parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 10/04/22

Domenica delle Palme /C
 
 

Letture: Lc 19, 28-40; Isaia 50, 4-7; Salmo 21; Filippesi 2, 6-11; Lc 22,14 - 23,56.

 

Dal Vangelo di Luca capitolo 19, versetti da 28 a 40

28Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. 29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli 30dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. 31E se qualcuno vi domanda: "Perché lo slegate?", risponderete così: "Il Signore ne ha bisogno"».

32Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. 33Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». 34Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». 35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.

37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, 38dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».


L’AMORE DI GESÙ RIMANE PER SEMPRE


Mentre Gesù avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.

Scegliere da che parte stare

Entriamo nella settimana santa di quest’anno, segnata dai giorni bui della guerra in Ucraina; guardiamo a Gesù che mite e mansueto, entra nella città di Gerusalemme. C’è il tempio, ci sono tanti uomini e donne che vanno a pregare; ma c’è anche tanta violenza: ci sono persone che provano fastidio per quell’uomo che fa spazio agli oppressi, ai dimenticati, a coloro che chiedono sollievo, aiuto, conforto. E pensano di toglierlo di mezzo.

C’è una congiura per eliminare Gesù che è riuscito ad attirare anche uno dei dodici, uno dei suoi amici più intimi. Ma anche gli altri undici devono scoprire – a partire da Simon Pietro – che non ancora hanno rinunciato alla violenza, alla rivalsa, ad affermare se stessi. Hanno gioito nel vedere Gesù che entra in Gerusalemme cavalcando un povero asinello. Ma quando sono a tavola per celebrare la Pasqua con Gesù, si mettono a discutere su chi di loro fosse più grande.

Purificare il nostro legame con Gesù

Non c’è lo sconforto di Gesù, ma una grande pazienza, conseguenza del suo grande amore per loro. Si mette a spiegare come aveva fatto tante volte prendendoli in disparte: «non fate così, chi è più grande tra voi diventi come il più giovane, diventi come colui che serve. Io sto in mezzo a voi come colui che serve …». In questi giorni di grazia meditiamo i vangeli della passione, guardiamo a Gesù che dice anche a noi: «ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione» (Lc 22,15).

Dinanzi alle pagine che ci raccontano la passione e morte di Gesù anche noi ci scopriamo con sentimenti e pensieri misti. C’è affetto per Gesù, come certamente lo aveva Simon Pietro, ma c’è anche paura di darsi senza limiti, di disarmarci da quei sentimenti che sembrano darci sicurezza, che ci fanno credere di essere forti: affermare le nostre ragioni, trovare motivi per dare il primato alle nostre cose, non rinunciare a pensieri e parole che irritano gli altri.

Lo sguardo di Gesù verso Pietro che lo ha rinnegato

Il cammino con Gesù non porta ad affermare le nostre ragioni ma a scoprire e comprendere in modo sempre più profondo il suo modo di amare, che non dipende dall’accoglienza da parte degli altri. Il suo amore è gratuito, è paziente, sa aspettare. Quando dice a Simon Pietro «io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno» egli risponde con orgoglio, sicuro del suo affetto per Gesù: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte» (Lc 22,31-33).

È sicuro di sé, una sicurezza che poggia sulle sue capacità e non su quella forza che viene dall’amore che impariamo e riceviamo da Gesù stesso. E quando, nella notte alla fine di quello stesso giorno, Pietro per tre volte nega di conoscere Gesù, questi si volta e fissa lo sguardo su di lui. E noi sappiamo che il suo sguardo, il suo fissare lo sguardo è segno di un amore profondo. E Pietro cede a questo sguardo: «uscito fuori, pianse amaramente» dice il Vangelo (v. 62). Il Signore ci conceda la grazia in questa Pasqua di cogliere lo sguardo di Gesù, uno sguardo che disarma, che vuole vincere con la forza dell’amore.

Stare accanto alle tante membra ferite del “corpo” di Gesù

E i giorni duri e violenti della guerra che si è abbattuta sull’Ucraina, nel cuore dell’Europa, ci fanno sentire l’urgenza di scegliere per Gesù, di camminare per la via che egli continua a percorrere nelle ore difficili della sua passione. A Giuda che gli dà un bacio come segnale per coloro che sono venuti ad arrestarlo, Gesù continua a parlare, a chiamare questo suo discepolo per nome: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Il suo è un amore che non smette di sperare su ciascuno, su ognuno di noi.

Nel racconto della passione troviamo il Sinedrio, tribunale religioso con una sentenza già scritta contro Gesù, troviamo Pilato ed Erode che vedono, comprendono ma non decidono per fermare la violenza cieca degli accusatori, troviamo i soldati che si prendono gioco di un uomo debole, indifeso, messo nelle loro mani. Ma troviamo anche Simone di Cirene che è chiamato a portare per un po’ la croce di Gesù, debole e sfinito dalla flagellazione; troviamo le donne che lo seguono fin sotto la croce, troviamo Giuseppe di Arimatea che chiede il corpo di Gesù.

Vogliamo essere anche noi con loro, accanto al corpo di Gesù colpito, accanto alle tante membra di quel corpo fatto dai tanti feriti di questa guerra; essere accanto con la preghiera, solidali con loro, sostenendoli nel bisogno, con l’amore che impariamo dal crocifisso che si fa carico del loro dolore, che risponde alle invocazioni di aiuto, al bisogno di vicinanza fraterna.

Intenzioni di preghiera

1) Perché il Signore che entra a Gerusalemme e va verso la Passione, ci aiuti in questo tempo di guerra a stringerci a lui, a seguirlo nell’ora dolorosa della croce, per rinnovare profondamente la nostra vita.

2) Per Papa Francesco, che invoca il ripudio della guerra e non si stanca di cercare la pace, perché il Signore lo protegga e lo guidi nel suo ministero e per tutta la Chiesa di Dio perché viva la Settimana Santa in unità e pace. Per il nostro vescovo Domenico.

3) Per tutti i cristiani di ogni confessione: perché camminino insieme verso la Pasqua e aiutino i popoli a cercare al più presto la pace e a vedere la luce della Resurrezione. Per quelli che ora sono nella sofferenza e nel pericolo. Perché non li dimentichiamo e siamo loro vicini nella preghiera e nella solidarietà.

4) Per i poveri e i più fragili, per i profughi dall’Ucraina e da tante altre zone di guerra che vivono crescenti difficoltà. Perché nessuno sia più lasciato solo sotto il peso della sua croce.

5) Per l’Ucraina, la Russia e per tutti i paesi in conflitto o divisi, perché mai, anche nelle ore più buie della violenza e della guerra, venga a mancare la speranza di poter raggiungere la pace.