parrocchia
san Gennaro all'Olmo Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 1° luglio 2018

13ª domenica del tempo ordinario /B

 
 

Letture: Sapienza 1,13-15; 2,23-24; Salmo 29; 2Corinzi 8,7.9.13-15; Marco 5,21-43.

 

Dal Vangelo di Marco capitolo 5, versetti da 21 a 43

21Essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: «Chi mi ha toccato?»». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».

35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.


LA FEDE IN GESÙ FA SPOSTARE LE MONTAGNE


«Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata»

 

Quelli che cercano Gesù con fede

Sono tanti quelli che nel vangelo vanno in cerca di Gesù, spesso emergono da una folla che lo attornia. Il brano di oggi mette in primo piano un uomo – Giairo, uno dei capi della sinagoga che ha la figlia dodicenne morente - e una donna affetta da emorragia da dodici anni. Ambedue cercano con fiducia Gesù e ne sperimentano la misericordia.

Anche oggi questa pagina evangelica si ripete nella esperienza di tanti che con la semplicità dei bambini, dei deboli, cercano il Signore e si affidano a Lui. È l’esperienza che viviamo e tocchiamo con mano stando accanto agli anziani, ai nostri amici disabili, ai bambini che ci vengono affidati, ai poveri, agli stranieri che accompagniamo.

Ed è l’esperienza che noi per primi viviamo quando ci affidiamo al Signore con la fede di Giairo e di quella donna che ha tanta fiducia in quel giovane profeta da credere sia sufficiente toccargli il lembo del mantello per essere guarita.

Tanti cambiamenti nel cuore di uomini e donne, anche in questo tempo

Forse questi due episodi ci spingono ad affidarci al Signore come recita il salmo 130(131): «io resto quieto e sereno, come un bimbo svezzato in braccio a sua madre» (v. 2). Solo nella fiducia che si abbandona al Signore conosciamo la guarigione dal nostro orgoglio, dalla nostra autosufficienza, dall’indifferenza al grido di chi cerca aiuto.

Camminando come discepoli dietro al Signore noi siamo partecipi di tanti cambiamenti, possiamo dire di tanti miracoli sotto i nostri occhi. E tante volte non li vediamo o non li comprendiamo, proprio come è accaduto a quei primi discepoli. Quanti cambiamenti interiori profondi operati dal vangelo nella vita di tante persone, quante resurrezioni alla vita, alla fiducia, alla speranza!

Nel contatto con Gesù non c’è anonimato

Gesù cerca quella persona che, tra la folla distratta, ha cercato di toccare il suo mantello con la fiducia di essere guarita. Vuole vederla, guardarla, dialogare con lei, ascoltare la sua storia drammatica durata dodici anni e poterle dire: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male». Nel contatto con Gesù non c’è anonimato. Da lui noi impariamo ad essere personali nell’incontro con gli altri, impariamo a chiamare per nome i poveri, gli stranieri, gli “amici” che accompagniamo.

Stiamo attenti a non essere stolti come i discepoli che dicono a Gesù: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”»; oppure come le persone nella casa di Giairo che deridono Gesù quando dice «la bambina non è morta, ma dorme». Noi, senza nostro merito, siamo partecipi di cose belle e grandi, forse da meditare profondamente come Maria che meditava nel suo cuore le cose che stava vivendo.

Moltiplicare i gesti di misericordia

L’esperienza della misericordia del Signore ci rende ricchi del suo amore che viene riversato in noi, ci fa edificare la nostra vita sulla misericordia. Questa ricchezza che senza nostro merito riceviamo dal Signore non possiamo tenerla egoisticamente per noi. Accogliamo per questo le parole di Paolo alla comunità di Corinto: «Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa» (2Cor 8,7).

In un tempo in cui tanti rischiamo di sprofondare in un mondo senza amore, nella cultura della violenza, della contrapposizione e dell’inimicizia, c’è bisogno di far sentire parole di misericordia e moltiplicare gesti di misericordia.

Intenzioni di preghiera

1) Signore, che sei passato beneficando e risanando i malati che incontravi e che conduci dalla morte alla vita chi pone in te la sua speranza, rendici saldi nella fede e grandi nell’amore.

2) Ti preghiamo, o Signore, per Papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa perché, dove domina la cultura di morte, diffonda la Parola di Gesù che dona la vita e offre a tutti la speranza.

3) Con l’atteggiamento fiducioso dell’uomo che si rivolge a Gesù per guarire sua figlia, affidiamo a te, Signore, la nostra comune preghiera per i malati, certi che non resterai sordo alla nostra invocazione e solleverai tutti dallo loro sofferenza.

4) Ti preghiamo, Signore, proteggi questa tua famiglia dal male e fa che nel suo servizio non si lasci intimidire ma sempre si prenda cura di ogni essere vivente difendendo il valore e il rispetto di ogni vita.

5) Ti chiediamo, Signore, pace per quei popoli che soffrono, per quelli che rischiano di sprofondare in un mondo senz’amore, nella cultura della violenza, della contrapposizione e dell’inimicizia. Proteggi la vita di tutti quelli che sono ancora prigionieri.