parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 14/12/14

3ª Domenica di Avvento/B
 

Letture: Letture: Isaia 61,1-2.10-11; Luca 1,46-54; 1 Tessalonicesi 5,16-24; Giovanni 1,6-8.19-28.

 

GiovBattista«Io sono voce di uno che grida nel deserto: rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia»

 

Dal Vangelo di Giovanni, capitolo 1, versetti da 6 a 8 e da 19 a 28

6Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?».

20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo».

21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose.

22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?».

23Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».

24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei.

25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?».

26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».

28Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

ESSERE «VOCE», ANNUNCIATORI DEL VANGELO, IN QUESTO TEMPO

Essere testimoni della luce che è Gesù

A pochi giorni dal Natale di Gesù, la liturgia ci pone davanti il profeta e il testimone dell’Avvento del Signore: Giovanni Battista. E lui ci fa scoprire o conoscere più in profondità la vocazione alla quale siamo chiamati: essere testimoni di quello che stiamo vivendo, annunciare con forza la lieta notizia che è il vangelo, manifestare a tutti la presenza di colui che non è ancora conosciuto e dare loro l’opportunità di credere.

Giovanni non è la luce - Gesù parlando di lui dice: «era la lampada che arde e risplende» (Gv. 5, 35) – egli è il testimone di questa luce che viene ad illuminare le tenebre di questo mondo. La maggioranza degli uomini non percepisce la presenza di questa luce, non sa elevarsi da una percezione materiale di tanti segni alla comprensione di questa presenza che cambia la storia, cambia la vita degli uomini lungo le generazioni.

Dedicare spazio all’ascolto del Signore

Giovanni è ben consapevole della missione affidatagli, una consapevolezza maturata nella preghiera, negli anni del deserto, nel tempo dell’ascolto della Parola del Signore. Giovanni ha sostato a lungo nel deserto e nel silenzio ha ascoltato e meditato quanto il Signore gli veniva comunicando.

Dobbiamo fermarci, come Giovanni, anche se sembra importante agitarci e preoccuparci per molte cose. Nel tempo speso per la preghiera, nella fedeltà quotidiana all’ascolto, nell’attenzione al Signore, la Parola comincia a scendere in noi, scioglie il nostro cuore ci apre all’amore e ci guida sulla via del vero servizio agli altri, soprattutto ai poveri.

Comunicare quanto abbiamo ricevuto

Per questo Giovanni sente che non può tacere, non può tenere per sé quella conoscenza, quella esperienza di Dio che gli fa riconoscere la presenza di colui che doveva venire: il Figlio di Dio si fa uomo come noi, viene a nascere in mezzo a noi umile e povero, fino ad identificarsi con i poveri della terra. Per questo Giovanni si mette a gridare con le parole del profeta Isaia: «nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40,3).

E quando tanti cominciano ad accorrere a lui, non si monta la testa, non si sente bravo, ma spiega agli altri il senso del suo umile servizio. Ai capi religiosi inviati da Gerusalemme che gli chiedono “ma tu chi sei? Sei il Messia, l’inviato di Dio? Sei il profeta Elia, o un altro profeta?”, la sua risposta ci fa riflettere per la sua umiltà disarmante: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».

Essere una «voce» che orienta al Signore

Giovanni: una voce, la voce della profezia. Giovanni rappresenta i testimoni chiamati ad orientare gli uomini verso la luce che già li illumina. La sua funzione è in atto lungo tutta la storia per mezzo di tutti coloro che raccolgono il testimone che passa da una generazione all’altra.

Giovanni ci dà una lezione di umiltà e ci rende consapevoli di una particolare responsabilità: essere anche noi «voce». Noi siamo voce, cioè annunciatori del Vangelo, di questa buona notizia che è la presenza del Signore da riconoscere nella santa liturgia, e nel volto dei poveri: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio dei sandali», dice Giovanni; e lo ripete a noi perché possiamo essere la sua voce che continua a gridare, ad annunciare.

Nel rarefarsi dei profeti in questo tempo, con la stessa umiltà di Giovanni, nello spazio del silenzio, dell’ascolto della Parola di Dio, non ci tiriamo indietro, ma consapevoli della responsabilità affidataci, alziamo la nostra voce con forza, senza timore e annunciamo a tutti: “Ecco, viene il nostro Dio!”.

Vivere con gioia la nostra vocazione

In tutto questo noi sentiamo il nostro cuore riempirsi di gioia, come Maria, per tutto quello che il Signore ci dona di vivere, per l’amore che egli ci comunica, che ci guida incontro agli altri, che ci fa accorgere del dolore dei poveri e ci fa vivere il servizio per loro come amore fraterno.

Questo è un tempo propizio: non spegniamo lo Spirito – come ci esorta l’apostolo Paolo – non disprezziamo le profezie, ma sempre lieti, pregando senza stancarci, rendiamo grazie al Signore per quello che ci comunica, per quello che ci chiama a vivere nei santi giorni di questo Natale, per i tanti che siamo chiamati ad accogliere e ad accompagnare..

Intenzioni di preghiera

  • Signore, dalla tua Parola riceviamo oggi l’invito a essere gioiosi e a rendere grazie in ogni cosa: tu che ci liberi dalla tristezza e spazzi dal nostro cuore ogni radice di amarezza, sostienici nella speranza e nella consapevolezza fiduciosa e forte del tuo avvento.
  • Ti preghiamo, o Signore, per la Chiesa, perché in essa crescano uomini e donne capaci, come Giovanni Battista, di essere annunciatori del Vangelo e di testimoniare con gesti e parole il tuo amore per i poveri. Sostieni e proteggi Papa Francesco e il nostro vescovo Crescenzio.
  • Signore, proteggi e sostieni la nostra Comunità, conducila, sempre unita, sulle frontiere del mondo, nella comunicazione del Vangelo, nella solidarietà con i poveri e nella costruzione della pace.
  • O Signore, accogli le invocazioni che ti presentiamo. Tu che ascolti il grido dei poveri e porti il lieto annuncio ai miseri fa’ che la tua pace scenda su questo mondo ferito dalla guerra e dalla divisione tra i popoli. Rendi la libertà a chi è ancora sequestrato in Siria e in Iraq, come i vescovi Mar Gregorios Hibraim, Paul Yazigi e Padre Paolo Dell’Oglio.
  • Ti preghiamo, Signore, per i poveri della nostra città, per quanti sono oppressi da sofferenze, ingiustizie e soprusi, perché tutti possano essere soccorsi e sia possibile costruire una convivenza sempre più pacifica ed inclusiva.