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Lettere di Paolo - Romani
 
 

Lunedì 6 ottobre

Romani 2,1-11. Presso Dio non c’è parzialità

   
 

Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose. Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose. Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio? O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?

Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell`ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità; sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all`ingiustizia.

Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco; gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco, perché presso Dio non c`è parzialità.

 
 

Paolo scrive che l’uomo è più incline a servire se stesso che Dio. È un istinto profondo che ci accompagna tutti, una sorta di atteggiamento “idolatrico” che coinvolge uomini e donne di ogni tempo. Questa convinzione dovrebbe renderci attenti a non dar ragione facilmente a noi stessi e alle nostre tradizioni. È, invece, normale per noi condannare gli altri e assolvere noi stessi. Gesù stesso esorta a non guardare la pagliuzza nell’occhio degli altri e per accorgersi della trave nell’occhio di ciascuno di noi. Siamo tutti poveri uomini e povere donne bisognosi di aiuto da parte del Signore.

Per questo Paolo, poco più avanti, riprendendo un’affermazione del Salmo, scrive: “Non c’è nessun giusto, nemmeno uno” (Rm 3,10). Gesù stesso, all’uomo che lo adulava chiamandolo “Maestro buono”, rispose: “Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono” (Mc 10,18). La nostra pochezza dovrebbe spingerci a non farci giudici degli altri. Paolo, rivolgendosi direttamente “all’uomo”, a tutti gli uomini, ha parole severe per chi giudica senza misericordia; e pensando ai credenti, accusa: essi giudicano (condannano) gli altri, ma poi commettono le stesse cose e si comportano come coloro sui quali pesa il loro giudizio. Così facendo, non solo sono crudeli, ma dimenticano che esiste un giudice che esercita il giudizio con metro giusto: Dio.

Egli “renderà a ciascuno secondo le sue opere... perché presso Dio non c’è parzialità”. L’apostolo ricorda, anche noi credenti, che abbiamo bisogno di essere perdonati, ossia giudicati da Dio misericordioso e grande nell’amore. Tutti abbiamo bisogno della misericordia di Dio, che è salvezza.