parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 14/10/12

28a Domenica Tempo Ordinario /B
   

Letture: Sapienza 7,7-11; Salmo 89 (90); Ebrei 4,12-13; Marco 10,17-30.

 

Discep
"Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio"

Dal Vangelo di Marco capitolo 10 versetti da 2 a 16

17Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre».

20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

28Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». 29Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.

Dio ci rivela quello che È buono e bello per la nostra vita

Una domanda fondamentale

Ognuno di noi, venendo la domenica in chiesa, arriva con tante domande che si porta dentro. Sono domande che riguardano la propria famiglia, a volte la salute propria o dei propri familiari; poi ci sono domande dinanzi a quello che accade intorno a noi: violenze, corruzione, guerre in tanti paesi, come in Siria, in Afghanistan, in diversi paesi del grande continente africano.

Ma c’è una domanda fondamentale che viene prima di tutte le altre: come vivere la propria vita in maniera veramente umana, sapiente, fruttuosa per sé e per gli altri, che mi apra alla dimensione che va oltre la vita terrena? È la domanda che in maniera stringata pone quell’uomo a Gesù, mentre andava per la strada: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».

È facile sentirsi buoni, ma…

Quell’uomo si sentiva buono, perché - come risponde a Gesù – non aveva ucciso nessuno, non era adultero, non rubava, non aveva dato testimonianze false, rispettava i suoi genitori. Viene da pensare a noi, proprio quando ci esprimiamo con le stesse parole: io non rubo, non ho ucciso nessuno…

E qui il Vangelo viene a illuminare anche noi, come luce che rivela i veri impedimenti ad una vita che può e deve andare oltre quello che viviamo. Quello sguardo tenero, pieno di amore, che Gesù rivolge a quell’uomo, è lo stesso sguardo affettuoso che egli ha verso ciascuno di noi. Uno sguardo che vuole attirarci a Lui e renderci liberi da un materialismo che rende prigionieri delle cose, ci radica nell’egoismo e di conseguenza ci rende indifferenti nei confronti dei più deboli.

È possibile cambiare vita?

Quell’uomo forse si aspettava da Gesù una conferma, una approvazione, una frase del tipo: «bravo! Continua così!». Per questo diventa «scuro in volto», volta le spalle a Gesù e se ne va. È una scelta, la sua; ma non gli darà un futuro diverso, nuovo, rispetto a quello che vive.

È possibile cambiare la nostra vita, oggi, in questo tempo? Forse c’è una domanda che viene prima: ma hai voglia, desiderio di cambiare? Il cambiamento parte da un distacco, un distacco da quello che penso, che faccio, che possiedo.
E qui diventa per noi difficile la comprensione delle parole che Gesù rivolge a Pietro e agli altri discepoli. Sono parole che si comprendono concretamente, facendone esperienza, vivendole.

Come è possibile tutto questo?

Dice Gesù: «non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Secondo la nostra logica, queste parole sono incomprensibili. Come è possibile che a un distacco - «già da ora, in questo tempo» - succeda un ritorno moltiplicato di quello che ho lasciato? È come avviene nel miracolo della moltiplicazione dei cinque pani e due pesci: tenuti per sé, avrebbero potuto a stento sfamare quei dodici discepoli del maestro. Messi invece nelle mani di Gesù, diventano cibo per più di cinquemila persone. Fra la gioia di tutti.

Il materialismo impoverisce le nostre umanità

La schiavitù del materialismo, mossa dal proprio egoismo, non produce ricchezza ma povertà. Lo comprendiamo facilmente anche dinanzi a questa crisi economica che impoverisce tanti, mentre arricchisce pochi. E, cosa ancora più grave, rinsecchisce la propria umanità, indurisce il cuore e rende indifferenti alla condizione degli altri.

Diceva papa Benedetto XVI giovedì scorso, durante l’omelia nella celebrazione per i 50 anni del Concilio Vaticano II: «Che cosa significa una vita, un mondo senza Dio, purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. È il vuoto che si è diffuso. Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne. Nel deserto si riscopre il valore di ciò che è essenziale per vivere».

E sono molti – nel mondo contemporaneo - i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. «Nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede – continuava il Papa – che comunicano il Vangelo testimoniando una vita nuova, trasformata da Dio».

Prima ancora di scegliere in maniera diversa da quell’uomo che volta le spalle a Gesù e va via, penso ci sia bisogno di pregare il Signore perché ci doni la sua sapienza, renda il nostro cuore docile, saggio e intelligente.

Invochiamo la sapienza che viene da Dio

Facciamo nostra l’invocazione di Salomone che consapevole della sua responsabilità così pregava: «Dio dei padri e Signore della misericordia, dammi la tua sapienza, perché io sono uomo debole e dalla vita breve, incapace di comprendere la giustizia e le leggi. Mandala dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia ciò che ti è gradito. Mi guiderà con prudenza nelle mie azioni e mi proteggerà con la sua gloria» (Sap. 9).
Avere un cuore docile, saggio e intelligente, significa lasciare che la parola di Dio - che ascoltiamo insieme la domenica, che riprendiamo durante la settimana – trovi spazio nel nostro cuore e possa operare con la sua forza e la sua efficacia.

È una parola che fa luce sui sentimenti e sui pensieri che ci portiamo dentro e ci aiuta a discernere quello che è buono e bello dinanzi a Lui e dinanzi ai bisogni del nostro mondo.

Intenzioni di preghiera

  • Signore, che hai detto al giovane ricco “Va’ e vendi tutto quello che hai”, aiutaci ad essere distaccati dai beni della terra, per essere pronti a seguirti e disponibili verso i nostri fratelli, particolarmente quelli più poveri.
  • Nell'Anno della Fede, appena cominciato, invochiamo lo Spirito della sapienza per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutto il popolo di Dio, perché possano essere molti coloro che, rinunciando alle ricchezze di questo mondo, scelgano di dedicarsi totalmente al servizio del Vangelo, per il bene di tutti gli uomini.
  • O Signore, dopo aver ricordato l’inizio del Concilio Vaticano II, ti preghiamo: donaci la sapienza del cuore perché sappiamo raccoglierne l’eredità e continuare a farla fruttificare per la vita della Chiesa e del mondo intero.
  • Ti preghiamo, o Signore, accogli le invocazioni che lungo questa settimana sono state affidate alla nostra preghiera: dona a chi è malato la tua guarigione che dà vigore al corpo e serenità allo spirito.
  • Signore, che davanti al male ci inviti nella fede a non smettere mai di sperare e di attendere la tua pace, ascolta la nostra preghiera per il mondo intero, perché siano disarmati i disegni dei violenti e ovunque torni a trionfare la pace.