parrocchia
san Gennaro all'Olmo Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 2 maggio 2021

5ª domenica di Pasqua /B

 
 

Letture: Atti 9,26-31; Salmo 21; 1Giovanni 3,18-24; Giovanni 15,1-8.

Memoria di sant’Atanasio (†373), vescovo di Alessandria d’Egitto. Le Chiese ortodosse festeggiano oggi la Pasqua.

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 15, versetti da 1 a 8

Gesù disse ai suoi discepoli: 1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi.

Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».


I FRUTTI DELLA NOSTRA VITA, VIVENDO UNITI A GESÙ


«Io sono la vite, voi i tralci.
Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto».

 

Le parole accorate di Gesù ai discepoli

Il vangelo di oggi ci riporta alla sera del giovedì santo, quando Gesù ha celebrato la cena pasquale con i suoi discepoli e si è fermato a parlare a lungo con loro. Ha compiuto il gesto di sconvolgente di lavare i piedi, un gesto che col tempo avrebbero compreso meglio; ha parlato del tradimento di Giuda, del loro abbandono nelle ore della sua passione. Ma lui non smetterà di amarli, dice loro: «non vi lascerò orfani» (Gv 14,18).

E insiste con i suoi discepoli perché in ogni condizione, in ogni tempo, per loro e per quelli che verranno dopo di loro, ci sarà un futuro solo se saranno e resteranno profondamente uniti a Lui. In poche righe, per ben sei volte Gesù ripete: «Rimanete in me. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca». Se non rimanete uniti a me non potete fare nulla, uniti a me porterete molto frutto.

La tentazione dell’autonomia da Dio

Queste parole sono vere per la vita di ognuno di noi, per ogni comunità, per ogni famiglia religiosa lungo la storia. In ogni tempo e in ogni uomo c’è sempre la tentazione di credere nelle proprie forze, nei propri mezzi, nell’orga-nizzazione che poggia sui poteri di questo mondo. Ma vediamo che lungo la storia solo coloro che rimangono uniti a lui hanno trasmesso la linfa dell’amore che viene da Lui e che trasforma il mondo.

«Io sono la vite, voi i tralci»: Gesù sceglie di paragonarsi ad una pianta fragile, come è la vite, perché dentro la vita fragile dell’uomo si è calata la vita del Figlio di Dio. Per questo Paolo scrive: egli, venendo sulla terra «svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,7), nascendo povero, vivendo poveramente. E poi dice di se stesso, scrivendo alla comunità di Corinto: «quando venni tra voi non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza ... l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio» (1Cor 2,1.14). E poi aggiunge: «noi abbiamo il pensiero di Cristo» (v. 16).

Tagliare i rami secchi che non portano vita

È Gesù che ci comunica il pensiero di Dio, la sua Parola che comunica una forza di amore, che avvicina gli uni agli altri, crea comunione. «Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me»: è indispensabile rimanere uniti a Gesù che ci comunica la linfa, la vita stessa di Dio. Ma egli parla anche di potatura perché ognuno di noi porti più frutto. La potatura porta a tagliare aspetti della nostra vita, pensieri e comportamenti che ci appesantiscono, che ci fanno sprecare energie per cose che non valgono. E taglia anche i rami secchi che ingombrano e non comunicano più alcuna vita.

I rami secchi sono le opere che nascono dall’individualismo, che non si mettono in relazione di amore con gli altri, sono l’indifferenza al dolore degli altri, la sordità dinanzi alle domande di ascolto, alle invocazioni di aiuto, di vicinanza, di sostegno. Sono tutti modi che non comunicano vita ma morte, lasciando gli altri nell’abbandono.

Radicati nell’amore di Cristo

Rimanere in Gesù significa accogliere la sua Parola, meditarla, come ha fatto Maria, la madre di Gesù, dinanzi a ciò che vedeva, ruminarla per comprenderne la portata e sentirne gli effetti in profondità, assimilarla, fino a far diventare nostri i pensieri di Dio, i suoi comportamenti, le sue scelte, le sue “passioni”.

Le nostre vite, radicate in Cristo, manifestano il suo amore, producono frutti di amore che purificano non solo la nostra vita ma il clima, la mentalità, la cultura di questo mondo. C’è una ecologia dell’amore che viene da Dio, che sana le divisioni, rafforza i legami, cancella l’odio e porta pace. Pregando con il Padre nostro diciamo: «sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra». E questa è la volontà del Padre mio, dice Gesù: «che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

«Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori – esorta Paolo - e così siate in grado di conoscere l'amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3,17-19).

Intenzioni di preghiera

1) Perché la forza rinnovatrice della Pasqua ci aiuti ad essere tralci fecondi, nella gioiosa fedeltà agli insegnamenti del Signore, nel servizio ai fratelli e ai più poveri.

2) Per Papa Francesco, per il nostro vescovo Domenico e per la Santa Chiesa perché sia nel mondo segno di comunione e di fraternità evangelica.

3) Per tutti i cristiani, perché siano ogni giorno autentici discepoli tuoi e non rinuncino a smuovere la storia dei popoli nel segno della speranza. Per chi servendo i poveri dà la propria vita, come la missionaria, Nadia De Munari, uccisa in Perù. Perché il Signore protegga quelle comunità più esposte ai pericoli e alla persecuzioni.

4) Per i malati: per quanti soffrono nel corpo e nello spirito perché trovino luce, salvezza e consolazione. Per gli anziani che in questo tempo più di tutti hanno sofferto per l’isolamento e la solitudine. Per i ricoverati in istituto. Per la fine della Pandemia.

5) Per tutti i popoli angustiati dal male della guerra e della divisione, perché il Signore doni la pace, faccia trovare le vie della concordia e della riconciliazione.