parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

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la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 22/11/15

34ª domenica Tempo Ordinario /B
 
 

Letture: Daniele 7,13-14; Salmo 92; Apocalisse 1,5-8; Giovanni 18,33-37.

 

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 18, versetti 33-37

33Pilato rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». 35Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».

36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».


GESÙ, UN RE DEBOLE MA FORTE NELL’AMORE

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Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei giudei?».
Gesù rispose: «Io sono re, ma il mio regno non è di questo mondo»

Che specie di «re» è Gesù?

Concludiamo oggi, con tutta la Chiesa, l’anno liturgico con la festa di Cristo Re. Il termine “re” ci fa pensare ai potenti di questo mondo e ci porta a vedere Gesù potente secondo le nostre categorie che sono quelle del mondo.

Per questo tanti – di fronte al male, alle violenze, di fronte egli episodi di terrorismo di questi ultimi giorni – si chiedono: ma Dio, che fa? Perché non interviene?

È una domanda che nasce appunto da una visione terrena di Gesù e di Dio. Al termine del racconto della moltiplicazione dei pani, dopo che Gesù ha sfamato migliaia di persone con pochi pani e pochi pesci, la folla torna per fare di lui il loro re, come un re terreno capace di risolvere i loro problemi senza fatica.

Ma Gesù – ci dice il Vangelo - «sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo» (Gv. 6,15).

Un regno che non si fonda sui poteri di questo mondo

Sì, perché «il mio regno non è di questo mondo, non è di quaggiù». È quello che risponde a Pilato, quando viene portato dinanzi a lui in catene, dopo essere stato flagellato dai soldati e abbandonato da tutti.

Giuda lo aveva tradito per pochi soldi, al momento dell’arresto Pietro aveva cercato di difenderlo tirando fuori una spada – è la tentazione anche nostra di rispondere alla violenza con un’altra violenza – e davanti ad una serva che lo riconosce come discepolo di Gesù giura di non averlo mai conosciuto.

«Se il mio regno fosse di questo mondo – risponde ancora a Pilato – i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei» (Gv. 18, 36). Ma come può essere re uno che la pensa così? Come possiamo affidare la nostra vita a lui? È debole, disarmato, umiliato, spogliato di tutto, povero. Non ha alcun aspetto di potenza.

Un re venuto per servire, amare, donare

Noi cerchiamo i forti perché pensiamo che ci possano dare protezione, successo sicurezza, riconoscimento, benessere. Lui è debole, come può essere re? Eppure risponde a Pilato: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo».

Gesù è re perché serve ed ama, è re perché non vuole possedere ma donare. La sua forza, l’unica che conta e che resta nella vita, è quella dell’amore. E chiede anche a noi di confidare nella forza del voler bene, perché con lui possiamo vincere il male, che è il vero nemico della vita e dell’amore.

I tanti potenti di questo mondo finiscono, passano, come finisce la loro forza. Il regno del Signore, come dice il profeta Daniele, dura in eterno, non finisce mai; perché – anche se umiliato e perseguitato fino alla morte - non smette di amare. Il suo amore è più forte della violenza degli uomini.

Vivere forti della sua parola porta amore

La Chiesa, noi cristiani, siamo tentati da un potere che non è il potere che Gesù vuole per noi. La forza di Gesù è la sua parola, la sua testimonianza, il suo amore. La lotta quotidiana di ognuno di noi, la lotta quotidiana della Chiesa è quella di stare sempre con Gesù, pendenti dalle sue labbra, per sentire la sua parola e vivere con la forza che da essa promana.

Oggi ci sono più martiri che nella chiesa dei primi secoli. Ci farà bene pensare a loro e chiedere al Signore: insegnaci ad appartenere a te, a non avere paura, ad essere forti e liberi nell’amore, anche se siamo deboli come te, che sei un re debole che ha vinto il male.

Intenzioni di preghiera

1) Ti ringraziamo, o Signore, Re della nostra vita, per averci nutrito lungo quest’anno della tua Parola. Aiutaci a farla crescere nel nostro cuore, affinché diminuisca l’amore per noi stessi.

2) Signore, che riveli la tua regalità soprattutto con la misericordia e il perdono, rinnova il dono dello Spirito sulla Chiesa, perché sia casa di Misericordia aperta a tutti  ma soprattutto ai più poveri. Proteggi e sostieni Papa Francesco e il nostro vescovo Crescenzio.

3) In questo tempo difficile aiuta, Signore, i tuoi figli a non cedere alla paura e alla rassegnazione, perché all’odio sappiano rispondere con l’amore, l’accoglienza, il dialogo e il rispetto per tutti e si impegnino per  costruire una società del vivere insieme.

4 ) Signore, Tu che sei re degli uomini e delle donne di ogni tempo, allontana lo spettro della guerra e del terrore e dona al mondo la pace. Libera tutti coloro che sono ancora sequestrati in Siria e in Iraq.

5) Signore, tu che conosci la fragilità e il valore di ogni vita, proteggi i bambini, soprattutto quelli più poveri, malati, malnutriti, orfani, senza nome. Perché a tutti sia garantita salute, scuola, cibo, sicurezza e amore, per poter crescere nella pace.