parrocchia
san Gennaro all'Olmo Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 05/06/16

Domenica 10ª Tempo Ordinario /C
 
 

Letture: 1Re 17,17-24; Salmo 29; Galati 1,11-19; Luca 7,11-17.

Memoria di san Bonifacio, vescovo e martire. Annunciò il Vangelo in Germania e fu ucciso mentre celebrava l’Eucarestia (+754).

Dal Vangelo di Luca capitolo 7, versetti da 11 a 17

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.

12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!».

15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.


LA COMPASSIONE FA CRESCERE LA SOLIDARIETÀ

vedovaNain
Gesù si avvicinò alla bara e disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!»

Fermarsi dinanzi al dolore di tanti

La liturgia di oggi ci fa fermare davanti a due donne, ambedue vedove, che hanno perso il loro unico figlio. La vedova di Zarepta - città vicino all’attuale Sidone nel Sud del Libano – nella sua povertà, aveva accolto il profeta Elia in un tempo di carestia. E ora si trova a piangere il suo unico figlio. Nel Vangelo Gesù, mentre si avvicina alla cittadina di Nain assieme ai suoi discepoli, incrocia un corteo sulla porta della città che porta al cimitero un morto, figlio unico di una madre rimasta vedova.

Sono incontri che anche a noi capita di fare mentre siamo per strada andando da un luogo all’altro. Oggi la televisione ci permette di vedere tanti avvenimenti che vi vengono raccontati. Ma il comportamento del profeta Elia e quello di Gesù ci fanno interrogare sulle nostre reazioni dinanzi ad episodi simili a quelli presentati oggi dalle pagine bibliche.

La forza viene dal nostro rapporto con Dio

Elia si rivolge al Signore nella preghiera dinanzi al dolore di quella donna rimasta sola: “Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo”. È la reazione spontanea di chi è normalmente in ascolto del Signore, vive sentendo la sua vicinanza e si lascia guidare da lui.

Questo è ancora più vero per Gesù che è venuto a mostrarci come la nostra vita e le nostre reazioni umane possono essere trasfigurate dalla forza di amore che egli ci comunica. Dinanzi al dolore di quella donna Gesù è “preso da una grande compassione per lei”, si avvicina e le dice “non piangere”; poi tocca la bara e riporta alla vita quel ragazzo.

La compassione: un sentimento a cui fare spazio

La compassione è un sentimento forte che cambia le situazioni, ci muove verso il bene, sconfigge il male dell’indifferenza, la cultura dominante di pensare ognuno a se stesso, attento solo alle proprie cose. Il Signore, attraverso il comportamento del profeta e dello stesso Gesù ci aiuta a riscoprire la bellezza della compassione, che ci rende più umani, sconfigge la solitudine di tanti e ci rende attenti gli uni agli altri.

Il Vangelo che siamo chiamati a vivere ci fa non solo scoprire Gesù come colui che ha compassione, si commuove sul dolore di tanti e interviene nella loro vita; ma ci dona la forza di diventare anche noi persone che si fermano, che partecipano, che si commuovono e si avvicinano al dolore degli altri.

Dinanzi alla violenza che procura la morte di tanti, dinanzi alle continue tragedie di coloro che muoiono in mare nella speranza di una vita lontana dalla guerra e dalla fame, non possiamo rimanere indifferenti come amici di Gesù pieno di amore e di compassione. Possiamo pregare come fece Elia per quella mamma angosciata, possiamo fermarci e dare il nostro aiuto, anche se piccolo. Sarà il Signore ad operare nel cuore di queste persone affrante.

Misericordia e compassione ci fanno vicini gli uni agli altri

Come il Signore è vicino al dolore degli uomini, si fa presente in mezzo a loro, noi siamo chiamati a camminare con lui e ricevere da lui gli stessi suoi sentimenti. Nella lettera che Paolo scrive alle comunità della Galazia – l’attuale Turchia – egli ricorda la sua storia prima di essere attratto da Gesù, quando perseguitava coloro che avevano cominciato a seguire la strada del Vangelo.

E questo lo porta ad essere grato al Signore e a spendersi perché tanti altri possano conoscere il Signore e vedere la propria vita trasformata dall’amore. In questo nostro tempo la cura di cui hanno bisogno gli uomini è la misericordia che intenerisce il cuore, rende miti e compassionevoli, cioè partecipi del dolore degli altri. La misericordia e la compassione accorciano le distanze fra gli uomini, fanno nascere nuovi rapporti, fanno crescere la comunione, rendono la nostra vita veramente umana.

Intenzioni di preghiera

1. Signore Gesù, che entri con i tuoi discepoli nella città di Nain, entra anche oggi nella vita delle nostre città, perché a tutti, anche attraverso di noi, possa giungere la tua parola che guarisce e salva.

2. Ti preghiamo, o Signore, per Papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Chiesa, perché sostenuta dal tuo Spirito mostri a tutti senza distinzioni, la tua misericordia.

3. Ti preghiamo, o Signore, per i più giovani, perché possano incontrarti ed essere risvegliati alla vita e alla gioia dal Vangelo.

4. Ti preghiamo, o Signore, guarda con misericordia e soccorri gli uomini e le donne, i bambini in fuga da guerre, miseria, persecuzioni, perché possano trovare accoglienza e dignità di vita nei paesi dove approdano.

5. Ti preghiamo, o Signore, per la pace in Siria, e per tutti i cristiani nel Medio Oriente, perché la loro vita sia protetta dal male. Libera chi è ancora sequestrato come i vescovi Mar Gregorios Hibraim, Paul Yazigi e padre Paolo Dall’Oglio.