parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 30/03/14

4a Domenica di Quaresima/A
   

Letture: 1 Samuele 16, 1.4.6-7.10-13; Salmo 22; Efesini 5, 8-14; Giovanni 9, 1-41.

 


«Va' a Siloe e lavati"

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 9, versetti da 1 a 41

1 Gesù passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».

6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe» - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: «Va' a Sìloe e làvati!». Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov'è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c'era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: «Noi vediamo», il vostro peccato rimane».

SIAMO CIECHI PER MANCANZA DI AMORE
GESÙ CI INSEGNA AD AMARE

L’amore per noi stessi è una schiavitù

Inizia oggi la quarta settimana di questo tempo – la Quaresima, fatta di quaranta giorni - che ci vuole preparare a celebrare la Pasqua di Gesù. Un tempo di ascolto della parola del Signore, di riflessione su noi stessi alla luce di quanto egli ci dice, perché possiamo renderci conto della vita che conduciamo e di quanto il Signore ci offre.
C’è una schiavitù nella quale viviamo, che magari non riconosciamo come tale, che ci tiene prigionieri, che non ci fa vedere oltre e ci fa essere rassegnati su noi e sugli altri. Questa schiavitù si chiama filautia, che significa amore per se stessi.

L’amore per se stessi ci porta a giudicare, a contrapporci agli altri, a non avere vero interesse per gli altri e restare attaccati a noi stessi, alle nostre posizioni. Ma questo non ci fa vivere veramente contenti, in maniera profonda.
Gesù che guarisce e gli altri dinanzi al cieco guarito

Il lungo brano del Vangelo ci aiuta a leggere la nostra vita con gli occhi del Signore, vuole aiutarci a vedere quello che da soli non vediamo.

C’è un cieco sulla strada, un cieco dalla nascita, che Gesù incontra passando. Mentre i suoi discepoli pongono domande su di chi è la colpa perché lui sia nato cieco, Gesù si pone nei panni di quell’uomo e pensa a come intervenire. Egli è colui che vede con occhi di amore e agisce mosso dall’amore.

Viene da chiedersi come noi vediamo gli altri, il mondo concreto che ci circonda e che cosa intendiamo per amore. Forse chiamiamo amore la filautia, l’amore per noi stessi.

Per difendere se stessi si diventa ciechi di fronte agli altri

Nel racconto evangelico vediamo quanto coloro che si muovono attorno a questo cieco guarito siano prigionieri di se stessi, indisponibili a lasciarsi interpellare e coinvolgere da un fatto bello, da un gesto di amore che apre alla luce chi viveva nel buio.

Riflettiamo sul comportamento di questi uomini religiosi – i farisei – prigionieri delle loro regole, difensori delle loro posizioni, ingessati nelle loro convinzioni e perciò incapaci di lasciarsi travolgere dall’amore che Gesù ha manifestato nei confronti di quel cieco.

Lunghe discussioni, interrogatori, chiamata in causa dei genitori che hanno paura di mettersi contro coloro che contano. Tutto per difendere se stessi, per rifiutare ogni cambiamento della realtà e crogiolarsi nelle proprie piccole sicurezze. Alla fine cacciano fuori quel cieco guarito, immagine plastica di chi non vuole vedere, non vuole lasciarsi toccare da quel gesto di amore.

«L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore»

Noi crediamo di vedere, ma chi vive mettendo a centro se stesso, vede solo ciò che gli conviene, ciò che è conforme alle sue regole, ai suoi principi e convinzioni.

C’è un altro episodio che ci può aiutare nella nostra riflessione, quello del profeta Samuele che pure ascoltava il Signore. Ma inviato per scegliere un nuovo re al posto di Saul, vede e pensa con criteri suoi e non con quelli di Dio. Vede il primo figlio di Iesse, un giovane alto, bello, forte e pensa che sia lui il prescelto. Ma Dio vede con occhi diversi: sceglie il più piccolo che ancora stava a pascolare il gregge, quello che poi diventerà il re Davide.

Dio è amore, guarda con amore e opera con amore

Perché Dio sceglie il più piccolo? Perché nella Bibbia troviamo innumerevoli volte che Dio è il difensore dei piccoli, dei poveri, delle vedove, degli stranieri, insomma dei deboli? Perché Dio ama, Dio è amore, come ci spiega Giovanni nella sua prima lettera: «Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16).

E Gesù è l’icona dell’amore di Dio, colui che è venuto a manifestarci l’amore di Dio. La filautia, l’amore per se stessi porta ad una cecità sugli altri. Vivere amando è bello. Abbiamo bisogno di imparare ad amare come ama Dio.

Ancora l’apostolo Giovanni scrive: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio» (1Gv 4,7). Chiediamo a Gesù di insegnarci ad amare, confessando la nostra incapacità ad amare come lui ama, come lui ci ama.

Intenzioni di preghiera

  • O Signore, non permettere che siamo ciechi che credono di vedere. Aiutaci a passare dall’incredulità alla fede e a renderla più viva nell’incontro personale con te e con la tua Parola.
  • Ti preghiamo, Signore Gesù, tu che sei luce del mondo, apri i nostri occhi alla piena conoscenza del tuo amore, perché possiamo camminare come figli delle luce che sanno scorgere negli altri dei fratelli e obbedire in tutto al tuo Vangelo.
  • Ti preghiamo, o Signore, per il Papa Francesco, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa perché, unita a Te, sia luce che guida gli uomini alla pienezza della vita, ad un mondo nuovo dove la pace non avrà fine.
  • Ti presentiamo, Signore, tutte le invocazioni che sono state affidate alla nostra preghiera. In particolare ti preghiamo perché tutti amino la vita, la difendano e la rispettino soprattutto quando è più fragile, segnata dalla malattia, sofferente.
  • Signore, noi ti preghiamo perché la morte e la guerra non siano più padrone della vita di tanti uomini. Ascoltaci mentre ti chiediamo di vegliare sull’Ucraina, sul Centrafrica e sulla Siria e di proteggere la vita dei vescovi Mar Gregorios Hibrahim e Paul Yazigi, di Padre Dall’Oglio come quella di quanti sono ancora sequestrati.