parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 12/12/21

3ª domenica di Avvento /C
 
 

Letture: Sofonia 3,14-18a; Salmo: Isaia 12; Filippesi 4,4-7; Luca 3,10-18.

Memoria di Nostra Signora di Guadalupe, in Messico. Ricordo di Filomena, anziana di Trastevere a Roma, morta in istituto nel 1976. Assieme a lei ricordiamo tutti gli anziani, in particolare chi è solo e chi vive in istituto.

Dal Vangelo di Luca capitolo 3, versetti da 10 a 18

10Le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». 11Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.


COME ACCOGLIERE IL SIGNORE CHE VIENE

Cristo_Giudizio
Le folle interrogavano Giovanni, dicendo:
«Che cosa dobbiamo fare?»

Una voce che ci apre al futuro di Dio

La liturgia di oggi, di questa terza domenica di Avvento ci invita alla gioia: «Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti» (Fil 4,4). Gioia perché il Signore viene, «viene a rinnovarci con il suo amore». Come prepararci a vivere nella gioia l’incontro con Lui? Giovanni Battista invita a preparare la via al Signore che viene. E quelli che si recano ad ascoltarlo chiedono: «Che cosa dobbiamo fare?». È una domanda personale che anche noi ci poniamo assieme a tanti che si portano dentro il desiderio di una vita migliore per sé e per gli altri.

Giovanni è solo una voce che grida ma ci apre al futuro del regno di Dio. A lui si avvicina gente comune, pubblicani che erano visti solo come avidi di guadagno, soldati che spesso facevano uso della violenza. «I pubblicani e le prostitute gli hanno creduto» scrive Matteo nel suo Vangelo (Mt 21,32). Egli stesso aveva risposto all’invito di Gesù mentre era seduto al banco delle imposte, che gli dice: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, lo seguì (Lc 5, 27-28). Nessuno è escluso dal Signore per entrare nel suo regno.

Prepariamo un posto per chi non ce l’ha

«Che cosa dobbiamo fare?»: è la domanda di questo Avvento. E Giovanni risponde con le parole di chi è diventato familiare della parola di Dio: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». Sono parole che richiamano quelle del profeta Isaia: «Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell' introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? (Isa 58,7).

La risposta chiara di Giovanni chiede di interrogarci su come dar da mangiare a chi non ne ha, come vestire chi non ha di che vestirsi. Una domanda che ci chiede di preparare, con tutti i limiti imposti dalla pandemia, un posto accogliente, un pasto caldo, un dono segni di amicizia, di vicinanza in questi giorni del Natale di Gesù.

Metterci in ascolto di tutti

La pandemia, che ha provocato tanti disagi e difficoltà pesa ancora più duramente sulle persone più deboli, i poveri sono diventati ancora più poveri proprio a causa della pandemia. La parola di Dio che viene a cercarci e ci guida al Natale ci chiede come farci prossimi in modo concreto a questi nostri fratelli e sorelle privi di tutto.

Assieme alle tante persone che vengono da Giovanni troviamo gente comune, pubblicani disprezzati per il mestiere che esercitavano e soldati spesso violenti. Vediamo che nessuna professione esclude dalla salvezza. E questo fa cadere i pregiudizi, le esclusioni di quelle persone che spesso vengono viste come non adatte per il regno di Dio. La nostra risposta alla domanda “Che dobbiamo fare?” è liberarci da queste chiusure, metterci in ascolto di tutti, senza esclusioni, scoprendo le domande nascoste che tanti si portano dentro, in cerca di chi possa dare loro risposte semplici e concrete.

La responsabilità per la Parola che ci è stata affidata

Giovanni pur essendo una semplice voce, è consapevole della responsabilità di essere una voce che grida. Anche noi siamo stati raggiunti dalla parola del Signore. Gesù ci chiama amici – come ci ricorda il vangelo di Giovanni - «perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). È l’amore del Padre suo che egli viene a manifestarci, venendo in mezzo a noi nella povertà del Natale, «scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani» ma per noi questa è la potenza di Dio, la sapienza di Dio, potenza e sapienza di amore (cfr. 1Co,1,22-25).

Anche noi abbiamo visto in tanti modi i segni e le manifestazioni di questa potenza di amore che viene da Dio, i miracoli dell’amore di Dio: la liberazione dai lager libici di 93 persone, la gioia di chi viene liberato dalla strada e trova un ricovero e si mette ad aiutare quelli che ancora vivono per strada. Il Signore ci chiama ad essere semi di pace e di amore, essere un muro spirituale contro la violenza, l’indifferenza che provoca la morte. Andiamo incontro all’avvento di Gesù che porta amore e pace.

Intenzioni di preghiera

1) Per tutte le nostre comunità, perché siano ricolme della gioia che nasce dalla comunione con il Signore e la testimonino in una vita grata e serena, annunciando, sempre accanto ai poveri.

2) Perché in questo tempo di attesa, perseverando nella preghiera e nell’ascolto della Bibbia, rinfranchiamo i nostri cuori preparandoci all’incontro con il Signore. Perché lui ci aiuti ad essere veri e autentici messaggeri, sull’unica via da lui preparata: quella dell’amore.

3) Per la Chiesa, perché sia nel mondo segno dell’amore gratuito e sia messaggera di pace e speranza. Per Papa Francesco e per il nostro vescovo Domenico.

4) Per tutti i malati, per quelli che non possono più comunicare con gli altri, per chi è solo, per chi è tentato di lasciarsi andare, perché il Signore doni a tutti sostegno e consolazione e per la fine della pandemia.

5) Per la vita della nostra Comunità che rende visibili in mezzo agli uomini i segni di un mondo rinnovato dall’amore di Dio. Perché accogliamo con gratitudine questi segni e ci lasciamo toccare il cuore. Per la protezione di tutti i nostri fratelli in ogni parte del mondo.