato. Non ha bisogno di lettere di raccomandazione per presentarsi a loro.

La sua lettera è la comunità stessa che lui ha scritto, ossia che ha creato, con la predicazione del Vangelo. Nelle parole di Paolo appare la forza del Vangelo inciso nei cuori degli ascoltatori con la forza dello Spirito. L’apostolo è consapevole che scrivere il Vangelo nei cuori degli ascoltatori non dipende dalle sue capacità ma unicamente dallo Spirito che lo ha reso ministro del Signore.

Lo aveva già sottolineato nella prima Lettera ai Corinzi: “Io venni tra voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza” (2,3-4). Nelle parole dell’apostolo emerge l’amore appassionato con il quale egli ha comunicato la Parola di Dio perché arrivasse al cuore. Per questo ha faticato e ha speso anni della sua vita.

Rivendica la paternità sulla comunità perché non si distragga dal fondamento del Vangelo. Il brano termina con una rilettura della rivelazione fatta da Dio a Mosè sul Sinai. Paolo paragona la rivelazione della legge, avvenuta su tavole di pietra, con la rivelazione del Vangelo. Ma quest’ultima, che viene dallo Spirito, è ben più gloriosa e duratura della prima.