parrocchia
san Gennaro all'Olmo Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 18 luglio 2021

16ª domenica del tempo ordinario /B

 
 

Letture: Geremia 23,1-6; Salmo 22; Efesini 2,13-18; Marco 6,30-34.

Memoria di san Sergio di Radonež, monaco, fondatore della lavra della Santa Trinità, presso Mosca. Ricordo del pastore evangelico Paul Schneider, morto nel lager nazista di Buchenwald nel 1939.

Dal Vangelo di Marco capitolo 6, versetti da 30 a 34

30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.

32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.


«VENITE E RIPOSATEVI UN PO’»


Gesù disse loro: «Venite in disparte, voi soli,
in un luogo deserto, e riposatevi un po'».

 

La domenica come “riposo col Signore”

La domenica per tutti noi è fare la stessa esperienza dei discepoli che si ritrovano attorno a Gesù, per raccontargli quanto abbiamo vissuto guidati dal suo Vangelo. E Gesù ci fa vivere questo incontro come spazio per comprendere ogni volta di più il sogno di Dio su questo mondo e come annunciarlo e realizzarlo assieme. La liturgia nel giorno del Signore è come “il deserto”, il luogo di preghiera, di comunione con Dio e di conoscenza del suo mistero di amore.

E mentre stiamo col Signore e vediamo con lui quanto egli ci ha fatto vivere, il suo sguardo si fa attento alle folle che continuano a cercarlo. Lo sguardo di Gesù è lo sguardo di Dio sul mondo. E noi, con Lui, impariamo a guardare con occhi nuovi, a vedere che tanti cercano Gesù, si sforzano di manifestare il loro desiderio di bene, di coinvolgimento, di partecipazione e collaborazione alla costruzione di un mondo più giusto, più umano.

“Inviati” dal Signore a raccogliere e unire

Le parole del profeta Geremia ci fanno sentire “il dolore” di Dio per gli uomini che vivono nella dispersione e nella paura, il dolore per coloro che sono abbandonati a loro stessi senza nessuno che si prenda cura di loro: «voi avete disperso le mie pecore – dice il Signore – le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati» (Gr 23,2). E Gesù ci manifesta questi sentimenti di Dio, egli vede le folle e ha compassione di loro perché sono «come pecore che non hanno pastore» (v. 34).

L’evangelista Marco usa in questa occasione la parola «apostoli»: i discepoli vengono chiamati «apostoli», parola che significa “inviati”. I discepoli sono “inviati” dal Signore per far conoscere la sua Parola e compiere le sue opere. Ne era ben consapevole l’apostolo Paolo che più volte esprime la sua gratitudine per la chiamata ricevuta, per il servizio del Vangelo a cui è stato chiamato: «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo ci ha fatto rivivere con Cristo» (Ef 2, 4-5).

La misericordia e la compassione di Gesù

Ringraziamo il Signore per il dono di vivere come suoi discepoli, di essere fratelli e sorelle nella sua famiglia, chiamati a portare pace a tutti. Noi che, senza alcun nostro merito, siamo stati cercati, curati, amati, siamo chiamati a nostra volta ad alzare lo sguardo da noi stessi, a guardare tante persone che in tanti modi cercano il Signore. Il Signore in diverse occasioni ci rivela “le sue viscere di misericordia”, i suoi sentimenti profondi di compassione, la sua statura di pastore che non trova pace anche per una sola pecora che si è dispersa.

Gesù guarda e assume ciò che vede, egli è vulnerabile dinanzi alle domande, alle sofferenze, ai bisogni delle persone. Da questo scaturisce tutta la sua azione, da questo sentimento materno di compassione davanti a chi vive sotto il peso di una vita ingiusta. Questo impariamo camminando dietro al Signore, a diventare anche noi vulnerabili. La comunità dei discepoli è chiamata a vivere questa compassione, a tradurla in pratica, a manifestarla. Gesù buon pastore viene a ristabilire l’unità spezzata dalle tante divisioni, viene a portare sicurezza a coloro che sono smarriti e angosciati, viene a portare pace per il popolo disperso.

Lo spazio prezioso della Domenica

La domenica è questo spazio prezioso di incontro col Signore, di ascolto, di riflessione, di nutrimento spirituale, con la forza della parola e del pane eucaristico. Il Signore ci aiuti a diventare sempre più consapevoli di quanto egli ha fatto e fa per noi. Egli ha fatto di noi una sola cosa, abbattendo l’inimicizia, facendo di noi donne e uomini nuovi, inviati a portare l’annuncio di un tempo nuovo, dove le lacrime vengono asciugate, i soli vengono accolti, i diversi vengono integrati.

Ci aiuti a vivere con gratitudine e generosità il monito di Paolo agli Efesini, che sentiamo vero anche per noi: «Ricordatevi che un tempo eravate senza Cristo, ora invece, in Cristo Gesù, voi siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo» (2,12-13).

Intenzioni di preghiera

1) Ringraziamo il Signore, per la santità di questo giorno in cui ci chiama in disparte ad ascoltare la sua parola, nutrirci alla sua mensa e ricevere la forza vera della nostra vita.

2) Perché il Signore ascolti la nostra preghiera per le folle di questo mondo che sono come pecore senza pastore: perché possano incontrare la sua commozione; e il suo amore le guidi e le consoli un questo tempo difficile di smarrimento per tanti.

3) Perché il Signore doni alla Chiesa pastori animati dalla carità, che guidino sempre con amore il gregge loro affidato. Per papa Francesco, perché guarisca al più presto e possa riprendere il suo servizio pastorale. Per il nostro vescovo Domenico.

4) Perché siano disarmati i disegni dei violenti: perché la morte, l’odio, il terrore non dominino più sul cuore degli uomini e ovunque possa regnare la pace. Per il Nord del Mozambico.

5) Per chi è straniero, per gli immigrati, per i profughi perché possano trovare accoglienza e fratelli che offrano loro aiuto e amicizia.