parrocchia
san Gennaro all'Olmo Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 16/10/16

Domenica 29ª Tempo Ordinario /C
 
 

Letture: Esodo 17, 8-13; salmo 120; 2Timoteo 3,14 - 4,2; Luca 18, 1-8.

Memoria della deportazione degli ebrei di Roma durante la seconda guerra mondiale.

Dal Vangelo di Luca capitolo 18, versetti da 1 a 8

1 Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: «Fammi giustizia contro il mio avversario».

4Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: «Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi»».

6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.

Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».


LA «FORZA DEBOLE» DELLA PREGHIERA

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Una vedova andava dal giudice e gli diceva:
«Fammi giustizia contro il mio avversario».

“Da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore”

Attraverso gli Atti degli Apostoli e le lettere di Paolo conosciamo l’instancabile attività dell’apostolo nel diffondere il Vangelo, nel dare inizio a nuove comunità che nascono dalla sua predicazione, nel coraggioso lavoro in mezzo ai pagani portando fuori dalla Palestina il messaggio di Gesù e calandolo nella cultura greca e poi in quella romana.

Come è stato possibile che un uomo coadiuvato da alcuni suoi discepoli abbia potuto operare fruttuosamente per la diffusione del Vangelo nel vasto mondo dell’impero romano?

Scorrendo le sue lettere scopriamo quanta importanza egli dà alla preghiera da cui attinge forza, coraggio, intraprendenza, senza fermarsi dinanzi ai molti ostacoli incontrati e a vari tentativi di fermarlo ed eliminarlo.

Lo spazio della preghiera ogni giorno

«Pregate ininterrottamente» (1Ts 5,17), «in ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito» (Ef 6,18), «siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Questa insistenza sulla preghiera che torna nelle sue lettere alle diverse comunità ci svela il segreto della sua esperienza personale circa la preghiera.

Un segreto che Paolo ha appreso meditando i Vangeli prima ancora di annunciarli, da Gesù che ogni giorno pregava, fino a trascorrere tante volte la notte in preghiera come fece prima di scegliere i Dodici, fino alla preghiera nella notte dell’arresto al Getsemani e fin sulla croce. Ed è quello che siamo invitati anche noi a fare pregando insieme o almeno a sera, al termine delle nostre giornate.

La Chiesa come la vedova del Vangelo

La Chiesa, la comunità, ogni comunità cristiana, è rappresentata da quella povera vedova della parabola, simbolo della debolezza, esposta facilmente al sopruso. Ma pur essendo debole, quella donna non si rassegna all’ingiustizia e con tenacia non si stanca di pretendere il giusto.

La presenza del male che semina dolore e morte nella vita di tanti, la violenza, la corruzione, lo sfruttamento dei deboli, le guerre possono far cadere nella sfiducia e nell’incredulità, possono portare alla rassegnazione lasciandoci travolgere dalle cose di questo mondo, e farci dimenticare la preghiera.

È necessario pregare senza stancarsi

Quando leggiamo di Paolo più volte prigioniero, percosso, battuto con le verghe, lapidato, in mezzo a pericoli di fiumi, di briganti, fra disagi e fatiche, fame e sete, freddo, una volta calato da una finestra in una cesta per sfuggire alla cattura, possiamo comprendere da dove gli viene l’aiuto, la sua forza è la preghiera incessante che egli chiede anche a tutte le sue comunità e per le quali egli stesso non si stanca di pregare (cfr. 2Cor. 11,23-33).

E allora accogliamo e viviamo la parola di Gesù «sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi» (Lc 18,1). Di fronte alle forze del male, della divisione, noi siamo come quella vedova, deboli, disarmati, avendo però l’arma efficace della preghiera, «gridando a lui giorno e notte». Molte volte il Signore temporeggia con gli operatori del male perché è un Dio paziente anche con gli operatori di iniquità, per il suo grande amore nei confronti di tutti gli uomini (quello che in greco si chiama macrotimia).

Gesù ci invita ad essere perseveranti

C’è il rischio di stancarci di attendere, di rassegnarci. Ma la domanda di Gesù - «il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» - ci fa riflettere e ci spinge alla perseveranza nella preghiera. È la nostra «forza debole» che può spostare le montagne, può far fiorire un giardino nei tanti deserti del nostro mondo: nelle carceri, nei cronicari, nei luoghi dove c’è guerra, nei tanti luoghi di dolore.

È ancora l’apostolo Paolo che ci esorta: «Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti» (Fil. 4,6).

Intenzioni di preghiera

1) Signore, tu che ci inviti ad innalzare la nostra incessante preghiera, insegnaci a gustare l’abbandono confidente e l’unione fiduciosa al Padre buono.

2) Signore, dopo aver ricordato la deportazione degli ebrei romani durante la seconda guerra mondiale, noi ti preghiamo perché mai più il disprezzo e l’odio razziale possano aver ragione sulla vita di tanti uomini e di tante donne.

3) Signore, riempi della tua grazia e dei tuoi doni la Santa Chiesa e fa che essa sia sempre perseverante nella preghiera e porti innanzi a te le attese di chi soffre. Proteggi e sostieni col tuo amore Papa Francesco e il nostro vescovo Crescenzio.

4) Signore, ti preghiamo per chi è povero, malato, debole, sofferente: perché sia asciugata ogni lacrima e ogni tristezza sia mutata in gioia dal tuo amore.

5) Signore, fa risorgere Aleppo dalla sua tomba e libera la Siria dal male della guerra. Vigila sul mondo intero perché l’odio e la violenza, non incombano più sul suo destino. Libera tutti quelli che ancora sono nelle mani dei sequestratori.