parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

2
la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 06/03/16

Domenica 4ª Tempo Quaresima /C
 
 

Letture: Giosuè 5, 9.10-12; Salmo 33; 2Corinti 5, 17-21; Luca 15, 1-3.11-32.

 

Dal Vangelo di Luca capitolo 15, versetti da 1 a 3 e da 11 a 32

1 Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

11«Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». 22Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso». 31Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».


APRIAMOCI AI SENTIMENTI DI DIO

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Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione,
gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.

In cammino verso la Pasqua

Ci stiamo avvicinando alla Pasqua, quando ci troveremo dinanzi alla manifestazione più grande dell’amore di Dio verso di noi, per mezzo del suo Figlio che è andato incontro a tutti, che continua ad amare coloro che lo tradiscono, che perdona dalla croce coloro che l’hanno crocifisso. Il suo amore è più forte della stessa morte.

Come comprendere che camminare con Gesù ci trasforma intimamente, fa di noi persone con un cuore nuovo, che impara ad amare come lui ama?

Viviamo in un mondo dove ognuno continua a cercare per suo conto la propria realizzazione. E questo dentro un contesto di lotte, di divisioni, dove chi conta meno, chi ha meno mezzi resta indietro, viene scartato. Non possiamo continuare a vivere così, ognuno cercando per sé quello che crede meglio.

Non solo vedere, ma provare a capire

La via di Gesù è una via percorribile, ci fa unire a tante persone lungo il cammino, ci fa avvicinare a quelli che prima escludevamo dalla nostra vita. Sono sotto i nostri occhi le conseguenze terribili dell’ognuno per sé. Queste lunghe file di profughi che cercano un futuro in Europa, lasciandosi dietro distruzione e morte, sembrano non interessare nonostante le tante immagini che ci vengono mostrate. È un po’ come vedere, ma non capire il dramma e il bisogno di queste migliaia e migliaia di persone.

Bisogna cambiare direzione. Quella che il figlio più piccolo della parabola che Gesù racconta è una direzione sbagliata. All’inizio la sua vita è brillante e piena di soddisfazioni, ma poi è colpita dalla violenza della carestia e dall’abbandono degli amici. Dobbiamo riflettere su quella che è una parabola della vita.

Quando sei giovane, quando ti senti forte sembra che tutto possa essere portato avanti da solo. Ma poi viene il momento della verità, della scoperta che siamo tutti deboli e fragili, anche quando ci sentiamo e ci crediamo forti.

Si può stare dentro casa del Padre, ma estranei al suo amore

Gesù ci vuole mostrare che Dio è un padre, che è pronto ad accogliere anche noi. Egli è sempre in attesa. Il racconto di Gesù ci dice che quando quel figlio che era andato via di casa “è ancora lontano”, il padre lo vede e “commosso gli corre incontro, gli si getta al collo e lo bacia”. Egli è pronto ad accogliere e perdonare e introdurci nella vita con lui, dentro una grande famiglia di sorelle e fratelli.

L’altro figlio della parabola non capisce la bellezza di quanto è accaduto al fratello che era andato lontano. Scopriamo che quel figlio è rimasto sempre dentro casa, ma in realtà il suo cuore è lontano dai sentimenti del padre: non capisce il suo amore e il bisogno di affetto e di perdono che ha il fratello minore.

Noi che frequentiamo la Chiesa, che partecipiamo alle liturgie, lasciamoci interrogare dal comportamento del figlio maggiore. L’essere distratti dinanzi a coloro che sono ai margini, abbandonati a se stessi è un grande segno di lontananza dall’amore del padre, da Gesù al quale si avvicinavano tutti gli emarginati, quelli che erano giudicati male dagli altri.

Lasciarci riconciliare ed essere a nostra volta riconciliatori

Il Signore ci raccoglie nella sua casa, ci parla con la sua Parola per eliminare le distanze che ci sono fra noi e gli altri; anche un piccolo gesto di aiuto, una visita a una persona sola, a un malato, un gesto di attenzione a coloro che ne hanno bisogno è già iniziare ad essere partecipi dei sentimenti di Dio nostro padre.

Così anche noi possiamo diventare operatori di pace, che uniscono quelli che sono divisi, che riconciliano quelli sono separati. Più comprendiamo e viviamo i sentimenti di Dio nostro padre e più diventiamo strumenti di riconciliazione e di pace per tanti.

Intenzioni di preghiera

1. Signore, tu che manifesti il tuo amore attraverso la misericordia, perdona il nostro peccato e donaci la gioia di essere salvati.

2. Ti preghiamo, Signore, per Papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Chiesa, perché sappia vivere e testimoniare al mondo la conversione e il ritorno a Te, Padre misericordioso e tanti possano gustare la gioia del perdono.

3. Ti preghiamo o Signore, per le Suore Missionarie della Carità e per tutte le altre persone uccise venerdì ad Aden. Perché il loro martirio risvegli nello Yemen il desiderio della pace e convinca tutti a deporre le armi e a intraprendere un cammino di dialogo.

4. Ti preghiamo, Signore, per chi è disperato, sopraffatto dalle prove della vita, per chi a causa dell’ingiustizia non vede più un futuro per sé, per tutti i profughi, perché nell’accoglienza e nell’aiuto ritrovino speranza e fiducia.

5. Ti preghiamo o Signore, con tutti i popoli che vivono la miseria della guerra: perché sia asciugato il pianto di chi soffre e venga la pace. Veglia sulla Siria e proteggi la vita dei vescovi Mar Gregorios Hibrahim e Paul Yazigi, di Padre Paolo Dall’Oglio come quella di quanti sono ancora sequestrati.