parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 26/05/13

Solennità della Santissima Trinità/C
   

Letture: Proverbi 8, 22-31; Salmo 8;  Romani 5, 1-5; Giovanni 16, 12-15.

 


Lo Spirito della verità,
vi guiderà a tutta la verità

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 16, versetti da 12 a 15

Gesù disse ai suoi discepoli:

12Molte cose ho ancora da dirvi,
ma per il momento
non siete capaci di portarne il peso.

13Quando verrà lui, lo Spirito della verità,
vi guiderà a tutta la verità,
perché non parlerà da se stesso,
ma dirà tutto ciò che avrà udito
e vi annuncerà le cose future.

14Egli mi glorificherà,
perché prenderà da quel che è mio
e ve lo annuncerà.

15Tutto quello che il Padre possiede è mio;
per questo ho detto che prenderà da quel che è mio
e ve lo annuncerà.

La trinitÀ: invito a vivere uniti nell'amore

 

La festa della Trinità, che il calendario liturgico latino celebra dopo la domenica della Pentecoste, apre l’ultimo e lungo periodo dell’anno liturgico. È un periodo che viene chiamato “tempo ordinario”, perché non ha nessuna memoria particolare della vita di Gesù. Tuttavia non è un tempo meno significativo del precedente. Potremmo anzi dire che la festa della SS.ma Trinità proietta la sua luce su tutti i giorni seguenti, quasi a dilatare nel tempo l’abitudine che abbiamo di iniziare ogni nostra azione – e ogni nostra giornata – nel “nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Purtroppo dobbiamo constatare che il mistero della Trinità, in genere, è ritenuto poco significativo per la nostra vita, per il nostro comportamento (un teologo moderno amareggiato per questo, scriveva: “Sembra che poco importi, sia nella dottrina della fede come nell’etica, che Dio sia Uno e Trino”). La Trinità è ritenuta un “mistero” semplicemente perché non riusciamo a comprenderlo.

La santa Liturgia, riproponendo questo grande e santo mistero alla nostra attenzione, viene incontro alla pochezza e alla inveterata distrazione di ciascuno di noi. Giustamente diciamo “riproporre”, perché questo mistero è presente in tutta la vita di Gesù, fin dal Natale. È anzi il mistero che guida l’intera storia del mondo fin dalla creazione. È questo il senso del bellissimo brano della Scrittura tratto dal libro dei Proverbi. Il testo ci presenta la Sapienza di Dio, personificata, che si esprime: “Quando non esistevano gli abissi, io fui generata... quando (Dio) ancora non aveva fatto la terra... io ero là… quando (Dio) disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, mi rallegravo davanti a lui in ogni istante; giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (Pr 8,22-31).

La tradizione cristiana ha visto nella Sapienza quel “Verbo” che “era nel principio” e per mezzo del quale tutto è stato fatto. L’intero processo creativo è radicalmente segnato dal dialogo tra Dio e la Sapienza, tra il Padre e il Figlio. Il Vangelo di Giovanni scrive: “Egli (il Verbo) era in principio presso Dio; tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1,2-3). Le “fondamenta della terra”, ossia il cuore di ogni realtà umana, hanno l’impronta di questo singolarissimo rapporto che c’è tra il Padre e il Figlio. Potremmo dire che ogni cosa porta il “segno” della comunione tra il Padre e il Figlio. Non senza ragione e con grande profondità alcuni Padri dell’antica Chiesa parlavano dei semina Verbi, ossia dell’impronta del Verbo presente in tutta la creazione, in ogni uomo, in tutte le fedi, in tutte le culture. Nulla è estraneo alla Trinità, perché tutto è stato fatto ad immagine di Dio.

La Lettera ai Romani parla dell’amore di Dio effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (Rm 5,1-5), lo Spirito che ci rende tempio di Dio, sua casa, suoi familiari. Il Vangelo di Giovanni (16,12-15) riporta alcune delle parole di Gesù ai discepoli la sera dell’ultima cena. Quante cose aveva ancora da dire loro, prima di lasciarli! Non solo non aveva più tempo a disposizione; soprattutto i discepoli non erano ancora capaci di comprendere appieno quanto avrebbe dovuto dire loro. Ma li rassicurò: “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma vi dirà tutto ciò che ha udito e vi annunzierà le cose future”. Lo Spirito trascina i discepoli verso il cuore di Dio, il mondo di Dio, la vita di Dio, che è comunione di amore tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Dio, il Dio cristiano (e dobbiamo domandarci se tanti cristiani credono nel “Dio di Gesù”!), non è una monade, un’entità singola, magari potente e maestosa. Il Dio di Gesù è una “famiglia” di tre persone e si potrebbe dire che la loro unità nasce dall’amore: si vogliono così bene da essere una cosa sola.

