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8Una voce! L'amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. 9L'amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate.
10Ora l'amato mio prende a dirmi: «Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! 11Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; 12i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna.
13Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! 14O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole». |
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La liturgia ci fa meditare questo passaggio del Cantico dei Cantici mentre il Natale è alle porte. La scena che viene riportata ci fa vedere l’amata che immagina il suo amante giunto nei pressi della casa dove abita e che scruta attraverso le persiane per vederla.
Lui le chiede di uscire per assaporare assieme la bellezza della primavera: «Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!». È l’esortazione ad accogliere il Signore che viene a visitarci. Sono descrizioni che manifestano bene il desiderio stesso che Dio ha di incontrare gli uomini e salvarli. È questo il senso del Natale che ci accingiamo a celebrare.
Il Signore prende l’iniziativa e corre da Israele. Sta vicino alla porta: potremmo dire che sta ormai per nascere. Mancano pochi giorni. E la liturgia lo immagina come un giovane innamorato che ci implora di uscire da noi stessi per accoglierlo. Il Targum parafrasa così questo passo del Cantico:
«Quando... quelli della casa di Israele dimoravano in Egitto, i loro lamenti giunsero sino in cielo... E [il Signore] superò d’un balzo il giorno fissato per i meriti dei Patriarchi, che sono simili a montagne... Egli guardò attraverso le finestre e sbirciò attraverso le persiane, e vide il sangue del sacrificio della Pasqua... ed ebbe pietà di noi... E quando fu mattina mi disse: Alzati, assemblea di Gerusalemme, mia diletta... allontanati dalla schiavitù degli egiziani».
Origene riferisce invece la scena a Gesù risorto che dice alla Chiesa: «Alzati... mia colomba, perché guarda, l’inverno è passato... Risorgendo dalla morte ho domato la tempesta e riportato la pace». Dio è sconvolgente nel suo amore: sta per venire in mezzo agli uomini e ci chiede di accoglierlo, di fargli vedere i nostri volti, di abbandonare i nascondigli delle rocce delle nostre schiavitù per andargli incontro.
È la richiesta di un Dio innamorato di noi, mendicante del nostro amore che scende fin nel più basso pur di averci. È questo il mistero nel Natale. Come non stupirci? |