parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 18/09/11

25a Domenica Tempo Ordinarioi/A

   

Letture: Isaia 55, 6-9;  Salmo 144; Filippesi 1, 20-24.27; Matteo 20,1-16.

 


"Così gli ultimi saranno i primi
e i primi gli ultimi
"

Dal Vangelo di Mattteo capitolo 20 versetti da 1 a 16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:

1 Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.

2Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, 4e disse loro: «Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò».

5Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: «Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?». 7Gli risposero: «Perché nessuno ci ha presi a giornata». Ed egli disse loro: «Andate anche voi nella vigna».

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: «Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi». 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro.

11Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone 12dicendo: «Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo».

13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: «Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te: 15non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?».

16Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

amando dio impariamo ad amare gli uomini con lo stesso suo amore

Il comportamento del signore della parabola

Il Signore ci parla oggi attraverso il racconto di questa parabola, dei lavoratori a giornata chiamati a lavorare nella vigna. L’abbiamo ascoltata altre volte, ma essere chiamati a riflettere oggi - in questo tempo di crisi economica, quando sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze nefaste dell’aver creduto alla bontà della scelta del libero mercato per il benessere di tutti – ci aiuta a cogliere più in profondità la sapienza e l’amore che guida il comportamento di quel proprietario della parabola, nel quale vediamo il Signore stesso e il suo comportamento.

La vigna che ha bisogno di essere curata e coltivata è il mondo. E l’amore di Dio per essa lo ha spinto fino a mandare il suo Figlio, diventato uomo, perché noi potessimo cercare il Signore, fattosi vicino. Stando accanto a Lui  conosciamo i suoi pensieri, tanto diversi dai nostri, come leggiamo nel libro del profeta Isaia: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”.

L’amore appassionato di Dio per questo mondo

E nella parabola, questo proprietario che esce ad ore successive - dalle sei del mattino, e poi alle nove, e a mezzogiorno, alle tre del pomeriggio, fino alle cinque della sera, appena un’ora prima del tramonto – ci manifesta la preoccupazione del Signore per questo mondo che ha bisogno di essere arato, coltivato perché produca frutti buoni.
La vigna è il mondo: il mondo del continente africano, in fermento, che vuole uscire da condizioni di vita ingiuste e disumane; il mondo della nostra vecchia Europa e del Nordamerica che vede i frutti amari di un ripiegamento su se stessa; e poi lo sviluppo del continente asiatico e quello latinoamericano.

C’è bisogno di lavorare questa vigna. Questo uscire continuo di quel proprietario dall’alba al tramonto, ci chiama a riflettere sulla responsabilità di ciascuno nel rispondere e diventare partecipi della preoccupazione e dell’amore del Signore per questa vigna. Sono molti quelli che se ne stanno senza far niente, ma perché nessuno li ha chiamati a lavorare.

Essere col Signore e lasciarci contagiare dal suo amore

L’apostolo Paolo dice: “per me il vivere è Cristo”, cioè essere con Lui e avere il suo stesso amore per gli uomini, per questo mondo dove sono tanti, troppi quelli che gemono sotto il peso della ingiustizia, della violenza e dell’abbandono. Comportarci in modo degno del vangelo di Cristo significa vivere partecipi di questa cura affettuosa del Signore per gli uomini.

C’è sempre l’amore per sé, la filautia, pronta a tenerci imbrigliati nei nostri calcoli e ragionamenti, che non ci fanno vivere la gioia di stare col Signore, la gratitudine per essere stati chiamati a lavorare nella sua vigna. Perché si può stare nella vigna del Signore, restando attaccati ai propri pensieri e modi di vivere, non permettendo allo Spirito di operare profondamente in noi e gioire perché della gioia del Signore.

I frutti buoni e belli di venticinque anni di lavoro per la comunione e la pace

I giorni dell’incontro di Monaco sono stati giorni durante i quali si coglievano, si toccavano con mano i frutti di un lavoro paziente di venticinque anni, dal 1986 quando il grande papa Giovanni Paolo II chiamò tutti i capi religiosi ad Assisi, perché tutti potessero sentire la responsabilità e la forza che viene dalla religione per diffondere la pace fra gli uomini.

C’erano alcuni che possiamo dire i chiamati dalla prima ora, e poi quelli che man mano hanno risposto alla chiamata, fino a quelli dell’ultima ora, quelli venuti per la prima volta, dalla Libia, dalla Siria e poi le voci da New York, voci di persone che hanno perduto familiari nell’attacco alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001. Esse hanno pronunciato parole di amore e non di odio, richiamando le ultime frasi dei propri parenti, che esprimevano qualche volta paura, ma nella maggior parte dei casi erano parole di amore: “Dì a mamma e papà che li amo”- “Dì ai bambini che mi mancano e li amo”.

A Monaco si leggeva sui volti la gioia per i frutti di pace, per la speranza comunicata a tanti. Pensiamo alla gioia degli operai della vigna quando ricevono il salario pieno, anche quelli arrivati alla fine. Quel mormorare dei primi arrivati è qualcosa che stona, che turba la gioia sia per il lavoro fatto che per la moneta d’argento ricevuta che corrispondeva alla paga per quel tempo.

Avere il gusto della felicità di Dio

L’evento di Monaco e il lavoro di ogni giorno nella vigna del Signore ci comunicano il gusto di Dio per gli uomini che è gioia, felicità. Abbandoniamo l’amore per noi stessi, l’avarizia e la gelosia degli operai della prima ora, non ragioniamo come loro; abbandoniamoci alla felicità di Dio e chiediamoci come poter ogni giorno rispondere al dono della vocazione che abbiamo ricevuto, la gioia di essere stati chiamati a lavorare per il bene di questo mondo e la gioia di vedere che altri arrivano, chiamati per l’amore di questo Signore.

Abbandoniamo le nostre misure proporzionaliste, impariamo dal Signore a dare secondo il bisogno, abbandoniamo i sentimenti del figlio maggiore dell’altra parabola raccontata dal Signore e gioiamo ogni volta che vediamo colui che era lontano ed ora è con noi, è nostro fratello.

Intenzioni di preghiera

  • Ti ringraziamo, o Signore, per i giorni vissuti a Monaco, illuminati dallo Spirito di Assisi, che ci hanno resi più forti e pieni di speranza. Ti preghiamo perché questa forza ci sostenga nel portare pace dove c’è odio, incomprensione, indifferenza e possa spegnere ovunque il fuoco della guerra.
  • O Signore, i tuoi pensieri non sono i nostri pensieri e le tue vie distano dalle nostre quanto il cielo dalla terra: aiutaci a cercarti mentre ti fai trovare, nell’ascolto e nella preghiera; e apri il nostro cuore all’intelligenza della tua Parola.
  • Ti preghiamo, o Signore, per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Chiesa, perché non si stanchi mai di andare per le strade del mondo, in ogni tempo e luogo, per invitare ogni uomo a lavorare nella vigna del Signore e non perda la speranza che chiunque possa accettare questo invito.
  • Accogli, o Signore,  le invocazioni che sono state affidate alla nostra preghiera in questa settimana. Guarisci i malati, consola gli afflitti, libera i prigionieri, fa’ dono della tua salvezza ad ogni sofferente.
  • O Signore, benedici con la tua grazia le nostre comunità, perché maturino in esse i frutti della pace. Concedi a tutti noi di poter lavorare sempre nella tua vigna, in ogni stagione e in ogni condizione della nostra vita, fedeli e generosi.