Questa incredibile “famiglia” è entrata nella storia degli uomini per chiamare tutti a farne parte. Sì! Tutti sono chiamati a far parte di questa singolarissima “famiglia di Dio”. All’origine e al termine della storia c’è questa comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. L’orizzonte trinitario ci avvolge tutti, così che la “comunione” è il nome di Dio e la verità della creazione. Tale orizzonte è senza dubbio la sfida più bruciante oggi lanciata alla Chiesa, anzi a tutte le Chiese cristiane, vorrei aggiungere a tutte le religioni, a tutti gli uomini. È la sfida a vivere nell’amore, certi che là dove c’è amore, c’è Dio. Lo aveva intuito bene il “profeta” dell’anonimo poema di Khalil Gibran: “Quando ami non dire: Ho Dio nel cuore, ma piuttosto: Sono nel cuore di Dio”.

La forza che il Signore dona ai suoi figli cura la carne dell’umanità ferita dall’ingiustizia, dalla cupidigia, dalla sopraffazione, dalla guerra e costituisce l’energia per alzarsi e incamminarsi verso la comunione. Era il disegno di Dio sin dall’inizio della creazione. C’è, infatti, una corrispondenza tra il processo creativo e la vita interna di Dio stesso. Non a caso Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo”. L’uomo – inizialmente il termine indicava sia l’uomo che la donna – non era stato creato ad immagine di un Dio solitario, ma di un Dio che è amore di tre persone. L’intera umanità non sarà se stessa al di fuori della comunione. Solo all’interno della comunione gli uomini potranno salvarsi. A ragione perciò il Vaticano II ricorda a tutti i credenti che Dio non ha voluto salvare gli uomini singolarmente, ma radunandoli in un popolo santo.

La Chiesa nata dalla comunione e ad essa destinata si trova perciò ad essere impegnata nel vivo della storia di questo inizio di millennio come lievito di comunione e di amore. È un compito alto ed urgente che rende davvero meschine (e colpevoli) le liti e le incomprensioni interne. Sono le liti all’interno delle nostre comunità, sono le divisioni all’interno delle Chiese cristiane, sono le divisioni diffuse che lacerano la comunione tra i popoli. Chi resiste all’energia di comunione diviene complice dell’opera del “principe del male” che è spirito di divisione. Per questo l’apostolo Paolo, per farci sentire l’urgenza della comunione, può ripetere ancora oggi: “Che il sole non tramonti sulla vostra ira” (Ef 4,26). La festa della Trinità è un invito pressante ad inserirci nel dinamismo stesso di Dio che ci chiama a vivere la sua stessa vita.

Il Signore realizza la salvezza – come dice il Concilio Vaticano II – raccogliendo gli uomini e le donne attorno a sé in una grande e sconfinata famiglia. La salvezza si chiama, appunto, comunione con Dio e tra gli uomini.


Intenzioni di preghiera

  • Signore, mentre ti contempliamo oggi nel mistero della Trinità, ti domandiamo di sostenere questa comunità, di custodirla sempre in comunione con te, di proteggerla da ogni male.
  • Ti preghiamo o Signore per il nostro vescovo il Papa Francesco e per tutta la Santa Chiesa, nata dalla comunione e ad essa destinata, perché sia sempre nel mondo lievito d’unità e di amore.
  • Ti preghiamo o Signore perché cresca la comunione tra tutte le Chiese cristiane. Benedici e proteggi quanti t'invocano come Padre, perché ti cerchino con fedeltà, ti amino con sincerità di cuore e vivano ogni giorno la sfida dell’amore in un mondo ferito da tante divisioni.
  • Signore, accogli le invocazioni che lungo questa settimana sono state affidate alla nostra preghiera. In particolare fa’ che gli uomini possano abbandonare la violenza e con essa la guerra per riscoprirsi nella pace fratelli e figli tuoi. Dona o Signore pace alla Siria e restituisci alle loro comunità i vescovi: Mar Gregorios Ibrahim e Paul Yagizi.
  • Signore che sei morto e risorto per la nostra salvezza, ricordati nel tuo amore senza fine di chi: povero, debole, malato, prigioniero confida nel tuo aiuto e nella tua misericordia.