parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 16/09/12

24a Domenica Tempo Ordinario /B
   

Letture: Isaia 50, 5-9a; Salmo 114; Giacomo 2,14-18; Marco 8, 27-35.

 

Pietro via
"Va dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini"

Dal Vangelo di Marco capitolo 8 versetti da 27 a 35

27Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». 28Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». 29Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

I CRISTIANI STANNO NEL MONDO, MA NON SONO DEL MONDO

Essere voce profetica in questo tempo

Viviamo in un tempo dove gli uomini camminano senza vedere al di là dei propri passi. E molto rare sono le voci profetiche che ci indicano un futuro che inizia col dal cambiamento di se stessi per cambiare il mondo attorno a noi.

Il profeta - come ci fa comprendere Isaia – è colui che si lascia istruire dal Signore, senza opporre resistenza, senza tirarsi indietro, lasciandosi guidare da Lui, sapendo che il Signore assiste coloro che parlano con parole che vengono da Dio.

Il nostro mondo è pieno di parole e di immagini, di notizie, davanti alle quali è facile smarrirsi, scoraggiarsi e rinchiudersi in se stessi. I discepoli del Signore ascoltano le tante voci di questo mondo, ma si lasciano illuminare dalla Parola che non inganna e non delude, la parola stessa di Dio.

Le voci attorno a noi

Gesù chiede ai suoi discepoli di riferire quello che hanno ascoltato riguardo a Lui, per aiutarli a leggere quello che sentono dalla gente e a comprendere più in profondità colui dietro il quale si sono messi a camminare.

Nell’ascolto degli altri noi sentiamo tante valutazioni: riguardo a Gesù, alla Chiesa, al servizio ai poveri, al Vangelo. Ma Gesù ci chiede personalmente, di fronte alle tante voci e giudizi su di Lui e sulla sua Chiesa, di esprimerci chiaramente. E Pietro, parlando a nome anche degli altri discepoli, dà una risposta giusta e chiara: tu sei il Cristo, cioè il consacrato, che per gli ebrei voleva dire: tu sei il Messia, l’inviato di Dio.

Comprendere in profondità la via di Gesù

Eppure Pietro, nel dare la risposta giusta non ha una comprensione profonda di quello che questo riconoscimento comporta. C’è una ambiguità nella sua risposta che si manifesta subito, appena Gesù comincia a spiegare che egli non si opporrà mai con la forza ai poteri di questo mondo, non userà mai la violenza, anche a prezzo della propria vita.

È quello che hanno compreso i martiri di ogni tempo, di ieri e di oggi. Pensiamo alla condizione dei cristiani in Pakistan , in Medio Oriente, che professano la fede in Cristo a rischio della propria vita. La visita del Papa in Libano è segno di una vicinanza e di un incoraggiamento a restare, a non fuggire e a continuare a testimoniare con coraggio e con la vita l’amore anche verso i nemici.

È molto facile che con le voci insistenti e ripetute dei vari messaggi che ci raggiungono, noi pensiamo secondo gli uomini e non secondo Dio. Per questo ogni giorno c’è bisogno di mettersi in ascolto della Parola del Signore, per essere testimoni di una vita diversa.

Essere stranieri nel proprio paese

È quello che ci ricorda il discorso a Diogneto – un documento del secondo secolo più volte citato -: «i cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per costumi, ma pur uniformandosi alle abitudini del luogo, danno l’esempio di una vita sociale mirabile, o meglio, paradossale. Abitano nella propria patria, ma come pellegrini; partecipano alla vita pubblica come cittadini, ma da tutto sono staccati come stranieri; ogni nazione è la loro patria, e ogni patria è una nazione straniera».

È questa la missione dei cristiani oggi, essere una voce profetica nelle parole e nei comportamenti. Rifiutare ogni violenza, ma rispondere al male col bene, con la forza dell’amore, dello Spirito di Dio, che è amore. Alle parole di Gesù che annuncia per la prima volta i giorni della sua passione ma anche della resurrezione – e lo farà ancora altre due volte – c’è subito una reazione negativa di Pietro, anzi di rimprovero a Gesù. Reazione che nelle ore della passione diventano fuga dei discepoli, rinnegamento di Pietro.

La scelta di fronte alla violenza

Sono i pensieri che ci vengono anche in questi giorni di fronte alle violenze in alcuni paesi islamici da parte di alcuni di loro; è la tentazione di accodarci alle voce che salgono da varie parti del nostro mondo occidentale. La voce della comunità cristiana non può accodarsi a queste reazioni che sono corali.

La voce dei cristiani si alimenta dal Vangelo e dice con forza che la contrapposizione non può che portare ad altre guerre, ad altre violenze, ad altre povertà. La voce dei cristiani è quella che porta a far incontrare esponenti di religioni e culture diverse, come è avvenuto nei giorni scorsi a Sarajevo, una città che porta ancora le ferite della guerra degli anni ’90, ferite non solo nelle strutture della città non ancora ricostruite, ma ferite nel cuore delle persone per le violenze subite dall’una e dall’altra parte.

Sarajevo, immagine di un futuro umano

L’immagine di uomini e donne di religioni diverse, insieme, che dialogano, si fanno vicini, sanno chiedere perdono, è l’immagine della società del futuro, per la quale noi vogliamo spenderci e impegnarci. «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà» - dice Gesù. Non crediate di potervi salvare, pensando solo a voi stessi – egli ci dice – spendete la vostra vita seguendo me, facendo diventare vita le parole del mio Vangelo. E salverete non solo voi stessi, ma i vostri figli, le generazioni future, il futuro di questo mondo.

La nostra fede – e qui è il richiamo della lettera di Giacomo – si manifesti concretamente in opere di riconciliazione, di pace, di perdono, di aiuto a coloro che soffrono, che sono in necessità. Il Vangelo non ci fa pensare secondo il mondo, ma a tutti ci fa essere vicini concretamente.

Intenzioni di preghiera

  • O Signore, accresci la nostra fede e aiutaci davanti alle gioie, ai dolori e alle speranze dell’umanità, a confessare la signoria di Cristo.
  • Ti preghiamo, o Signore, perché l’invito a seguirti lungo la via della croce non ci spaventi. Rendici forti nell’amore e capaci di testimoniare a tutti il Vangelo della salvezza.
  • Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto, pellegrino di pace e unità in Libano e per il nostro vescovo Crescenzio. Ti preghiamo per tutti i cristiani d’Oriente, perché possano essere testimoni di comunione e di speranza e il loro impegno sia un contributo sulla via della libertà religiosa e della pacifica convivenza in tutto il Medio Oriente.
  • O Signore, accogli le invocazioni a noi affidate, che ti presentiamo. Ti ringraziamo per l’incontro di pace dei capi delle diverse religioni dal titolo “Vivere insieme è il futuro”. Aiuta tutti a custodirne i frutti di dialogo e di pace per essere costruttori generosi di una civiltà del convivere.
  • Ti preghiamo, Signore, per chi testimonia il Vangelo a prezzo della vita, in situazioni difficili e dolorose e ti chiediamo: infondi anche in noi il coraggio di dare la vita per il Vangelo.