parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 13/11/11

33a Domenica Tempo Ordinario/A

   

Letture: Proverbi 31,10-13.19-20.30-31;  Salmo 127;  1Tessalonicesis 5,1-6;  Matteo 25,14-30.

 


"Bene servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere
su molto."

Dal Vangelo di Mattteo capitolo 25 versetti da 14 a 30

Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque». 21«Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: «Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due». 23«Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone».

24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo». 26Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.

28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

tutto quello che abbiamo e' dono di dio

Nessuno è padrone della propria vita, tutto viene dal Signore

Ancora una parabola che Gesù ci racconta, che ci apre gli occhi sulla nostra vita, su come viverla senza ingannarci sul nostro presente e sul nostro futuro.

Questi talenti, questa somma di danaro che in maniera diversa l’uomo della parabola distribuisce ai suoi sottoposti, vogliono ricordare qualcosa di molto importante a ciascuno di noi: non siamo i padroni della nostra vita, tutto quello che abbiamo lo abbiamo ricevuto. L’apostolo Paolo ce lo ricorda: “Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso … Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore” (Romani 14,7-8).

Per questo siamo chiamati a rendere conto di quello ci è stato dato e a farlo fruttificare.

Usare bene quanto abbiamo ricevuto

Non è importante il “quanto” abbiamo ricevuto, ma come e in che cosa lo investiamo. Notiamo che quando il padrone della parabola ritorna, ai primi due che avevano ricevuto rispettivamente cinque talenti e due talenti, riserva le stesse parole: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

Tutto quello che abbiamo – tempo, energie, sentimenti, beni materiali e spirituali – tutto è dono del nostro Creatore. E siamo chiamati ad investirlo secondo le intenzioni di colui che ce lo ha donato. E Gesù che ci fa conoscere i desideri e le intenzioni del Padre suo e ci indica la strada da percorrere e come impiegare le energie di bene poste in ciascuno, in misura diversa, ma – come dice la parabola – “secondo le capacità di ciascuno”.

Ognuno è in grado di fare il bene

È molto bello vedere che il Signore tiene conto delle capacità di ciascuno, a nessuno chiede quello che non sarebbe in grado di compiere. Non si tratta quindi di fare confronti fra chi pensa di avere ricevuto di più e chi pensa di avere ricevuto di meno. Questo avviene frequentemente perché facilmente ci sopravvalutiamo e quando riceviamo di meno pensiamo subito di aver subito un torto e cominciamo a giudicare e diventare duri.

Ce lo fanno comprendere chiaramente le parole di colui che avendo ricevuto un solo talento, non lo impiega ma nasconde il denaro in una buca. Egli dice: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.

Un giudizio pesante – sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato – nei confronti di colui che gli aveva donato un talento (una grossa cifra ai tempi di Gesù); e poi avere paura di colui che ha fatto un gesto di fiducia verso di lui. Chi pensa male degli altri finisce di aver paura nei confronti di chi egli ha giudicato perché interrompe il rapporto fiduciario.

Il Vangelo ci indica la via per il bene

Gesù ci indica come far fruttificare i doni che abbiamo ricevuto, a partire dalla vita, il primo e fondamentale dono che ci è stato fatto: non rinchiuderti nel tuo piccolo ambito, non vivere solo per te stesso, ma apriti agli altri, guarda chi ha meno di te, che tu puoi aiutare; riceverai molto più di quanto hai dato in tempo, affetto, aiuto materiale, amicizia.

Voi non siete nelle tenebre, infatti siete tutti figli della luce e del giorno  - ci ricorda l’apostolo Paolo (1 Tessalonicesi 5, 4-5). Gesù è la nostra luce, la sua parola è lampada ai nostri passi.

Ma è possibile non vivere addormentati su noi stessi come gli altri, restando vigilanti e senza sovrastimarsi più del giusto avendo una stima saggia di sé? L’immagine della donna forte che dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita, è l’immagine della comunità dei discepoli, della famiglia del Signore.

Nella comunità dei discepoli diventiamo forti nel compiere il bene

La donna operosa che “si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani” rappresenta questa famiglia di discepoli che dopo - essersi messa in ascolto ai piedi del Signore come Maria, la sorella di Lazzaro – con gioia e con pazienza si mette ad operare secondo quanto ha ascoltato. E aggiunge ancora il libro dei Proverbi: “apre le sue palme al misero, stende la mano al povero”.

Così si investe non in cose che passano come il fascino che è illusorio e la bellezza che è fugace, ma in beni – in tesori per il cielo, dice Matteo (6.19-20) – che né tarma né ruggine possono consumare e dove ladri non possono scassinare e rubare.

Questo ci fa vivere uniti al Signore, uniti fra di noi e vicini ai poveri. Questa è la gioia che il Signore vuole comunicare a tutti noi.

Intenzioni di preghiera

  • O Signore, noi ti preghiamo, fa’ di noi dei discepoli generosi e vigilanti che sperano di sentirsi chiamare servi buoni e fedeli al tuo ritorno, per poter godere con pienezza della gioia che tu ci prepari.
  • O Signore, liberaci dalla tentazione di sottrarci alla responsabilità di far fruttare i doni che ci hai fatto, per pigrizia o per salvaguardare la nostra tranquillità. Risveglia le nostre forze e i nostri cuori per amare te, i fratelli e i poveri.
  • Ti preghiamo, o Signore, per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa, perché a tutti comunichi la beatitudine di camminare sulle tue vie.
  • O Signore, ti preghiamo accogli le invocazioni che ti presentiamo e che lungo questa settimana sono state a noi affidate. Insegna agli uomini a condividere i tuoi doni e i beni della terra, a soccorrere chi è nel bisogno e nel dolore, a donare gratuitamente come gratuitamente si è ricevuto.
  • O Signore, dona a noi, ai nostri fratelli nel mondo, ai paesi in guerra la tua pace. Disarma le mani e le menti dei violenti, piega i cuori al comandamento della pace. Fai sorgere uomini pacificatori nel mondo.