parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 02/08/20

18ª Domenica del Tempo Ordinario /A
 
 

Letture: Isaia 55, 1-3; Salmo 144; Romani 8,35.37-39; Matteo 14,13-21.

Memoria del Porrajmos, lo sterminio degli zingari a opera dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Memoria del beato Zeffirino Giménez Malla, martire gitano, ucciso in Spagna nel 1936.
Ricordo di Yaguine e Fodé, due ragazzi di quindici e quattordici anni della Guinea Conakry, morti nel 1999 per il freddo nel vano del carrello di un aereo nel quale si erano nascosti per raggiungere l’Europa, dove sognavano di poter studiare.

Dal Vangelo di Matteo capitolo 14, versetti da 13 a 21

13Avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui».

19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.


IL NOSTRO POCO PUÒ DIVENTARE ABBONDANZA


«Non occorre che vadano;
voi stessi date loro da mangiare ».

Non lasciarci intimorire dalla violenza degli uomini

Dopo aver saputo che il re Erode aveva ucciso Giovanni Battista, Gesù si ritira in un luogo deserto, come faceva ogni volta che si raccoglieva a pregare il Padre suo. Nella preghiera si attinge la forza per non lasciarsi intimorire dalla violenza degli uomini e proseguire con nuovo vigore nel manifestare l’amore di Dio per tutti gli uomini.

E questo viene percepito dalle persone che ci stanno intorno. Sono tante le persone che cercano una parola vera per la propria vita, cercano sollievo per i malati che hanno accanto e non sanno come curarli. Da Gesù – leggiamo nei Vangeli – «usciva una forza che sanava tutti» (Lc 6,19), una forza di amore che si fa carico delle difficoltà degli altri, delle loro sofferenze.

Avere gli stessi sentimenti di Gesù

Questo prova Gesù dinanzi a tanta gente che è venuta a cercarlo, tirandosi dietro i loro malati: «sentì compassione per loro e guarì i loro malati». Questa compassione, il Signore la comunica largamente a tutti quelli che ascoltano le sue parole e le accolgono nel proprio cuore. Il rapporto quotidiano con la Parola di Dio poco a poco ci trasforma interiormente e ci apre agli stessi sentimenti di Gesù.

Infatti a questo ci esorta l’apostolo Paolo quando scrive alla comunità di Filippi: «abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù … ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri» (Fil 2,4-5). I discepoli hanno ascoltato Gesù, come ha fatto quella folla, ma non si sono ancora lasciati coinvolgere da quella passione del loro maestro. Vedendo che la giornata volge al tramonto, pensano che l’unico modo per manifestare la propria premura per quelle persone che devono tornare a casa, sia quella di congedarli.

Nelle mani di Gesù il nostro poco diventa molto

Ma Gesù, come altre volte, li sorprende: «non occorre che vadano; voi stessi date lor oda mangiare». Egli sa bene che con loro hanno solo poche cose per la loro cena, ma i discepoli non hanno ancora compreso che con Gesù tutto può cambiare, anche quel poco che noi abbiamo, messo nelle sue mani, può diventare un’abbondanza.

Tante esperienze di aiuto, di accompagnamento, di guarigione, che il Signore ci fa vivere, sono proprio l’esperienza concreta che col nostro poco si può fare molto. Quando le parole di Gesù giungono al cuore, comunicano un ardore, una forza, come avvenne per i discepoli di Emmaus: «non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la vita, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24, 32).

Non poniamo limiti all’amore del Signore

E sotto i loro occhi, mentre il cibo passava per le loro mani, i discepoli sperimentano il miracolo della moltiplicazione di quei pochi pani e pochi pesci. È il miracolo della compassione che il Signore vuole trasmettere anche a noi. Quella prima piccola comunità dei dodici si renderà conto che insieme, come discepoli del Signore, avvengono miracoli. Quando Gesù dirà loro «andate e fate miei discepoli tutti i popoli … insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19-20), poteva sembrare che egli chiedesse loro l’impossibile, proprio come avviene nell’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando dice: «voi stessi date loro da mangiare».

Ma le ultime parole del Vangelo di Matteo - «ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» ci dicono che proprio il nostro essere uniti a lui rende possibile raggiungere tutti i popoli. Siamo chiamati - ciascuno di noi, membri della famiglia del Signore - a lasciarci coinvolgere nella sua compassione, parlare a tanti con la forza del suo amore e sanare tante ferite, sfamare tanti affamati di parole vere, di amore, di tenerezza e compassione. È quello che alcuni nostri fratelli e sorelle iniziano a vivere in questi giorni a Lesbo, preparando in un frantoio abbandonato un “ristorante” con pochi mezzi e molti amore, per tanta gente bisognosa di vicinanza, di aiuto, di speranza per il proprio futuro.

Intenzioni di preghiera

1. Ti preghiamo, o Signore, per la nostra Comunità perché sappia accogliere e vivere con gratitudine il potere che tu confidi ai tuoi discepoli: aiutaci e a compiere le opere del tuo amore in mezzo agli uomini.

2. Signore, abbraccia ancora oggi nella tua compassione le folle stanche di questo mondo: che a nessuno manchi l’aiuto fraterno, la solidarietà, l’amicizia.

3. Ti preghiamo, o Signore, per papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Chiesa, perché senta compassione per le folle affamate di senso, di speranza e di pane donando ad esse il pane di vita della Paola di Gesù.

4. Signore, guarda chi soffre, chi è malato e libera il mondo intero dalla Pandemia e dalle sue conseguenze. Che la tua pace scenda sui paesi feriti dalla violenza e dalla guerra. Dona la liberazione a quanti sono ancora sequestrati.

5. Ti preghiamo, Signore, per i più fragili e i più feriti dalla vita perché sentano il tuo abbraccio e il tuo sostegno, per chi non ha casa e non ha lavoro, per quanti cercano un approdo di pace nel nostro paese.