parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 04/09/22

23ª Domenica del Tempo Ordinario /C
 
 

Letture: Sapienza 9, 13-18; Salmo 89, 3-6.12-14.17; Filemone 9-10.12-17; Luca 14, 25-33.

Memoria di Mosè. Chiamato dal Signore, liberò il popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto e lo guidò verso la “terra promessa”.

dal Vangelo di Luca, capitolo 14, versetti 25-33

25Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro».

31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.


APRIRCI ALL’AMORE RADICALE DI GESÙ


Gesù disse: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita,
non può essere mio discepolo».

Camminare dietro il Signore per le vie di questo mondo

La liturgia che celebriamo è un dono fatto alla nostra vita, un dono che si rinnova: è il Signore che ci riunisce, che ci fa riconoscere fratelli e sorelle nell’assemblea comune e ci fa sentire solidali con tanti che – come noi - si lasciano riunire e trasformare dal Signore. È la realtà del popolo di Dio che vive immerso in questo mondo, che impariamo a conoscere, nel quale coinvolgerci con la passione che il Signore Gesù ci comunica.

Il libro della Sapienza si interroga: «Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall'alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?» (9,17). Noi non siamo orgogliosi dinanzi alle vicende di questo mondo né siamo scoraggiati, dinanzi a tanto dolore per le calamità, per le guerre, per la chiusura in se stessi per paura; piuttosto siamo grati al Signore che ci fa camminare con Lui.

Un amore radicale

Ma camminare con Lui significa vedere, fermarsi, ascoltare e trovare risposte alle domande, ai bisogni, alle sofferenze. Le parole del Vangelo ci fanno rientrare in noi stessi, ci invitano a riflettere perché il nostro camminare col Signore sia in sintonia con lui: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo» (Lc 14,26). È una richiesta esigente che ci fa il Signore perché il suo popolo possa orientare verso l’unione gli uomini di questo mondo.

Ma se andiamo al testo greco troviamo una parola ancora più forte: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, ecc.». Ogni legame che non sia quello con Gesù deve essere «odiato», rinnegato, deve essere amato di meno. Non c’è da restare dubbiosi, non c’è da temere. Perché l’amore radicale per Gesù trasforma e dà nuova linfa a tutti gli altri affetti, anzi ci apre ad affetti nuovi, agli affetti per quelli che il mondo non vede, che trascura, che lascia soli.

La Chiesa chiamata a costruire un futuro umano

Le due parabole che seguono nel Vangelo di oggi ci invitano a riflettere, ad essere consapevoli che la nostra scelta è qualcosa di molto serio, ma di molto importante e bello. Assieme e uniti al Signore diventano poco a poco realtà ciò che prima non c’era. È quello che avveniva sotto gli occhi dei discepoli quanto avveniva con Gesù per le strade della Palestina. E che avviene anche oggi: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (Mt 11,5-6).

È il futuro umano costruito dai discepoli, fatto di opere, di rapporti, di costruzioni, che fanno cadere muri e reticolati, che sono pezzi di mondo liberati, segni di speranza di cambiamento, di rinascita che sconfiggono la rassegnazione. È il potere che viene dall’amore di Gesù al di sopra di tutti gli affetti, che come un’acqua benefica rifluisce in tante realtà e dove giunge, risana, guarisce, fa scorrere di nuovo una vita sana perché umana.

Tanti nuovi legami e rapporti generati dal Vangelo

Anche le parole del biglietto scritto da Paolo mentre è in carcere, al suo Filemone sono testimonianza che con Gesù nascono nuovi legami, si trasformano vecchi legami: Onesimo, uno schiavo che Paolo ha fatto rinascere alla vita del Vangelo, ora è un fratello da accogliere e col quale vivere nella famiglia del Signore.

La forza debole del Vangelo è la forza dell’amore di Dio manifestato in Gesù e comunicato ai suoi discepoli di ogni tempo: «quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti» (1Cor 1,27).

Intenzioni di preghiera

1. Per la Comunità, che ha celebrato unita la memoria di Sant’Egidio, perché sia sempre servitrice instancabile della pace, casa accogliente per chi è scartato e sostegno per coloro che cercano aiuto.

2. Per ciascuno di noi, perché non si rassegni mai davanti ai grandi dolori del mondo ma seguendo Gesù, che apre nella storia vie di salvezza, sappia esserne discepolo.

3. Per Papa Francesco, per il nostro vescovo Domenico e per la Chiesa perché si riveli franca nell’annunciare a tutti la Parola che chiama alla conversione e che salva.

4. Per la popolazione del Pakistan che soffre delle tragiche conseguenze delle piogge torrenziali provocate dai monsoni. Perché questo paese trovi solidarietà e possa presto risollevarsi dalla sua sofferenza.

5. Per la vita di chi è in pericolo, perché non si muoia più a causa della guerra, per l’Ucraina e per ogni paese ferito dalla violenza.